varie, 5 marzo 2002
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Netanyahu Binyamin
• Tel Aviv (Israele) 21 ottobre 1949. Politico. Del Likud. Dall’aprile 2009 premier israeliano • «Ha avuto una carriera politica folgorante, che lo ha visto occupare posizioni chiave nel governo del suo Paese e all’interno del Likud. Nel partito della destra nazionalista [...] è indicato come il principale rivale di Sharon e come il candidato preferito dall’ala più dura della formazione politica, contraria alla politica del premier. Netanyahu nasce nel 1949 a Tel Aviv e completa gli studi universitari negli Usa, dove il padre è professore di storia. Nel 1978, tornato in Israele, entra nel Likud ed assume vari incarichi: ambasciatore di Israele all’Onu (1984-88), deputato alla Knesset, viceministro degli Esteri e poi vice premier (1991-92) nel governo Shamir. Negli anni successivi, con il Likud all’opposizione, Netanyahu avversa la politica di apertura all’Olp del premier laburista Rabin. Così facendo, riesce a guadagnare la leadership nel partito e a vincere nelle elezioni del 1996, divenendo primo ministro. Nel 1999, in seguito a contrasti interni, è costretto ad anticipare le elezioni, dalle quali esce sconfitto. Dopo una breve pausa, ritorna al governo prima come ministro degli Esteri, poi delle Finanze nel governo di Ariel Sharon» (’La Stampa” 8/8/2005) (nuove dimissioni nell’agosto 2005). «In un tempestoso dibattito parlamentare seguito alla sua nomina a premier nel 1996, la deputata laburista Dalia Yitzik gli chiese: ”Chi sei davvero Netanyahu?”; mentre la parlamentare comunista Tamar Gojansky indagò se per caso non fosse un agente della Cia. Perché il neo eletto aveva sì servito in una unità di élite israeliana, ma aveva anche trascorso metà della sua vita negli Usa. Là aveva completato gli studi universitari, là si era fatto notare per la prima volta dall’ambasciata israeliana a Washington, là aveva servito come ambasciatore alle Nazioni Unite. Aveva dunque dell’incredibile che l’uomo tornato da Washington fosse riuscito in breve tempo a conquistare la vetta del Likud, soffiando il primo posto a vecchie volpi della politica, come Yitzhak Shamir, Ariel Sharon, David Levy, Ehud Olmert, e poi fosse eletto premier, dopo un drammatico confronto con Shimon Peres. Quali forze politiche ed economiche lo sostenevano e sospingevano da lontano? Autori di una biografia di Netanyahu, La Strada verso il potere, i giornalisti israeliani Ben Caspit e Ilan Kfir affermano che negli anni trascorsi a Washington egli si dimostrò ”un vero ciclone umano”, ed esibì una bravura straordinaria nell’assicurarsi il sostegno di uomini di affari statunitensi di destra. Erano gli anni di Ronald Reagan e George Schultz. Il messaggio conservatore di Netanyahu e la sua insistenza sulla lotta al terrorismo vendevano bene fra opinionisti come Abe Rosenthal, William Safire, George Will. Piacevano non poco anche alla Aipac, la lobby ebraica, e agli ambienti fondamentalisti cristiani con cui Netanyahu ha sempre avuto un rapporto privilegiato. Per costoro, la costituzione dello Stato ebraico, la ”liberazione” di Gerusalemme nel 1967, la colonizzazione ebraica della Giudea-Samaria (Cisgiordania) sono altrettante tappe necessarie verso la guerra finale di Gog e Magog. Poco frequentati e visti con circospezione dagli altri esponenti politici israeliani, questi ambienti cristiani conservatori si sono rivelati una miniera per Netanyahu, specialmente per il loro sostegno entusiasta agli insediamenti ebraici. Le sue interviste più concilianti sono proprio quelle rilasciate al Christian Broadcasting Network: per lui, una rete amica e benevola. Forte di solidi appoggi negli ambienti politici conservatori di Washington, nei mass media e nel mondo degli affari statunitense (con il quale è tornato ad intessere rapporti dopo aver lasciato la poltrona di premier), Netanyahu cerca al tempo stesso di dare vita in Israele a una destra radicale, a una coalizione di forze nuove, impegnate in una approfondita trasformazione dell’economia del paese. [...]» (Aldo Baquis, ”L’Espresso” 21/11/2002).