varie, 5 marzo 2002
Tags : Sinéad O’Connor
OConnor Sinead
• Dublino (Irlanda) 8 dicembre 1966. Cantante • «La testa rasata, grandi occhi blu da cerbiatto ferito. Il viso di Sinéad O’Connor non si dimentica. Le sue provocazioni su femminilità e sessualità ne fecero la popstar irlandese più controversa degli anni Novanta (nel ’92 strappò la foto di papa Wojtyla al Saturday Night Show). Dietro la rabbia un’infanzia traumatica, gli abusi sessuali subiti da parte della madre, il riformatorio. Gli alti e bassi della depressione. Ma anche un profondo senso religioso, lo stesso che la spinse anni fa a prendere gli ordini in una setta scismatica protestante. Poi [...] dopo alcuni album indimenticabili e intensi (The lion and the cobra, I do not want what I haven’t got, Universal mother) l’annuncio del suo ritiro dal music business: “Un mondo sincero come il bacio di una puttana”. [...] “[...] Sono nata in Irlanda, un paese in cui il cattolicesimo ha avuto forme di teocrazia fondamentalista non riscontrabili in altre nazioni. Così fin da piccola ho pensato che l’umanità dovesse liberare Dio dalla religione. Tutti quei dogmi e quei precetti non fanno che allontanarlo dalla nostra portata e ci impediscono di condividere il suo messaggio d’amore. [...] Avevo 12 anni e stavo per promettere di servire lo Spirito Santo, un passo molto importante per me. Poi scopro che il sacerdote, terminato il rito, chiude l’ostia nel tabernacolo. Strano, mi son detta, prima ti insegnano che lo Spirito Santo è una colomba e poi lo chiudono in una gabbia d’oro. Da quel momento ho cominciato pensare che ci fosse qualcosa di sbagliato nella religione cattolica [...] Le religioni hanno fallito il principale comandamento di Dio. La prova è che siamo incapaci di amare il nostro prossimo come noi stessi. Ciò detto ho sempre creduto che la musica fosse la forma di espressione più vicina a Dio. C’è un profondo anelito spirituale nella musica rasta. L’idea che il canto sia una forma di preghiera l’accomuna alla tradizione sufi, ma anche alla musica irlandese [...] Burning Spear è il mio musicista preferito. Inoltre lo considero un sacerdote. Anche se non ha mai preso gli ordini, nella sua musica e nelle sue parole c’è un insegnamento spirituale molto profondo[...] è un uomo assolutamente pacifico e non violento. Purtroppo io non sono come lui. Ho un caratteraccio, perciò mi identifico di più con un combattente come Peter Tosh [...] si deve lottare per i diritti perché si tratta di diritti spirituali. L’umanità farebbe un passo avanti se capisse che i problemi che l’affliggono sono problemi di ordine spirituale e non si risolvono con la politica. Ha mai sentito un politico pronunciare la parola amore? Qualche leader religioso ha mai incontrato George Bush per dirgli basta con questa stupida guerra? [...] Da bambina sono stata abusata da mia madre. E soffro di depressione maniacale. Purtroppo l’ho capito solo dopo anni di cure sbagliate. [...] ho avuto tendenze suicide. Poi finalmente la diagnosi giusta. Grazie a Dio non ho mai avuto problemi di alcol o droga. Ho sempre solo fumato erba. E lo faccio tutt’ora. Senza esagerare [...] il fatto che la Chiesa cattolica vieti il sacerdozio alle donne non è solo una discriminazione ingiusta, ma una scandalosa truffa. Si sa dalle scritture che Gesù attribuiva a Maria Maddalena, e dunque alla donna, un ruolo sacrale che la chiesa poi ha sempre negato [...]”» (Alberto Dentice, “L’espresso” 29/9/2005) • «[...] Nella sua fase migliore è stata una portatrice sana di insofferenza, irlandese tout court, femminista, calva. Sa cantare benissimo, ma a volte gracchia con grazia, come se avesse appena avuto la laringite più acuta del mondo: ed è una grazia “voluta” con la quale ha per esempio reso pazzesca una versione di Don’t give up di Peter Gabriel in duetto con Willie Nelson» (Enrico Sisti, “la Repubblica” 28/4/2003).