Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  marzo 05 Martedì calendario

PECORARO SCANIO Alfonso Salerno 13 marzo 1959. Avvocato. Politico. Eletto alla Camera nel 1992, 1994, 1996, 2001, 2006 (Verdi ecc

PECORARO SCANIO Alfonso Salerno 13 marzo 1959. Avvocato. Politico. Eletto alla Camera nel 1992, 1994, 1996, 2001, 2006 (Verdi ecc.). Ministro per le Politiche agricole nell’Amato II, dell’Ambiente e della Tutela del territorio nel Prodi II• «’Né eterosessuale né omosessuale”. Che Alfonso Pecoraro Scanio fosse un teorico del ”nénéismo”, corrente di pensiero collocata tra il ”questo è vero ma pure no” e il ”qui lo dico qui lo nego”, emerse con accecante sfolgorìo il giorno in cui decise di esporre i suoi gusti sessuali. Bisex? Banale: vorrebbe dire sì alle une e pure agli altri. Già visto. Indeciso tra vaporosi neologismi come ”etero-gay” o ”extra-sessuale” l’allora ministro decise dunque la terza via: ”Né-né”. Da allora, confidò a Luca Telese per ”Vanity Fair”, con le donne gli va pure meglio: ”Acchiappo di più”. Deciso a provarsi anche in politica per acchiappare i voti di qua e di là. [...] Salernitano, avvocato come il padre, fratello di un calciatore di qualche talento, Marco, nato radicale, presidente dei Verdi dal congresso di Chianciano nel novembre 2001, l’elastico riccioluto della politica italiana ha una meta: ”La fondazione di una terza sinistra che non è né quella comunista né quella riformista”. Cioè? ”In Europa e nel mondo questa terza sinistra esiste ed è quella Verde, ecologista e no global. Ed è a questa che noi stiamo guardando”. Vale a dire a Joschka Fischer, il ministro degli Esteri tedesco, il Verde più in vista del pianeta. Le differenze tra i due, in realtà, non sono poche. A partire proprio dal pacifismo. La prima frattura fu registrata già nel ”98 sul tema del Kosovo. Intervenire o no? Lui rispose: ”Ni”. Al punto che Luigi Manconi, l’avversario di sempre che gli rimprovera una gestione del partito ”parentale-correntizia” con in più ”un intreccio vertiginoso di estremismo e futilità”, arrivò a scrivere una lettera al ”Corriere” di irridente ferocia rivendicando la tormentata scelta dei Verdi di appoggiare l’intervento: ”Pecoraro fu l’unico Verde dell’emisfero occidentale che non si pronunciò una sola volta: né a favore né contro. E, con sovrumano sprezzo del pericolo, tacque”. Joschka Fischer no, non tacque. E spiegò che certo, lui aveva sempre detto: ”Mai più guerra, mai più Auschwitz”, ma proprio chi non voleva mai più vedere ”pulizie etniche”, doveva assumersi in certi casi la tremenda responsabilità di intervenire. [...] Tre anni dopo, replay. C’era da decidere sull’Afghanistan e Pecoraro fu granitico: nè con Bush né con Osama. Spiegò, in dissenso con l’Ulivo: ”Voteremo contro le due mozioni che autorizzano l’intervento italiano in Afghanistan perché siamo contro la guerra e l’uso delle bombe per combattere il terrorismo” Il suo amico Joschka, al contrario, non si limitò a una ”solidarietà illimitata” verso gli Stati Uniti. Andò oltre, appoggiando l’intervento e rifiutando ogni equidistanza: è ridicolo dare agli Usa anche solo l’impressione che il presidente democraticamente eletto venga messo in collegamento col più orrendo dei criminali. Noi, la maggioranza dei tedeschi, non dimenticheremo mai che siamo stati liberati dagli Stati Uniti”. Una scelta che gli avrebbe dato le carte in regola, poi, per dire no alla guerra in Iraq. E il garantismo? Lassù Fischer ha dato battaglia contro un’interpretazione troppo ”poliziesca” delle intercettazioni ambientali sia pure nei confronti dei neonazisti o degli integralisti islamici, riuscendo però a strappare per gli immigrati, ad esempio, la concessione della nazionalità tedesca per chi nasce in Germania a prescindere dalla nazionalità dei genitori. Quaggiù Pecoraro, accusato d’essere perennemente ”a caccia di polsi utili alla soddisfazione di una sua ossessione”, viene chiamato da Pannella ”mister manetta” dai tempi in cui celebrò il primo compleanno di Mani pulite portando una grande torta davanti a Montecitorio con sopra un paio di manette. Per non dire del rapporto col mitico ”movimento”. Di là Joschka ne diffida e Paolo Valentino, che gli chiede se da vecchio militante della protesta di strada non veda ragioni valide nella lotta alla globalizzazione risponde secco: ”No. Com’è la globalizzazione? Cosa rimane della protesta quando togliamo il tentativo di mettere insieme l’ennesima grande opera anti- capitalistica?”. Di qua Alfonso il movimento lo liscia, lo coccola, lo lusinga: ”I Verdi vogliono diventare una sorta di ponte tra i movimenti, prima di tutti quello dei no global e i partiti di centrosinistra”. E non c’è praticamente settore, dall’energia eolica al nucleare (sul quale il ministro tedesco ha strappato una riduzione a zero ma in venti anni, mica ora e subito) dove non si veda l’abisso fra la misura e il velleitarismo, la concretezza e la forzatura, l’elogio del dubbio e l’affermazione della verità rivelata. Come la volta che il nostro, allora ministro, è messo sotto accusa dal premio Nobel Renato Dulbecco e altri 1.200 scienziati sul suo fondamentalismo anti-Ogm. Mandò a dire sprezzante: ”Gli scienziati lascino l’agricoltura a chi si occupa di agricoltura. Dulbecco non lo conosco personalmente. L’ho visto solo a Sanremo. Le porte per lui son sempre aperte al ministero, se vorrà venire a informarsi sulle scelte che facciamo”. Quanto al tema spinosissimo del Welfare, basta confrontare due frasi. Dice il leader dei Grünen: ”Se non rinnoveremo lo Stato sociale, lo faranno gli altri. Certo, sarà difficile perché ciascuno dovrà fare delle rinunce. Ma dobbiamo, come nel caso di ogni risanamento, ridurre i costi per tornare competitivi. Solo così si potrà poi creare un rinnovato Stato sociale”. Toccare le pensioni? Manco per niente, ribatte il leader salernitano: ”Il centrosinistra deve evitare di farsi del male, vedo delle tentazioni masochistiche suicide. Ho visto un’uscita assurda sulle pensioni...”. Tema: come avrà fatto il compagno ”masochista” tedesco a guadagnare altri due punti alle ultime elezioni portando i Verdi quasi al 9 per cento cioè quattro volte più del Sole che ride nostrano? Boh... Chissà come acchiappa i voti, senza un po’ di ”né- né”. .. Chissà come li acchiappa...» (Gian Antonio Stella, ”Corriere della Sera” 24/3/2004).