Varie, 6 marzo 2002
POLITO
POLITO Antonio Castellammare di Stabia (Napoli) 11 maggio 1956. Giornalista. Direttore de ”Il Riformista”. Iniziò nella redazione napoletana dell’’Unità”, poi a ”la Repubblica”. Dal 2006 al 2008 senatore (Margherita, Pd) • «[...] ”C’era Federico Geremicca [...] c’erano Marco De Marco [...] Maddalena Tulanti [...] Rocco De Blasi [...] Franco Di Mare [...]. C’era anche Michele Santoro, pro forma, perché non ha mai scritto una riga [...] Bassolino era il nume tutelare di molti giovani napoletani. Una delle ragioni per cui fui scelto come capocronista, perché piacevo a Bassolino [...] Quando mi sono iscritto al Pci non era per adesione a un modello di vita [...] Io volevo iscrivermi al Psi. Alla sezione mi dissero che prima bisognava decidere in quale corrente mettere la mia tessera. E allora mi iscrissi al Pci [...] Il Pci era una forma di liberalismo di emergenza, un modo per uscire dal posto dove stavi e dire io penso ”più in grande’ [...] Uscire da dove? Dalla cappa dia piombo della piccola provincia meridionale. Ero un ragazzo di Castellammare di Stabia, affascinato dalla politica, con una brevissima esperienza, ahimè, in Servire il popolo, subito dopo la parrocchia. E siccome in parrocchia leggevo le Lettere degli Apostoli, i marxisti-leninisti mi facevano leggere, il mercoledì sera, brani di Enver Hoxha [...] ci portavano a Napoli in pullman a sentire Aldo Brandirali, il capo [...] Facevo un giornaletto insieme a Gigi Vicinanza e a Matteo Cosenza, figlio di Saul Cosenza, il grande stalinista duro e puro di Castellammare. Poi la Voce della Campania. E l’Unità [...] Intellettualino, leaderino [...] Secchioncino. Saputello applicato a tutto tranne che alla scuola. Poche ragazze, poco pallone, poche feste, poca discoteca. Vestito per bene. Ci dicevano: ”Il comunista porta la cravatta’ [...] Due anni da pazzo alla redazione bolognese de l’Unità. Donne, motocicletta, balli, strafottenza [...] I comunisti bolognesi erano diversi, gaudenti, pratici. [...] Reichlin era eccezionale. Snob, colto, intelligente. Le riunioni erano uno spettacolo. Arrivava e diceva: ”Come avrete sicuramente letto sul New York Times e su Le Monde di oggi” [...] andato via. ”Con grande senso di colpa. Andavo a guadagnare di più, nella stampa borghese [...] Piero Sansonetti cercò di dissuadermi. Mi disse: ”Ti giustifico solo se entro due anni diventi direttore’ [...] Quando c’era Scalfari io scrivevo commenti, editoriali. Quando è arrivato Ezio Mauro sono tornato a fare il lavoro di governo [...] Il mio era un percorso che non portava da nessuna parte. Quando uno dei caporedattori arriva alla vicedirezione di un grande giornale è finita [...] Quando andai a Repubblica mi dicevano: ”Vai in un posto orribile, dove si scannano’ [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 38/2002). «Visto in tv durante un collegamento da Londra, con quei baffetti da sparviero e quel gessato mirabolante, era preciso spiccicato il caro Sandro Paternostro. Bisogna procurargli il numero di telefono di Carmen Di Pietro. Così, per completare l’allegria della palingenesi» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Il Foglio” 22/11/2001).