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 2002  marzo 05 Martedì calendario

PEZZOTTA

PEZZOTTA Savino Bergamo 25 dicembre 1943. Politico. Sindacalista. Ex segretario della Cisl (2000-2006). Nel 2008 eletto al Senato con l’Udc • «Barba francescana, una passione per l’orto, radici profondamente cattoliche, com’è profondo il Nord bergamasco da dove proviene, ha una storia che bordeggia costantemente a sinistra. In fabbrica a 15 anni, operaio tessile, si inzuppa di quel misto di cultura operaia, contadina e integralismo cattolico che lo porterà, come è accaduto in molti altri casi, a militare nelle file più oltranziste della sinistra e a scegliere, durante l’autunno caldo, di avvicinarsi a Livio Labor e all’Mpl. Un fatto tragico aveva segnato la sua vita più di qualsiasi altro: suo padre rifiutò di giurare per la Repubblica di Salò, fu deportato e morì in campo di concentramento, Savino non ebbe neppure il tempo di conoscerlo. Oggi a 58 anni, il ”frate” o l’’orso bergamasco”, come lo chiamano al sindacato, alternando i due soprannomi con l’altro, quasi blasfemo, di ”Papa Giovanni”, è sotto i riflettori. Per un anno, da quando fu nominato nel dicembre del 2000, ha tenuto il basso profilo, tranne qualche intervista con punzecchiature veniali all’indirizzo del suo grande rivale Sergio Cofferati. Oggi ha in mano il timone della storia sindacale. E qui osservatori e interpreti si dividono: per alcuni sarebbe uno dei tasselli di una grande strategia che mirerebbe a traghettare la destra di Fini nelle file dei popolari europei e fare da catalizzatore alla voglia di nuova Dc che si respira nell´aria. Per altri, più semplicemente, naviga a vista. Quelli che ne sono convinti dicono che oggi è l’’uomo più confuso d’Italia”, che la mattina legge ”Le Monde” e la sera si imbottisce di libri di ogni tipo, segno costante del suo eclettismo autodidatta. Ma se non è uno stratega che cos’è? Un uomo impaurito, rispondono altri, soprattutto dal rischio che Berlusconi faccia fuori il sindacato come fece la Thatcher. Dunque si comporta di conseguenza. Mino Martinazzoli, saggia voce della sinistra popolare del Nord, che lo conosce bene, accredita quest’ultima tesi: ”Escluderei secondi fini politici. Ho ricavato la convinzione che Pezzotta consideri questa fase estremamente rischiosa per il sindacato e che quindi una battaglia campale non sarebbe sopportabile. un uomo colto e intelligente, contrariamente alle apparenze, e la sua idea è che sarebbe meglio seguire Fabio Massimo il Temporeggiatore, fare la guerriglia e non affrontare oggi una battaglia campale”. Ma non tutti la pensano così. Per altri il cordone ombelicale con Sergio D´Antoni e la sua avventura andreottiana del ”terzo Polo” non è stato ancora reciso e quelle dichiarazioni a favore di Sergio e della sua Fondazione, sull’’invisibilità” del Ppi, poco prima del congresso che lo elesse, vogliono pur dire ancora qualcosa. Inutile solleticare DAntoni sull´’argomento: ”L’ho scelto io e per lui ho un grande affetto, sta facendo quello che deve fare un sindacato, cioè trattare”, lo difende l’ex segretario della Cisl urlando al telefonino da Palermo» (Roberto Petrini, ”la Repubblica” 22/2/2002).