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 2002  marzo 05 Martedì calendario

PANNELLA

PANNELLA Marco (Giacinto Pannella) Teramo 2 maggio 1930. Politico • «Seguace di Ernesto Rossi ed esponente della minoritaria ma nobile tradizione del laicismo democratico italiano (tradizione non comunista di autentici riformatori, nemici del capitalismo arraffone e arruffone, come dei ”boiardi di Stato”); artefice, con una pattuglia di valorosi altri di memorabili battaglie per la ”svaticanizzazione” della società italiana; paladino di libertà civili come l’obiezione di coscienza al servizio militare, il divorzio, l’aborto e l’’erba”; nel corso degli anni la sua azione si è andata caratterizzando più che per gli obiettivi per i metodi. La disubbidienza civile, il sit in pacifico, il rifiuto conclamato di qualsivoglia forma di violenza, sottolineato dal reiterato richiamo a Gandhi» (Angelo d’Orsi, ”La Stampa” 11/7/2002) • «Europeo, capace di richiamarsi fraternamente ad Altiero Spinelli. Americano, come le riforme politico-elettorali che ha sempre sostenuto. Fautore del maggioritario a turno unico, a dispetto dell’essere il signore di un partitino, che può allignare solo nel proporzionale, e solo grazie al suo indiscusso potere carismatico. Corteggiato a destra e cercato a sinistra, con i buoni uffici post-socialisti di Giuliano Amato. Trasgressivo e trasgressore, come nelle battaglie antiproibizioniste a base di spinelli, questa volta con la minuscola, anche se gli appellanti a favore della sua ultima battaglia, l’iniziativa per il ripristino della prerogativa presidenziale sul potere di grazia hanno scritto nel loro succinto manifesto: ”Ci fidiamo di Marco Pannella e della sua storia di difensore battagliero e irriducibile della legge e del diritto” (firme di Pierluigi Battista, Ernesto Galli della Loggia, Paolo Mieli, Angelo Panebianco). Trasgressore o tutore, plagiario, eversore o garante, Marco Pannella è un’autobiografia della nazione politica. Ma c’è un legame fra l’uomo delle battaglie per i diritti civili negli anni Settanta, e l’ultrasettantenne che promuove il ’Satyagraha’ gandhiano e non violento, ricorrendo allo sciopero della fame e della sete [...] Leader senza esercito, Pannella è in grado di reinventarsi a ogni stagione. Alle elezioni politiche del 1994, prima prova del maggioritario, era riuscito a farsi concedere qualche seggio da Silvio Berlusconi (ancora oggi sogghigna, con solidarietà liberista: ”Io e Silvio, due cattivi ragazzi.”), ma protestando accanitamente contro chiunque sostenesse che aveva stretto un accordo con il Polo. Nel 1999, alle elezioni europee, gli era riuscito il trionfo mediatico di Emma Bonino, che aveva ottenuto più consensi dei prodiani, ma scontentando immediatamente l’elettorato che credeva di essersi espresso per il volto nuovo della fanciulla Bonino e aveva visto riapparire il ghigno del vecchio vampiro. [...] un dubbio: e cioè che il Pannella di oggi, capace di mobilitare dietro l’appello dei ’terzisti’ Battista & c. un variété di intellettuali e showmen, da Pippo Baudo a Milva, da Carlo Ginzburg a Bernardo Bertolucci, e di trattare un caso istituzionale dubbio come un dogma, sia ormai un uomo politico che parla alle élite, e sicuramente le influenza, talvolta le mette sotto scacco; ma chissà se parla ancora all’opinione pubblica, e se l’opinione pubblica ha voglia di ascoltare le sue strepitose manipolazioni politiche vestite da argomenti di inoppugnabile civiltà giuridica» (Edmondo Berselli, ”L’espresso” 22/4/2004) • «Se solo si guarda ai temi dominano oggi l’agenda politica - dagli Stati Uniti d’Europa all’informazione, dall’articolo 18 alla legalità, dal bipolarismo al terrorismo passando per il pacifismo, Israele, la fame del terzo mondo e la questione genetica - beh, ci si accorge che in fondo sono tutti argomenti per così dire ”radicali”: come minimo anticipati, spesso sviscerati, non di rado ”bruciati” da Pannella nell’indifferenza generale il linea con il crudele destino dei profeti. [...] Più e più volte hanno dato per finito Pannella. Ma lui, che pure non va mai al cinema, ha risposto un giorno: ”Avete presente il finale di Luci della ribalta, quando Calvero, dice: ”Non vi preoccupate, sono morto tante volte’? Ecco, io mi limito a dire che tante volte sono stato proclamato morto”. L´esempio filmico calza a pennello. Nessuno ha intuito prima di Pannella (che si è imbavagliato e travestito da clown, Babbo Natale, gangster e miliziano croato) il dominio delle scene, degli spettacoli e delle rappresentazioni televisive. Nessuno può sorridere, insomma, se Pannella è Pannella» (’La Stampa” 10/4/2002) • «La sua disgrazia, la vera tragedia, le pene che devono patire il suo fegato, la milza, il cuore, è che il titolare ha deciso di servirsene via via sempre più smodatamente. Prima il bavaglio, e soltanto la bocca veniva offesa e irrisa. Poi lo