5 marzo 2002
Tags : Mark Philippoussis
Philippoussis Mark
• . Nato a Melbourne (Australia) il 7 novembre 1976. Tennista. Nel 2003 sconfitto da Federer in finale a Wimbledon. «[...] numero 8 al mondo nel ’99, ha a lungo conteso a Rafter lo scettro di australiano più ambito del circuito. Rafter era l’eleganza, il tocco, la classe. Philippoussis, detto ”Scud”, rappresentava piuttosto la forza bruta, la potenza, il machismo. Un metro e 95 per 100 chili, un passato da bambino grasso che gli è rimasto addosso, nel busto armadiesco e nei movimenti pachidermici. Ciò nonostante, non solo grazie a un servizio spaventoso, Philippoussis ha spesso elargito un apprezzabile gioco di volo. A 20 anni gli dissero che avrebbe vinto tutto [...] 2 finali in uno Slam. US Open 1998 e Wimbledon 2003 (la ”prima” di Federer). Di Philippoussis, Agassi disse che non ci sarebbe mai andato a cena, e che la sua capacità di fare ace era inversamente proporzionale al livello culturale. Che si ricordi, in nessun’altra occasione Agassi ha dato a un collega del cercopiteco. Donnaiolo, autolesionista, irascibile, Philippoussis è tornato nel circuito dopo un anno passato a veder sfaldarsi ossa e muscoli. La schiena a pezzi, una caviglia distrutta. [...]» (Andrea Scanzi, ”il manifesto” 23/6/2005). «Atleta straordinariamente dotato da madre natura, uno di quei giocatori che rischiano tuttavia di venire archiviati nella categoria dei possibili campioni incapaci di sfruttare il proprio talento. Mark the Scud, così denominato per la potenza della battuta [...] in carriera ha sfiorato il vertice assoluto nel ’98 giungendo in finale all’Open Usa ed è arrivato fino alla posizione numero 8 nella classifica mondiale nel ’99. Il suo problema però sono state le tre operazioni alle ginocchia subite. Guai che lo hanno fermato sia nella corsa ai risultati che nella maturazione personale. Alla soglia del baratro, però, l’australiano di padre greco e mamma italiana è stato capace di sorprendere tutti [...] ”Nulla succede senza una ragione”, ha detto commentando l’ennesimo incidente che ha rischiato di interromperne la carriera. [...] In pratica il nuovo messaggio del Mark ritrovato al mondo del tennis si condensa in quattro punti: sono maturato e molto motivato nel tennis; sono perfettamente conscio degli errori commessi; la mia condizione fisica, che è la chiave del mio gioco, è molto migliorata (ha perso circa dieci chili); le mie ginocchia sono a posto [...] aiutato dal suo allenatore Peter McNamara, ex grande giocatore che, guarda caso, ha dovuto interrompere la carriera anzitempo per un grave infortunio al ginocchio. Peter ha dimostrato grande sensibilità recuperando la positività negli atteggiamenti del pupillo, in una parola motivandolo a ispirarsi alla professionalità dei grandi australiani del passato. Forse McNamara esagera nel definirlo ”un modello di comportamento per i giovani”, ma si comprende la necessità di ”omogeneizzarlo” al tennis australiano. Sì, perché Mark si è sempre comportato come un cane sciolto creando spesso problemi anche alla squadra di Davis, a eccezione della notevole prestazione della vittoriosa finale sulla terra battuta al coperto di Nizza contro la Francia» (Roberto Lombardi, ”Corriere della Sera” 14/1/2002). «Il ragazzo che è nato due volte ha venduto le auto da corsa e si è comprato una tavola da surf. Come tutti i bravi ragazzi australiani, lui che bravo non lo è mai stato. [...] Faceva l’alba al mattino nei nightclub, tanto che una volta si rintronò a tal punto che non riuscì a presentarsi in campo per onorare la finale di Kooyong [...] Certamente non è più ”Sillyppoussis”, nickname dispregiativo che gioca su ”silly”, stupido. [...] Figlio di Nick, tassista greco di Melbourne, e di Rossana, mamma di origine italiana, ha pensato che sarebbe stata dura ricominciare. ”Però quando accadono queste cose, il meglio delle persone viene fuori. Per me è stata una sveglia”. Ha ricominciato dal numero centocinquanta del mondo, ha elemosinato wildcard, inviti da chi poteva darglieli, ha ricominciato da una certezza. ”Se sto bene sono pericoloso”. [...] C’è anche qualcosa di temerario in lui, anzi di folle e temerario. Come Alessandro il grande, il cui nome ha tatuato su un braccio. C’è anche qualcosa di bizzarro. ”Dio è bizzarro. Mi sembra ieri che stavo su una sedia a rotelle, eppure sembra anche che sia stato fuori dal tennis per sei anni”» (Roberto Perrone, ”Corriere della Sera” 5/7/2003). «Alto un metro e 93, pesa quasi un quintale, picchia come pochi (con la racchetta, ovvio), eppure gioca un tennis raffinato. [...] Lo chiamavano Hollywood perché è bello e aveva gusti da divo: macchine sportive, corse in moto e sullo snowboard, flirt a ripetizione, anche con Sua Avvenenza, cioè Anna Kournikova. Aveva. Lo chiamavano. Dopo la serie di infortuni che hanno deragliato la sua carriera di golden boy - numero 8 del mondo nel ’99 - Mark the Scud ha cambiato pensieri, prospettive, ambizioni» (’La Stampa” 5/7/2003).