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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

PISANU

PISANU Giuseppe Ittiri (Sassari) 2 gennaio 1937. Politico. Entra alla Camera nel ”72. Nella Dc di Zaccagnini è capo della segreteria nazionale dal ”75 all’80. stato sottosegretario al Tesoro e alla Difesa. Con la Dc ormai sciolta, nel 1994 Pisanu aderisce a Forza Italia. Nel 2001 è ministro per la Verifica del programma nel governo Berlusconi II. Il 3 luglio 2002 subentra a Claudio Scajola all’Interno. Nel 2006 e poi nel 2008 è eletto al Senato L’11 novembre 2008 è stato eletto presidente della Commissione Parlamentare Bicamerale Antimafia • «Proprio quel che si dice un vecchio democristiano. Non tanto per l’età, ma per gli atteggiamenti, le idee, i compromessi, la prudenza, la solidità e perfino la complessione fisica. E’ un sardo di Ittiri, paese a qualche chilometro da Sassari, patria dei carciofi spinosi. In Tribù di Gian Antonio Stella si legge anche che il giovane Beppe veniva al suo paese soprannominato ”Chizzos”, che vuol dire più o meno ”Sopracciglione”. Come ogni democristiano sassarese che si rispetti, è stato parrocchiano del celebre don Masia, l’unico ad aver avuto tra i suoi fedeli due presidenti della Repubblica; e ora - anche se il sacerdote è scomparso - pure tre ministri dell’Interno. […] Di lui si può dire tutto meno che sia telegenico: ai tempi in cui, dopo la laurea in agraria, cominciò a interessarsi di politica, venir bene in tv non era del resto una condizione sine qua non. Arrivò a Montecitorio nel ”72; però i giornalisti lo scoprirono l’estate di 3 anni dopo quando Benigno Zaccagnini, eletto a sorpresa segretario dc (per prestidigitazione morotea, in realtà) se lo portò nella stanza a fianco alla sua, a piazza del Gesù, come capo della segreteria politica. Pare di ricordare fosse un antro un po’ buio, con un eccesso di stucchi, dove comunque egli imparò presto quel rude mestiere che sta fra il centralinista telefonico, il ciambellano di palazzo e l’uomo che fa le nomine. La nuova segreteria era abbastanza sparata sulla linea del confronto, s’intende con il pci. Lui stesso si confrontava assai con i comunisti. Decisamente troppo secondo i parametri berlusconiani, di allora e di oggi. Ma non è mai stato l’orizzonte politico il dato saliente del personaggio. Già più interessante è che, grazie anche a lui, la segreteria Zaccagnini si sganciò rapidamente dalla tutela di Aldo Moro, che in un afoso Consiglio nazionale l’aveva appunto tirata fuori dal cilindro. Già nei primi mesi del 1976 Moro, che aveva certamente doti di preveggenza, si riferiva agli uomini intorno a Zaccagnini con l’espressione: ”Quelli lì”. In seguito quelle stesse persone divennero - non s’è mai capito bene se per la fantasia onomastica di Forlani o per quella ancora più geniale di Montanelli – ”la banda dei quattro”, oppure ”la cricca di Shangai”. […] Al congresso del Preambolo, 1980, la Banda dei Quattro venne sconfitta e dispersa. Pisanu andò al governo. Sottosegretario di peso. Al Tesoro. E qui per forza di cose e di memoria occorre serenamente ricordare che nel gennaio del 1983 quella esperienza si concluse malissimo, prima con una serie di accuse (curiosamente, tra i più duri accusatori, ci fu il suo odierno collega Tremaglia) e infine con delle dimissioni. In un cupo svolazzare di memoriali per via dei rapporti con Flavio Carboni, si disse che fece più del dovuto per salvare Roberto Calvi, anche garantendo ai risparmiatori in sede parlamentare che tutto era ok, pochi giorni prima che Calvi tagliasse la corda. Di quella stagione restano un centinaio di citazioni negli indici degli atti della Commissione P2. Comunque lui rimise il mandato sull’onda dello scandalo del Banco Ambrosiano. Poi però - la dc era pur sempre la dc - venne si può dire perdonato, fino a tornare al governo, sempre in qualità di sottosegretario, con Fanfani e con Goria. Nel 1992, si legge nella autobiografia sulla Navicella ”in contrasto con l’onorevole De Mita non è stato candidato”. Stava in realtà per incominciare l’avventura berlusconiana. Questa è assai meno divertente da raccontare, pur con tutto l’evidente tesoro di adattabilità al partito-azienda. Vicecapogruppo alla Camera, poi nel 1996 capogruppo, già allora rivale di Scajola, buoni rapporti con Violante, la solita pazienza, la consueta moderazione, uno scatto contro l’Ariosto e uno (inconsueto) sugli ”sculettamenti” del Gay Pride» (Filippo Ceccarelli, ”La Stampa” 4/7/2002).