Varie, 5 marzo 2002
PASSIGLI
PASSIGLI Stefano Firenze 8 novembre 1938. Politologo. Laureato in scienze politiche, ha insegnato alle Università di Firenze, Padova, Bologna, Harvard e Michigan. stato presidente della Longanesi. Tra i promotori d’Alleanza democratica, già eletto deputato per il Pri nel 1992, senatore dal 1994 al 2006 (Ulivo, ds), fu sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel D’Alema II e all’Industria nell’Amato II • « Il nemico numero uno dell’intesa tra i due schieramenti sul conflitto d’interessi è sempre stato lui, Stefano Passigli. Da quando depositò in Senato, appena tenute le elezioni del 1994, una proposta che prevedeva l’ineleggibilità in caso di mancata vendita di tv e pubblicità del Cavaliere. Dopo il ribaltone la sua posizione cambiò leggermente, dall’ineleggibilità si spostò all’incompatibilità, ma l’obbligo di vendita è da sempre per lui l’unica ricetta per sciogliere il conflitto. Ha messo in questa battaglia più foga dell’altra che gli sta a cuore, per il sistema semipresidenzialista e il doppio turno alla francese. Entrambe gli derivano da Giovanni Sartori, alla cui cattedra di Scienza della Politica, al Cesare Alfieri di Firenze, gli riuscì di succedere dopo che la sua carriera era iniziata a Sociologia. Ma per quanto il maestro sia stato duro, nel sostenere la tesi, mai il suo tono è stato sprezzante e livoroso come quello che ha assunto il discepolo. [...] nel Pri è cresciuto politicamente, dal 1975 consigliere regionale toscano e dal ”92 parlamentare. Un deputato all’esordio su posizioni assai diverse da quelle maturate dopo il 1994. Il Corriere della Sera riportò la sua approvazione alla decisione della Camera di costituirsi in giudizio davanti alla Corte costituzionale, nel conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato da Francesco Saverio Borrelli per la mancata autorizzazione a procedere contro Bettino Craxi. Altri tempi. Sciolto il Parlamento degli ”inquisiti”, approdato nei progressisti, il tono di Passigli cambiò in poche settimane. Nel maggio del ”94, il primo a dire no all’ipotesi di Cesare Previti ministro. Depositata una proposta sull’ineleggibilità, spara a zero contro i ”saggi” (Crisci, Gambino e La Pergola), incaricati da Palazzo Chigi di formulare una proposta sul conflitto d’interessi. ”Due su tre han svolto incarichi per Berlusconi, non ci si presti a false soluzioni”, scrive a Oscar Luigi Scalfaro: l’inizio di una lunga corrispondenza. A dicembre è aria di ribaltone, e Passigli si consacra all’uomo del Colle. A seguito delle dichiarazioni rese dall’allora ministro per i Rapporti col Parlamento Giuliano Ferrara, in cui Scalfaro è accostato a Bruto, ”uomo d’onore” ma cospiratore contro Cesare, il Quirinale attende invano che un volenteroso magistrato apra un’indagine. Alla fine, è Passigli che fa un esposto alla procura di Roma per vilipendio delle istituzioni e intimidazioni contro un organo costituzionalmente tutelato. L’attacco a Mancuso Lo reitererà nel luglio del ”97. A sinistra, c’è chi dissente pubblicamente, come Ottaviano Del Turco. Ma Passigli ha la lancia in resta. Edward Luttwak chiede le elezioni? ” solo un praticone che bazzica gli angiporti del potere”, per Passigli. Le ispezioni a Milano ordinate da Filippo Mancuso, ministro di Giustizia del governo Dini? ”Di Pietro è ricattato dalla destra, che l’ha obbligato a dimettersi”. La campagna contro Mancuso lo vedrà in prima fila. Nel frattempo il Senato ha approvato un progetto di cui Passigli è soddisfatto, ma che alla Camera nella successiva legislatura sarà fortemente attenuato per poi arenarsi. Un progetto che Passigli ha sempre duramente avversato, con la giustificazione tra l’altro che esso contiene un ”regalo fiscale” a Berlusconi in caso di vendita. Eppure fu proprio Passigli, il 27 giugno del ”95, a proporre lo sconto per invogliare Berlusconi a vendere. [...] Si oppose in Senato persino a una diretta di Bruno Vespa con Bettino Craxi ad Hammamet poco prima che morisse [...]» (’Il Foglio” 22/1/2002).