varie, 6 marzo 2002
PLACIDO
PLACIDO Michele Ascoli Satriano (Foggia) 19 maggio 1946. Attore, famosissimo commissario Cattani de La piovra tv • «Attore, regista, ”artigiano della parola” come lui stesso si definisce [...] Una carriera intensa e libera da steccati, segnata dalla capacità di rischiare e soprattutto ”dalla voglia di capire e di ricercare la verità”. Non capita a molti artisti italiani, infatti, di essere al tempo stesso eroi popolari di immense platee televisive (il commissario Cattani della Piovra o il più recente Padre Pio) e attori prediletti di maestri come Marco Bellocchio; di recitare Skakespeare e Pirandello insieme con la commedia all’italiana nelle sue più varie sfumature, dal comico al grottesco; di essere registi di film d’impegno civile (Un eroe borghese sulla storia vera dell’avvocato Giorgio Ambrosoli) e di storie al femminile raccontate con rara sensibilità (Le amiche del cuore, Del perduto amore, Un viaggio chiamato amore). ”Il mio punto di partenza - dice - è nell’essere attore, poi sono anche diventato regista ma è un po’ quello che succede ai calciatori quando passano in panchina a fare gli allenatori”. [...] Più che fare discorsi autoriali, preferisce raccontarsi come ”uomo del Sud, cresciuto in una situazione familiare abbastanza felice, appassionato dello stare a tavola, del bere e del mangiare bene” [...] Allievo dell’Accademia Nazionale d’Arte drammatica e debuttante nel ’69 nell’Orlando furioso diretto Da Luca Ronconi, racconta un passato senza traumi che lo ha reso quello che è oggi: il collegio di preti che l’hanno educato con passione, preoccupandosi ”di farmi progredire sul piano dello studio più che su quello della spiritualità”; la caserma di Pubblica Sicurezza dove, mentre si preparava a diventare poliziotto, scoprì il piacere della lettura: ” nella biblioteca della caserma che ho trovato per la prima volta i libri di Sartre e di Pavese”; l’incontro magico con il mondo del cinema, e poi la tv: ”Fu Damiani a convincermi a fare la prima Piovra, poi continuai perchè il successo aumentava, e con esso i compensi, perchè m’intreressava lavorare con Vancini e con sceneggiatori come Rulli e Petraglia...ma già al terzo ciclo iniziavo ad avere la sensazione che la storia fosse esaurita e che io stessi un po’ vendendo l’anima al diavolo. Fu allora che decisi di ’suicidarmi’ e di mollare tutto”» (Fulvia Caprara, ”La Stampa” 24/11/2002). «Sono nell’animo un attore di teatro. Certo, ho fatto tanto cinema e molta tv, ma soltanto perché la vita prende strade che dipendono spesso da fattori esterni. La mia passione per il teatro è quasi religiosa. Sul palcoscenico gli attori hanno una sorta di sacralità, un’intima tragicità dolorosa: ecco, io sono proprio così». «Ho studiato in un collegio di preti, da lì viene il senso del rigore e dell´impegno. E l´istinto di stare dalla parte del più debole. A quattordici anni, al mio paese, ero iscritto alla Giovane Italia perché i fascisti erano gli unici che facevano attività politica tra i ragazzi. Poi, facendo il poliziotto, mi sono ideologizzato a sinistra: ho fatto il poliziotto perché volevo venire a Roma, era l´unico modo. [...] Nel ´65, avevo 19 anni. Ma, da poliziotto, feci gli esami all´Accademia, fui ammesso e smisi la divisa. [...] La gente mi dice: mi raccomando, tenga duro. Io cerco di fare sempre il mio lavoro con gusto e qualità. Ma il pubblico sa leggere se menti, e percepisce la mia coerenza di fondo. [...] Non bisogna sottovalutare la funzione sociale della televisione, è meglio presidiarla con intelligenza piuttosto che abbandonare il terreno. La verità del mestiere è più forte di tante strategie. Il rigore passa dal tuo modo di recitare. Sapevi che Mastroianni non si sarebbe mai venduto a qualcosa che non fosse etico e giusto. Senza sottrarsi ai meccanismi dello spettacolo. [...] Mi sento a mio agio perché siamo in una democrazia. Non mi nego alla tv e posso andare su Canale 5. Se hai la coscienza a posto non ti poni il problema che la tv è della destra. Non è vero, è di tutti. [...] Magari fosse possibile fare in tv i grandi personaggi della nostra storia recente: De Gasperi, Di Vittorio. O Mani Pulite. Non dico in nome di un impegno civile, semplicemente con dignità. Ma non succederà, non con questo governo» (Paolo D’Agostini, ”la Repubblica” 12/12/2003). «[...] Nasciamo tutti con la voglia di travolgere il mondo. E allora orge, spinelli, occupazione delle piazze. Non fui da meno, a dodici anni ero già scatenato, mi piaceva sbirciare sotto le gonne delle signore. E da ragazzo manifestavo per le strade con i miei coetanei. [...]» (Leonetta Bentivoglio, ”la Repubblica” 19/1/2005).