Varie, 5 marzo 2002
NERI
NERI Francesca Trento 10 febbraio 1964. Attrice. Nastro d’argento nel 1992 per Pensavo fosse amore..., nel 1998 per Carne tremula, nel 2009 (non protagonista) per Il papà di Giovanna. Nomination al David di Donatello per Matrimoni (1999), Il dolce rumore della vita (2000), Io amo Andrea (2000), La felicità non costa niente (2003), La cena per farli conoscere (2007) • «[...] ”la più amata d’Italia”, ”la migliore attrice del nostro cinema”, ”un sex symbol d’alta classifica”. L’omaggio più sperticato lo ha reso Maria Laura Rodotà, una giornalista di solito avara di smancerie: ”Neri non è un’attrice, né una showgirl, né una bonazza da foto sexy. la più bella delle scuole medie, inferiori e superiori: lineamenti delicati ma labbrone piene, occhioni chiari e puri ma forme di cui si parla...” [...]» (Aldo Grasso, ”Sette” n. 45/1999) • «Immagine di donna inquieta e tormentata che l’ha accompagnata sempre durante la carriera, dagli struggimenti erotici di Lulù a quelli intellettuali della psicanalista Claudia ne Le mani forti di Bernini: l’attrice che non si risparmia, gettando anima e corpo in un mestiere che non sente come un mestiere. ”Non saprei recitare soltanto con la tecnica e non credo nemmeno di averne a sufficienza. Devo credere, appassionarmi, farmi prendere da una storia. per questo che rifiuto molti copioni, nei quali non sarei capace d’immedesimarmi, e sono rimasta ferma anche per periodi lunghi [...] La vita m’aveva portato ad abbandonate l’educazione cattolica che i miei m’avevano dato, da bambina, in Trentino. Il trasferimento a Roma, l’università, il centro sperimentale, tante cose, e io m’ero incamminata su una strada diversa. Cercavo di essere libera, però sentivo che mi mancava qualcosa che finiva per togliere valore anche alla sensazione di libertà. Con il tempo il bisogno di religiosità è diventato più forte ed è cominciata la ricerca, in principio confusa poi più lucida. Non c’è niente come una fede che possa aiutare a vivere, dare speranza nei monenti difficili, attribuire un senso ad azioni che ne avrebbero poco. E io, per fortuna, l’ho trovata” [...]» (Ettore Botti, ”Sette” n. 15/1997) • «Sensuale e distante, sex symbol e amica […] ”Ho due facce. Fino a un certo punto l’ho vissuto male, oggi so di essere così. Nella vita ho cercato di farle coesistere, ho capito che negarne una mi faceva stare peggio. Il lavoro mi permette di giocare su due sponde […] Sono una ragazza di campagna, nata a Trento da una famiglia semplice […] Mi sento antica. Da ragazzina soffrivo di essere nata nel secolo sbagliato. Poi mi sono trovata ad essere una persona più libera di quello che è nella mia natura. Quante volte mi sono sentita in crisi per il fatto di avere un aspetto piacevole, sapendo di essere anche altro: finché ho capito che non devo dimostrare niente e che non è necessario imbruttirsi […] Diceva Troisi: meglio piacere tanto a pochi che poco a tanti. Penso che se piaccio, piaccio tanto. E non perché vado di moda […] Non sono ricca. Ma preferisco la pubblicità dei gioielli e un film l’anno piuttosto che due fiction […] Almodóvar? Carne tremula è la cosa migliore che ho fatto e lui è un genio. Fino al primo giorno di lavorazione è stato il mio migliore amico, ma poi è diventato il regista che dirige gli attori usandoli. una persona che può fare male […] Sono arrivata a Roma come la ragazza con la valigia. Le età di Lulu è stato il salto nel vuoto, dove ti giochi tutto: io sono una che al casinò gioca rosso e nero. Poi Massimo, Verdone, Alessandro Benvenuti, Nuti”» (Paolo D’Agostini, ”la Repubblica” 17/3/2003) • «Mia nonna paterna è stata una figura importante nella mia vita. una profuga istriana che ha perso il marito e due figli. Per me è un’eroina, una donna molto forte. Mi ha dato molto amore […] La televisione non mi piace perché credo che un personaggio come me non abbia il suo spazio, non abbia possibilità d’espressione. Mi intimidisco, la televisione è urlata. Se non sei aggressivo non trovi spazio, se sei timido ti intimidisci ancora di più. troppo veloce la tv perché uno abbia il tempo di essere qualcosa […] Il mio regista preferito è David Lynch» (Alain Elkann, ”La Stampa” 16/12/1995).