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 2002  marzo 05 Martedì calendario

Nolte Ernst

• Witten (Germania) 11 gennaio 1923. Storico contemporaneo. Professore emerito dell’Università di Berlino. stato docente di Storia moderna all’Università di Marburgo e ha insegnato in molte altre prestigiose università: Yale, Cambridge, Mit. Alla fine degli anni Ottanta, con un articolo apparso sul ”Frankfurter Algemeine”, ha esposto le sue tesi revisioniste su nazionalsocialismo e totalitarismo del secolo, scatenando forti polemiche. Nel 1987 pubblica il su pimo libro: La guerra civile europea 1917-1945. Per Laterza pubblica Intervista sulla questione tedesca (1993), per Rizzoli Gli anni della violenza (1995) e Nazional-socialismo e bolscevismo (1996). «Racconta che quando, nell’86, parlò su un quotidiano tedesco di un ”nesso causale” tra bolscevismo e nazismo, ovvero tra ”le realtà di sterminio del movimento ideologico precedente, quello comunista, e quelle del successivo ”anti-movimento’ del nazionalsocialismo radicalfascista... quasi tutti gli intellettuali di sinistra, con in testa Jürgen Habermas, vi videro non solo un pericoloso attacco alla loro egemonia intellettuale stabilitasi con il 1968, che aveva sempre fatto di Auschwitz un assoluto, ma anche un’espressione della filosofia della Nato, che voleva mettere in discussione la coesistenza pacifica con l’Unione Sovietica”. una ricostruzione maliziosa, fatta dal punto di vista di chi sente d’aver avuto ragione, o una ferita ancora aperta nella autobiografia intellettuale dello storico tedesco? […] Per il suo primo libro del ”63, tradotto in Italia col titolo Tre volti del fascismo, racconta, ”studiai con un’accuratezza allora ancora inusuale i primi discorsi, scritti e articoli di Hitler, come pure il suo ambiente. Sono giunto al risultato che l’impulso che maggiormente muoveva Hitler era effettivamente l’antimarxismo, e che il suo antisemitismo doveva essere soprattutto una chiave per spiegare il fenomeno, per lui autenticamente enigmatico, cioè l’avvicinamento di una grande minoranza del popolo tedesco a quei partiti ”antinazionali’ che agli occhi di Hitler erano marxisti o semimarxisti”. Di qui arrivò alla comprensione dello sterminio degli ebrei come caratteristica centrale e specifica del nazismo: e fu il primo storico non ebreo a formulare questa analisi, che è difficilmente iscrivibile a un contesto ideologico di ”destra”, anche se ricorda molto da vicino l’operazione parallela che Renzo De Felice fece lavorando Mussolini, e che gli costò analoghe critiche, riassumibili in un termine diventato molto popolare: ”revisionismo”» (’La Stampa” 8/3/2003).