Varie, 5 marzo 2002
PERA
PERA Marcello Lucca 28 gennaio 1943. Politico. Eletto al Senato nel 1996, 2001, 2006, 2008 (Forza Italia, Pdl), dal 2001 al 2006 ne fu presidente. Laureato in filosofia, docente universitario di filosofia della scienza, senatore dal 1996. Diplomato in ragioneria, ha iniziato a lavorare a uno sportello di banca. Poi, passato alla Camera di commercio della sua città, ha preso la maturità classica e si è laureato in filosofia. Ordinario di Filosofia della scienza a Pisa. Senatore, alle politiche del ”96 è stato eletto con il Polo delle Libertà attraverso il recupero proporzionale nel collegio di Lucca (oltre 66 mila voti). Alle precedenti elezioni, con la lista di Massimo Severo Giannini, era stato trombato. Frase celebre: «Vorrei contribuire a desovietizzare l’Italia, paese che rischia di fare la fine degli ex stati comunisti in cui le vecchie nomenklature riprendono il potere». Bevanda preferita: Coca-Cola (’L’Espresso” 21/12/2000). «Per chi abbia qualche ritegno a classificare, o meglio a liquidare i personaggi della vita pubblica con l’unico e fulminante criterio della coerenza, o dell’opportunismo, o ancora peggio del cambio di gabbana, il caso di Marcello Pera appare un enigma addirittura incandescente. [...] Ha raccontato una volta Pera di aver proposto tanti anni fa a un giornale una rubrica con l’autoironica intestazione: ”Discorsi a Pera”. Sotto quell’etichetta, ”avrei potuto scrivere ciò che mi passava per la testa”. L’idea non andò in porto, ma non per questo Pera ha smesso di pensare e di scrivere, abbondantemente. Anzi nel frattempo è anche diventato presidente del Senato, il che in teoria dovrebbe limitarlo, ma in pratica ne amplifica ogni opinione, ”a Pera” e non. Ora, con tali premesse si vorrebbe qui segnalare la nascita della ”perologia”, che sarebbe l’incessante e spesso malevola ricerca archeologica delle varie e sensibili modificazioni del Pera-pensiero. Testi alla mano, ”perologi” si segnalano in ogni dove. In Parlamento sono andati alla ricerca degli interventi dell’allora senatore sulla legge sulla fecondazione assistita e senza fatica hanno scoperto che, per quelle sue posizioni, al referendum il presidente del Senato avrebbe potuto tranquillamente votare i suoi bei quattro Sì. Lo stesso al congresso radicale, dove [...] Michele De Lucia, tesoriere di ”Anticlericale. net”, ha prodotto e distribuito un dossierino dal titolo: ”Rispondiamo con le parole del fu-professore e senatore laico e liberale Marcello Pera a quanto scrive il presidente del Senato monsignor Marcello Pera”. La comparazione era limitata alla legge 40, ma più in generale sui rapporti fra religione e laicità altri improvvisati ”perologi”, o ”peromani”, o perfino ”perofobi” dispongono di un ampio materiale che documenta non solo e non tanto un conclamato rovesciamento di idee, quanto piuttosto la medesima meticolosa ostinazione nell’esprimerle ex cathedra come se fossero valide per sempre. Quando sono relative, se non dettate da una pretesa dittatura del relativismo. Vedi comunque il Pera che nel 2002 sosteneva: ”Non dobbiamo infilare Dio nella Costituzione europea”, mentre due anni dopo compatisce ”l’Europa senz’anima”. Oppure il Pera che nel 1992 punzecchiava l’amico-rivale e quasi conterraneo Giuliano Amato, allora troppo vicino alla Chiesa, scrivendo che sulla bioetica aveva fatto ”la sua prima allocuzione dell’Angelus”. Ora, quanto ad allocuzioni, ogni confronto sembra oggi impari. Mentre riguardo all’’angelus”, a forza di evocazioni, sarebbe ingiusto dimenticare che l’odierno e l’assai garantista Pera definì a suo tempo Di Pietro ”l’angelo del bene”. E insomma: anche sui temi della giustizia esiste ormai una vasta pubblicistica atta a dimostrare il più superbo voltafaccia del presidente del Senato. Per cui - ah, potenza delle banche dati elettroniche! - ieri Pera (anche Pera) era lì a invocare con Mani Pulite ”una nuova Resistenza, un nuovo riscatto”, ”una vera radicale e impietosa epurazione”; e chiamava la classe politica corrotta ”a retrocedere e alzare le mani”; e addirittura arrivava a mettere in guardia contro il garantismo che, ”come ogni ideologia preconcetta, è pernicioso”. E sarà anche vero che è pernicioso, o forse no, dipende, ma il mistero resta quello di partenza: cosa determina, al di là della mutevole leggerezza dei tempi, lo sdoppiamento discordante o il raddoppio speculare di Pera? E una risposta può forse nascondersi in quel brano di Nascere (Rizzoli, 2005) in cui il filosofo Emanuele Severino, come dire un illustre collega del presidente del Senato, sostiene che, fra tutti, solo i politici ”tendono a mantenere e soprattutto a mostrare l’atteggiamento dell’uomo religioso che non deve mai avere alcun dubbio intorno alla propria fede”. E in particolare: ”Nell’azione politica la sicurezza è indispensabile anche se si cambia opinione. Sicuri prima, sicuri dopo”. Il che, probabilmente, ha spinto l’inconsapevole Storace alla seguente sintetica definizione di Pera: ”Sembra un concorrente dell’isola dei focosi”. E magari, in questi infuocati e spettacolari ripensamenti - tra parentesi: così poco adatti a una figura arbitrale - gioca anche un certo tratto anarcoide da bastian contrario, popolare, molto toscano. O almeno, a questa vena sembra ispirarsi il corsivo che sul sito della fondazione di Pera, Magna Carta (www. magna-carta. it), attacca gli intellettuali referendari e snob: ”Si sono dati convegno sulla spiaggia di Capalbio. Sono giunti accompagnati dai loro figli: Laudonia, Ginevra, Domitilla, Rebecca, Manfredi, Ranieri, Domiziana, Lucrezia e Zoe. Maria no, l’hanno lasciata a casa: con quel nome così normale che trasuda superstizione, povera bambina!”. Come pure, d’altra parte, è possibile che il successo, la notorietà, il rango, il potere abbiano vieppiù incoraggiato uno degli homines novi della vita istituzionale ad assumere, nel gran vuoto di prospettive, un gran pieno di se stesso. ”Io stesso - gli è scappato una volta - nel mio breve, tacitiano, discorso d’insediamento”. E alla Versiliana, guardando il pubblico, sia pure con un sorriso: ”Visto che sono una persona molto conosciuta potevate mettere un biglietto d’ingresso”. E già: Pera tacitianamente in concert, e pure senza Ruini» (Filippo Ceccarelli, ”la Repubblica” 22/6/2005).