sciopero della fame alternato a cappuccini ipercalorici, ristoro minimo per una macchina sotto pressione. Quindi lo sciopero della fame totale: non una brioche o un tramezzino, ma solo acqua. Le complicanze della lotta politica e la loro variabilità hanno riprodotto ciclicamente una doppia figura di Pannella. Nella piatta stagione della battaglia polemica ma unicamente parolaia (con la ferocia aggressività delle sue parole ha dato vita alle stagioni mirabili delle lotte civili per il diritto al divorzio e all’aborto) il capo dei radicali ostentava l’imponenza del fisico, la sua vastità, la cura nell’abbigliamento, la spietata determinazione ad esibire sempre (o quasi) una cravatta al collo e una giacca sulle spalle. Poi, e sempre più, ha deciso di sostituire l’arma contundente del verbo con la possanza scenica del corpo che lotta sfibrandosi, e proporre allo spettacolo del bavaglio in tv il colpo di un filo stremato di ossa. Sono cambiate le stagioni e persino il destino radicale di ritrovarsi almeno con una pattuglia in Parlamento è stato tradito. Come Crono con i suoi figli, ha divorato i suoi pupilli e periodicamente diserbato il partito da volti incongruenti con la logica del dominio assoluto e incontrastato. Mauro Mellini, Francesco Rutelli, e poi Spadaccia, Negri, Calderisi, Vigevano. Via via coccolati, amati, svezzati e poi però rifiutati, in qualche caso dimenticati, in altri derisi o cambattuti. Persino la forza del suo legame con Emma Bonino che ha resistito per interi decenni ha perso improvvisamente luce ed è divenuta, nel giro breve di qualche mese, un altro fascicolo della turbovita di Pannella. Così, ad ogni successo politico è seguita la repentina dissoluzione delle fortune appena conquistate. Ma non è mai mancata la voglia disperata di mostrare di saper riprendere la partita in zona Cesarini e tentare, come negli sport estremi, di dimostrare che l’ultima e più spericoltata prova non è in realtà mai la definitiva. Così, ha scelto di compiere il di più che serviva per essere straordinario, nel senso letterale. E dare scandalo, nel senso letterale» (Antonello Caporale, ”la Repubblica” 2/7/2002) • «La prima volta ”non me la ricordo, credo fosse il 1700, certo prima della Rivoluzione francese”, ride. [...] ”Mi trovo meglio con lo sciopero della sete perché è più breve”. Nel 1974 digiunò 62 giorni consecutivi, per un incontro con il presidente della Repubblica Giovanni Leone. ”Oggi non lo rifarei, perché non voglio interferire con la campagna elettorale”, e poi è meglio un dolore breve ma intenso di uno lungo e prolungato. ”Senza bere si può resistere cinque giorni, cinque giorni e mezzo al massimo. [...] quando protestavo per la mancata elezione dei giudici costituzionali, Ciampi intervenne in tempo”. [...] Comunque il primo digiuno fu ”contro la guerra d’Algeria, sugli Champs-Elysées, insieme con un anarchico francese. Credo fosse il 1961”. [...] La prima volta in Italia fu nel 1968, per il ritiro dei sovietici da Praga; ma allora Pannella si riservava 140 calorie al giorno, per proseguire senza danni cerebrali; di fronte c’erano Breznev e una lunga attesa. [...] Pannella fu anche direttore di ”Lotta continua”, giornale che sosteneva una rivoluzione molto diversa da quella che aveva in mente lui, ”ma lo firmavo ugualmente, come ho fatto con altri 36 periodici”. Si trattava di protestare contro la legge - unico voto contrario, Umberto Terracini - che imponeva a qualsiasi testata un direttore iscritto all’albo dei giornalisti. ”L’ho fatto anche per i fogli di Brandirali e per quelli dei fascisti. Con Spadaccia e Bandinelli abbiamo diretto giornali a centinaia”. Digiuni, qualcuno in meno. [...] Intervistato da Pier Paolo Pasolini, Pannella si disse pronto a testimoniare il proprio dolore posando nudo. Farà invece sfilare dodici compagni di sacrificio al teatro Flaiano, introducendoli con citazioni di Isaia e di se stesso: ”Come ci siamo fatti ricchi della nostra povertà, così ci facciamo forti di questo nostro magrore, di questi nostri corpi...”. [...] Nel 1977 digiunò nella Spagna della Transizione, contro la leva obbligatoria. Poi si batté per la democrazia televisiva. Goffredo Parise gli scrisse che non valeva la pena morire per la tv. Pannella rispose che ”la tv è il vero artefice della storia degli italiani”. Con Danilo Dolci polemizzò a distanza, e con garbo. I suoi digiuni gli ricordavano più le ascesi e le penitenze dei mistici medievali che il Sathyagraha gandhiani. Magrezze cattoliche e laiche. E poi ”Dolci digiunava a letto per risparmiare energie, noi le energie le dilapidiamo”, anche in tv se necessario, anche da Costanzo. Perché poi va a finire che le regole camminano sulle gambe ossute di un libertario, che la normalità nasce dagli eccessi, e la saggezza di un paese sottosopra è nella ragionevole follia di Pannella» (Aldo Cazzullo, ”Corriere della Sera” 25/3/2004).