varie, 5 marzo 2002
NARGISO
NARGISO Diego Napoli 15 marzo 1970. Ex tennista. «Nel bene e nel male uno dei tennisti italiani più rappresentativi degli ultimi venti anni» (Roberto Perrone, ”Corriere della Sera” 1/12/2001). Primo italiano a vincere il torneo juniores di Wimbledon (nel 1987, batté in finale Stoltenberg). stato il più giovane giocatore di coppa Davis dell’Italia: 17 anni e 11 mesi nel 1988 contro Israele. Non ha mai vinto un torneo Atp, ma ha giocato due finali: Bordeaux 1993, Palermo 2000. Vive a Montecarlo dall’età di 13 anni: «Mio padre decise di portarci lassù perché Napoli non era tanto vivibile. Partimmo all’inizio dell’estate: tre mesi stupendi. Poi, a settembre, papà ci chiese: ”Come vi siete trovati?”. Bene, grazie. ”Allora rimanete”. Non parlavo una parola di francese, a scuola facevo le battaglie navali […] La prima racchetta aveva il manico attaccato alle corde. Mio padre l’aveva tagliata per farmela impugnare meglio. I miei genitori non volevano che giocassi a tennis troppo presto, per paura di danni fisici. Ero autorizzato a fare qualche scambio quando finivano loro […] Al campionato italiano under 14, quando vinsi tutto, Adriano Panatta disse a mio padre che mi voleva a Riano […] Ancora adesso mi dispiace per quello che certi dissero e scrissero quando vinsi Wimbledon junior e cioè che Becker, alla stessa età, aveva conquistato quello vero […] Vorrei riuscire come manager sportivo. Non solo tennis, però […] Sono suscettibile, irascibile, permaloso […] Austria-Italia di Coppa Davis del 1990: quella partita mi ha levato un pezzo di gioventù, ha cancellato tutto quello che avevo raggiunto fino a quel momento […]. La mia carriera mi ha dato tanto, ogni vittoria mi ripagava delle sconfitte. Non rifarei il 50 per cento di quello che ho fatto, ma credo che per tutti sia così […] Mi manca la vittoria in un torneo Atp […] mi brucia la sconfitta nella finale di Palermo, un anno fa. Avrei chiuso in bellezza […] A 12 anni gli altri ragazzini avevano i completini da gioco griffati. Io avevo i ”’Bulldog’’. Li faceva una signora a casa sua e il marito veniva a venderli con la giardinetta. Mia madre mi comprava quelli, altro che splendido» (’Corriere della Sera” 1/12/2001).