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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

Poggiali Manuel

• San Marino 14 febbraio 1983. Ex motociclista. Campione del mondo delle 125 nel 2001, delle 250 nel 2003 • «[...] è uno dei casi più clamorosi di enfant troppo prodige per poter sopravvivere alle responsabilità. Campione nato, un Mondiale in 125 a 18 anni, uno in 250 a 20 (al primo anno nella categoria, non ci riuscì neanche Rossi), poi il crollo, psicologico prima che tecnico, e il ritiro nel 2008, a soli 25 anni. Una vita chiusa per aprirne un’altra con la compagna Michela, il figlio [...] “La mia è stata una carriera breve e intensa. Un’escalation continua, ogni anno miglioravo e vincevo qualcosa”. Poi che accadde? “Calo di motivazioni, scarsa cattiveria, a volte materiali inadatti. Ho cominciato a non vincere ed è arrivata la frustrazione: anche un quarto posto sembrava insopportabile. Mi sono incasinato con la testa [...] Mi sono chiuso in me stesso, erano finiti passione e divertimento. Correre era un obbligo e ne soffrivano anche le relazioni: per gli altri ero un peso”. Il primo stop fu nel 2007. “Un anno sabbatico. Per capire”. In quell’anno fece pure il barista. “È stato un ottimo modo per iniziare a dialogare con le persone. Dovevo aprirmi, cercavo qualcosa che mi portasse fra la gente. In questo senso il barista è un lavoro perfetto”. Poi nel 2008 è risalito in moto. “Avevo ancora voglia. Ma è arrivata la paura di farmi male”. Il peggior nemico di un pilota. “Proprio così. Ho fatto brutte cadute, con la pioggia non entravo più neanche in pista. Un blocco peggiore di prima. [...] Continuare non aveva più senso per me, per il team, per gli sponsor. Meglio dare spazio a chi era più arrabbiato di me [...]» (Alessandro Pasini, “Corriere della Sera” 3/9/2010) • «È il terzo ragazzo di sempre, nella classifica avulsa dei più giovani vincitori del mondiale di mezzo: primo Marco Melandri, secondo Valentino Rossi. Ma lui non è un ragazzo, non lo è più da quel giorno d’inizio estate in cui, a 17 anni, perse il padre. Aveva appena corso ad Assen: terzo, il primo podio della vita. Non riuscì a festeggiarlo. Il Duemila fu una stagione di cadute e silenzi: quel giorno, e quella sconfitta personale, avevano inciso definitivamente il suo carattere naturalmente difeso. [...] Papà Claudio lo portava in pista che aveva undici anni, gli consentì di chiudere con la scuola a quattordici e lo accompagnò alla vittoria del campionato italiano al primo tentativo. Poi, per mano, lo ha condotto al motomondiale, ma non ha fatto in tempo a vedere i risultati di quella scelta» (c. z., “la Repubblica” 3/11/2003).