Varie, 6 marzo 2002
PIVETTI
PIVETTI Veronica Milano 19 febbraio 1965. Attrice. Sorella di Irene • «’’Pronto, sono Carlo Verdone’. Sono scoppiata a ridere e stavo per rispondere ’e io sono il papa’, quando ho capito che era proprio lui. Mi aveva vista in tv da Fazio, aveva letto una cosa sul ’Venerdì’ e mi chiedeva di fare un provino per Viaggi di nozze”. Comincia più o meno così la carriera di Veronica Pivetti attrice. O meglio ”la svolta, nella vita professionale e privata” dice. ”A 7 anni facevo la doppiatrice. Era stata un’idea dei miei - papà è regista e mamma fa l’attrice - e quello era il mio lavoro, mi ci ero adagiata. Ma l’offerta del cinema è stata come veder passare un treno in corsa, mi ci sono buttata”. Pienamente consapevole che nell’interesse per la sua persona pesava il cognome: ”Che c’è di più succulento di una che fa l’attrice ed è la sorella di un famoso onorevole leghista? Funziona così, lo so bene. Ma non era neanche giusto perdere l’occasione di provarci. [...] Mi sono trasferita a Roma da Milano, dove sono nata e cresciuta. [...] Tra le cose importanti che ho perso c’è anche il marito. Posso dire di essere cresciuta. Io ho sempre avuto una vita molto protetta, adoro mio padre e mia madre, grandi educatori, mi hanno sempre lasciato libera ma facendomi sentire responsabile. Ma ero sempre la ’piccolina’, coccolata dagli adulti, non a caso mi trovo benissimo con gli anziani e ho problemi con i coetanei. Adesso non sono più la piccolina. [...] Sono un’attrice anomala, ho l’età delle colleghe conosciute ma sono arrivata nel cinema molto più recentemente. E soprattutto sono una che deve dimostrare di essere attrice. La cosa importante è che sono cambiata nel carattere: prima ero molto pavida, mi ero adagiata nel mio lavoro sicuro di doppiatrice, il cambio di vita mi ha insegnato a non esserlo più, ho imparato a rischiare e a mettermi in gioco. [...] Vorrei uscire dal cliché dell’imbranata, un po’ comica ma tristanzuola, com’era Fosca di Viaggi di nozze. Ci provo con il teatro. [...] Mia sorella, le voglio bene e basta, non ci siamo mai pestati i piedi. In fondo siamo entrambe vittime di pregiudizi, e so cosa significa. [...] Non mi piace parlare di politica, basta una in famiglia. sarebbe buffo se mia sorella si mettesse a parlare di cinema?”. Parte della popolarità le è venuta da Sanremo 98. ”Adesso riesco anche a sorriderne, ma è stato terribile, mi hanno massacrato, era come un tiro al piccione e il piccione ero io. Capisco che non si poteva toccare il grande Vianello o la Herzigova, così bella, ma è stata dura, i termini più gentili che mi riguardavano erano ’cesso’ e ’cozza’. [...] Detesto le vacanze, io sono una nomade cronica, ho sempre bisogno di agire, di fare, sono come il mio cane Harpo che si sveglia con la voglia di giocare. Ho bisogno di stancarmi fisicamente. Non a caso il mestiere dei miei sogni sarebbe stato la ballerina moderna, il massimo sarebbe stato lavorare nella compagnia di Pina Bausch. [...] Al cinema mi offrono sempre le stesse cose, il cliché di Fosca e non voglio più farlo, né voglio fare cose per soldi, si può immaginare quante cose mi siano state offerte per soldi, sempre per via del cognome. Ma penso che il cinema non mi prenda sul serio, ci si chiede ancora ’ma chi è questa?’. Quanto al doppiaggio [...] è il mio zoccolo duro, mi ha dato da vivere per 25 anni. L’ultima cosa bella che ho fatto fu Tutto su mia madre, fu un grande onore perché fu personalmente Almodovar a scegliere la mia voce”» (Maria Pia Fusco, ”la Repubblica” 20/9/2003).