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 2002  marzo 05 Martedì calendario

NOA (Achinoam Nini) Tel Aviv (Israele) 23 giugno 1969. Cantante. Israeliana che da anni divide il palco con musicisti musulmani: «Ho sempre cercato di separare me stessa dai fatti politici

NOA (Achinoam Nini) Tel Aviv (Israele) 23 giugno 1969. Cantante. Israeliana che da anni divide il palco con musicisti musulmani: «Ho sempre cercato di separare me stessa dai fatti politici. [...] Mi piace dividere la scena con bravi musicisti» (Laura Putti, ”la Repubblica” 29/12/2001) • «Faccia spigolosa, capelli corvini lunghissimi, crespi, ondulati, è diventata l’ambasciatrice della musica israeliana nel mondo. Ebrea di origine yemenita, a Tel-Aviv c’è finita per amore. ”Sono cresciuta a New York, abbandonai la scuola d’arte a 17 anni per seguire in patria Asher Barak, il ragazzo che poi sarebbe diventato mio marito. A 18 anni mi arruolarono nell’esercito israeliano, fui congedata col ruolo di sergente-cantante […] La mia casa è alla periferia di Tel-Aviv. Una zona pacifica, piena di alberi d’ulivo, profumata dai limoni in fiore. Non accendo mai la tivvù, non leggo i quotidiani (perché inseguire il dolore?). […] Quando i poliziotti sono venuti a cercare nel mio giardino un kamikaze che si era dileguato nei paraggi, il terrore si è impadronito di me, la realtà mi ha schiaffeggiato violentemente. Mi ha schiaffeggiato di nuovo quando mio marito è stato chiamato in commissariato. E succede di nuovo ogni qual volta un amico o un parente rimane vittima di un attentato. Viviamo così. Una tranquilla, terribile roulette russa: chi sarà la prossima vittima?”» (Giuseppe Videtti, ”la Repubblica” 8/7/2002) • «Che la musica fosse la sua vita, l’ha capito mentre prestava i due anni obbligatori di servizio militare. [...] ”Ho anche guidato i camion, poi sono passata nella banda dell’esercito e come sergente-cantante mi sono esibita su palcoscenici improvvisati con attrezzature da nulla. Da quel momento non ho potuto fare a meno del contatto col pubblico. Dopo la leva mi sono chiesta: ”C’è qualche ragione per cui non dovrei scegliere di essere un’artista? Voglio davvero andare all’Università di Fisica invece che cantare?’”. A 6 anni già canticchiava nella sua testa, poi andava da un insegnante di musica che provava le note sul pianoforte [...] ”La sua abilità come cantante è così impossibilmente perfetta”, ha scritto su di lei il ”Washington Post”, ”che ti chiedi se sia caduta dal cielo israeliano come una rara tempesta di pioggia”. In bilico tra due mondi, sospesa tra armonie orientali e radici americane (canta in inglese anche se in Israele, nella musica, vince la lingua ebraica), per Noa ”è il ritmo il primo comunicatore del mondo: quando suono dal vivo, il mio assolo di Conga è una delle emozioni più forti [...] Io canto ciò che mi commuove e che sento, nell’amore e nella politica” [...]» (Valerio Cappelli, ”Sette” n. 21/1997).