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 2002  marzo 05 Martedì calendario

Parks Tim

• Manchester (Gran Bretagna) 1954. Scrittore. Dal 1981 vive a Novaglie (Verona). Ha tradotto in inglese testi di Alberto Moravia, Roberto Calasso, Antonio Tabucchi, Italo Calvino. Lingue di fuoco è il suo primo romanzo, uscito nel 1985 in Inghilterra e pubblicato da Adelphi nel 1995. Tra gli altri libri: Italiani, Fuga nella luce e Adulterio. «Cresciuto a Londra, ha studiato a Cambridge e Harvard. In America ha conosciuto sua moglie, che è italiana, e nel 1981 si è traferito nel nostro paese, anche per lei non ce la faceva più a sopportare le pioggie inglesi. Più o meno da allora abita nei pressi di Verona, è spesso a Milano dove insegna traduzione letteraria presso la facoltà di lingue dello Iulm. Viaggia non di rado per l’Europa, ma ancor più spesso in quel territorio franco che è il passaggio fra lingue diverse, e diversi generi letterari. Traduce dall’italiano all’inglese, infatti, scrive di narrativa e saggistica, è un grande appassionato di calcio e del mondo che vi ruota intorno: ad esso ha dedicato Questa pazza fede (pubblicato da Einaudi). [...] "Verona. Dove io e mia moglie siamo arrivati, ventitré anni fa, per puro caso, grazie a un appartamento temporaneamento vuoto e a un fratello (di lei) gentile. Quando si è trattato di venire a stare in Italia, abbiamo proceduto per esclusione: no alla Toscana, ad esempio, perché ci sono già troppi inglesi. Poi è saltata fuori una temporanea sistemazione a Verona, e siamo rimasti. Io cercavo soltanto un luogo in cui nascondermi, stare il più possibile appartato, a fare ciò che m’interessa. Qui abbiamo trovato un posto molto bello, e molto riservato. Difficile da penetrare, e dunque ideale per me che non volevo penetrare in nessun posto, nessuna società. Mi piace questa discrezione, ci vivo bene dentro. Lo stadio è l’unico luogo in cui ho socializzato molto, ma qui a Verona è un po’ come l’altra faccia della realtà, il suo volto opposto a quello paccato, quotidiano"» (Elena Loewenthal, "La Stampa" 23/7/2004) • «Spesso le idee mi vengono mentre leggo, quindi le annoto sui margini dei libri. Poi bisogna ritrovarle, ma per questo ho un’ottima memoria [...] ho uno studio distante qualche chilometro da casa. C’è solo il tavolo, il computer, una sedia da ufficio. Niente televisione, radio, lettore di Cd [...] Faccio la prima stesura a matita, sul retro di vecchi manoscritti. Mi metto alla tastiera dopo quattro o cinque pagine [...] Leggo e rileggo, sposto e modifico le frasi. So dal computer che per sistemare dieci pagine, lavoro una cinquantina di ore [...] Non posso fare a meno di una tastiera ergonomica (se no mi fanno male i polsi) e di un bar nel raggio di 200 metri, per il cappuccino» (’Corriere della Sera”, 27/11/2001).