6 marzo 2002
PITAGORA Paola
PITAGORA Paola (Paola Gargaloni). Nata a Parma il 24 agosto 1941. Attrice. «La fidanzata d’Italia al tempo della Lucia de I promessi sposi televisivo, la Giovanna, eroina oggi degli amori tormentati della fiction Rai Incantesimo. In mezzo la Giulia di I Pugni in Tasca (1965), le teatrali Paolina Leopardi e signora Gramsci. Ma anche la ribelle, l’anticonformista, la ”compagna”. [...] Un’intervista del ’73 in cui sparò su tutti: contro il Pci, la Dc, i giornali ”fascisti”, il sistema carcerario, i salotti cinematografici, Laura Antonelli, Claudia Cardinale, Dario Fo e.... ”Basta, basta. Me la ricordo, mi sono vergognata di uscire per mesi e per vent’anni ho pensato che se avessi incontrato per strada la giornalista l’avrei picchiata. [...] I toni non erano i miei. Comunque quegli scherzetti li pagavo. A volte ero complice, a volte strumentalizzata. Bastava un niente. Era un periodo caliente. I giornali erano in cerca di scoop. Ricordo che ci andò di mezzo anche Tognazzi. Inconsapevolmente gli attori venivano usati come clava. Poi ognuno si pagava i suoi conti. [...] Ho pagato per la mia franchezza, il mio coraggio, un certo disinteresse. L’ambiente cinematografico romano era - ed è - molto conformista. C’erano dei ruoli molto rigidi. E io ero una femminuccia. Non credo che da parte mia ci fosse nè mancanza di professionalità nè di possibilità, semplicemente uscivo dal binario e questo non veniva tollerato. [...] A volte mi sono trovata in grosse difficoltà ma forse con un po’ di più d’astuzia. Non sono fiera di aver fatto gli errori che ho fatto, ma fanno parte di me. [...] Scrivo sin da ragazzina. Avevo questi diari. Li ho trascritti e ho composto il libro: l’io narrante con il senno di oggi”. [...] La Pitagora sedicenne diceva: ”Non voglio bruciarmi per il successo”. ”Si diceva che dovevi darti tanto da fare perchè sennò... E che comunque il successo aveva un prezzo. C’era questa paura. Credo ci sia ancora. Però dei compromessi ’classici’, ai quali una ragazza ’dovrebbe’ sottostare, non mi è mai importato. E’ un luogo comune da sfatare, al limite perdi il posto e chissenefrega. Io penso all’altra componente, quella di essere concentrati su stessi. Paura di perdere i riferimenti con la vita affettiva, i contatti con la realtà. [...] E’ che se sei attrice non puoi essere decorativa. Se sei una bella ragazza fotogenica, oggi vanno tanto le modelle, sei quella cosa lì. Se sei attrice sei un’attrice: hai un movente interiore, anche se sei bella, poverina, capita. Il punto è vedere quanto è incoraggiante se sei attrice esserci e quanto ti viene richiesto di fare la grande sorella. Poi grazie a Dio ci sono le eccezioni, anche oggi. [...] Giovanna Mezzogiorno. [...] Ero una scolara decorosa. Mi si è aperto subito il cervello. [...] Ho una mia personale interpretazione del matrimonio, è quando una persona ti dice ti amo. Se un matrimonio sottintende: fedeltà, dedizione, attenzione, protezione io credo di essermi veramente sposata”. [...] Gianni Morandi? ”ì quello. Fu una grande caciarata. Il tempo di un lavoro. Molto esibita da lui, più che da me. Non ho mai capito con quale vantaggio. [...] Con l’Ulivo non ho avuto commende. Mai frequentato i salotti di Capalbio, per essere precisi. Manco per niente. Forse qualcuno ha pensato che mi toccasse perché sono sempre stata fra le dame di sinistra. Ma non è stato così. Nel ’96 ho messo in scena un monologo di Paolina Leopardi nelle sale parrocchiali, come il recital precedente. Chi è protetto non frequenta sale parrocchiali ma va nei teatri doc della capitale. E io nei teatri doc della capitale non metto piede da parecchi anni. Non lo dico con orgoglio, lo dico perché è una realtà. Ora con la destra, non corro pericoli: resterò nelle parrocchie. [...] Portai con Gianna Schelotto il privato di Gramsci, le lettere alla moglie. E da lì continuai questo lavoro, sulle biografie. Mi piace questo percorso doppio sul privato, chi sei, cosa fai, chi ami, cosa scrivi. Un lavoro che oggi vorrei affrontare, che sembra folle, ambizioso, poi, perché una donna, è il Zarathustra di Nietzche. E non mi si dica che Zarathustra è il superuomo: è un’opera di poesia”. [...] Quella volta che entrò in una redazione e fece a pezzi la sua foto-copertina perché a lei non andava. ”Oh porca miseria! Oggi no, che non lo rifarei. Non so cosa mi aveva preso quel giorno. Ero un po’ mattacchiona. E’ che allora vedermi le prime volte sui giornali mi sembrava una violenza”» (Paola Pollo, ”Corriere della Sera” 18/6/2001). Vedi anche: Luisa Pronzato e Stefania Ulivi, ”Sette” n. 21/2001;