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 2002  marzo 05 Martedì calendario

ONeal Shaquille

• Newark (Stati Uniti) 6 marzo 1972. Giocatore di basket. Dal 2010/2011 ai Boston Celtics. Con i Los Angeles Lakers vinse tre titoli Nba di fila (1999/2000, 2000/2001, 2001/2002), quarto titolo con i Miami Heat (2005/2006). Ha giocato anche con Orlando Magic, Phoenix Suns, Cleveland Cavaliers • «L’ultimo rimedio possibile consiste nel ricorrere alla genetica. Ovvero: andare a trovare, da qualche parte nel mondo, un gigante di due metri e 20 per 150 chili; modificarne poi il Dna strappando cellule qua e là (Jabbar? Magic? Jordan?) affinché si possa in qualche modo sbarrare il passo al più devastante di tutti i giocatori di basket apparsi sul pianeta terra, Shaquille O’Neal. […] Finché ci sarà lui, non ci saranno altro che i Lakers a vincere titoli e a calpestare record. Il suo dominio è tale, che a volte ti sembra persino ingiusto e crudele che lo facciano giocare senza imporgli degli handicap» (Riccardo Romani, “Corriere della Sera” 14/6/2002) • Un difetto ce l’ha: «Non riesce a mettere nel canestro la cosa più facile: i tiri liberi. Una malattia grave, di cui tutti sono a conoscenza. Al punto che gli allenatori avversari, nei minuti finali della partita, se la loro squadra è in difficoltà gridano: “Hack-a-Shaq”. Sembra un grido di guerra, lo è. Come una squadriglia di bombardieri, il quintetto avversario punta sul gigante buono. Obiettivo: commettere fallo. Così Shaq va in lunetta, sbaglia e loro si reimpossessano della palla. Funziona […] In una partita persa con Seattle l’8 dicembre 2000 non ne azzeccò neppure uno su undici, record negativo Nba di tutti i tempi […] Allora è stato chiamato Ed Palunbiskas che si fa chiamare “The shooting surgeon”, il chirurgo del tiro […] Spiega che Shaq ha una struttura ossea anomala […] Gli ha corretto l’impostazione e per medicina lo costringe a tirare dai 300 ai 500 liberi al giorno. I risultati sono entusiasmanti: 84-87 per cento. E pare che Shaq metta dentro anche il 50 per cento con una benda sugli occhi. Ma in partita, con il fattore nervoso, è tutta un’altra storia» (Massimo Lopes Pegna, “La Gazzetta dello Sport” 10/3/2001).