Varie, 6 marzo 2002
ABRUZZESE Alberto
ABRUZZESE Alberto Roma 14 agosto 1942. Sociologo. Saggista e docente universitario • «Massmediologo. Ulivista non settario, quasi dissidente. Specialista di mostri, vampiri e pubblicità, vide nella vittoria di Berlusconi del 1994 “un tentativo di riorganizzazione degli sconfitti in un fronte oppositivo ideologico di tipo classico, dove si tende a impaginare la rubrica dei media secondo lo schema delle partite di calcio, o di qua o di là”. Ordinario della facoltà di sociologia dell’Università di Roma e uomo di spettacolo a tempo perso, alla fine degli anni Settanta fu tra i primi intellettuali impegnati a smettere lo stile sdrucito di sinistra per mise vestimentarie più ricercate. Dandista freak, barba rada, papillon, gilet di seta a forti tinte sotto la giacca di velluto. Ha orchestrato per breve tempo la ricerca stilistica nei salotti romani. Fuma la pipa» (Pietrangelo Buttafuoco, “Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini” 3/10/1998) • «Ha analizzato in chiave sociologica il rapporto tra media e politica. Nell’ambito delle sue ricerche sui consumi di massa, sui miti dell’effimero e sui linguaggi d’élite e di massa, si è occupato di televisione ponendosi domande che rispecchiano i sentimenti d’attesa di fine secolo (la tv è buona o cattiva? Vera o falsa? Ricca o povera di significato?). Collaboratore di riviste e quotidiani [...]» (Televisione, a cura di Aldo Grasso, Garzanti 2002) • Appassionato di cinema, ha contribuito al primo grande successo di Nanni Moretti: «[...] “Il titolo Ecce bombo viene da un mio lessico familiare, la mia compagna, Benedetta Bini, anglista, aveva individuato quelle due parole nell’urlo di un robivecchi che passava sotto la nostra casa di allora”. I primi contatti tra Moretti e Abruzzese erano avvenuti nelle chiese del cinema romano d’impegno, il Politecnico, il Filmstudio: “Ero nel gruppo di quelli che avevano il culto del cinema hollywoodiano, lui era un giovane autore, su altre posizioni... Forse per questo vide in me la persona adatta a interpretare il ruolo di un critico un po’ trombone, un po’ coglione. L’altra parte in cui mi ha visto bene, in seguito, è stata quella del funzionario Rai pomposo, tutto votato all’audience”. [...] Il legame tra Abruzzese e Moretti è rimasto e si è arricchito negli anni [...]» (Fulvia Caprara, “La Stampa” 5/12/2006).