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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

Popov Alexander

• Yekaterinburg (Russia) 16 novembre 1971. Nuotatore. Nel 1992 vinse alle Olimpiadi di Barcellona l’oro nei 50 e 100 sl, stesso risultato agli europei del 1993, ai mondiali del 1994, agli europei del 1995, alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, agli europei del 1997, ai mondiali del 1998 fu primo nei 100 ma solo secondo nei 50, agli europei del 1999 secondo nei 100 e terzo nei 50, alle Olimpiadi di Syndey 2000 secondo nei 100, agli europei dello stesso anno primo nei 50, nei 100, nella 4x100 sl e nella 4x100 mista, agli europei del 2002 secondo nei 100 e primo nella 4x100 mista, ai mondiali del 2003 primo nei 50 e 100 stile libero e nella staffetta 4x100 sl, secondo nella staffetta mista. «Leggendario. […] Il nuotatore che si fece mito […] Popov è il nuoto: è bellezza, forza, temperamento. arte, come sostiene Gennadi, il suo vate. Quel Touretski che forse beve unpo’ troppo, ma sa gestire la longevità del più grande come meglio non avrebbe potuto fare. […] Avrebbe voluto ritirarsi dopo i Giochi di Sydney, dove l’argento nei 100 sl gli strozzò l’urlo: non potè diventare il primo nuotatore a conquistare tre ori olimpici consecutivi. Gli disse no Pieter Van den Hoogenband» (Stefano Arcobelli, ”La Gazzetta dello Sport” 25/7/2003). «Un campione inimitabile, tornato in vetta malgrado fosse stato ridotto in fin di vita da una coltellata alla schiena infertagli da un venditore di cocomeri in un mercato di Mosca. Salvato in extremis, pareva un atleta finito, destinato a vivere di ricordi nel salotto di casa con la moglie e i due figlioli. Non è stato così» (’La Stampa” 27/7/2003). «Matt Biondi è scomparso, come Tom Jager, come Gary Hall jr. Anche Michael Klim e Anthony Ervin si sono dissolti. Popov, invece, è sempre lì. SePhelps è il segno nuovo dell’evoluzione e della creatività, Popov rappresenta l’immortalità. Popov appartiene al mito. Se bastò una freccia di Paride al tallone sinistro per far fuori Achille, per Popov non fu sufficiente una pugnalata all’addome, sferrata nella notte di Mosca da un venditore di cocomeri azero. Popov è ancora lì che galleggia sull’acqua, inaffondabile. Bello, alto, elegante, misterioso, se fosse vissuto nell’Ottocento avrebbe potuto essere un ufficiale di Tolstoj o un personaggio di Puskin. Invece non si cimenta in battaglie o duelli. Popov sfida l’acqua, come gli storioni del Volga. Ha uno stile inimitabile. Quando nuota, Popov cattura tutti gli sguardi. Il suo stile libero è un modello intatto. Eppure Popov ha avuto molte vite. Una volta era il ”compagno Popov”, quandocomparve alla ribalta, a 19 anni, vincendo gli Europei del ”91, i 100 stile libero. Poi intorno a lui si sgretolò il sistema sovietico, sotto la spinta della perestrojka e Popov, impassibile, ai Giochidi Barcellona ”92 vinse 50 e 100 stile libero e chiuse l’era di Matt Biondi. Poi andò a scoprire l’Australia, a Canberra. Dopo dieci anni è tornato e continua a vincere. Dopo Barcellona ”92 andò a ripetere la doppietta 50-100 in casa di Gary Hall jr. ai Giochi di Atlanta. A Sydney 2000 la sua era sembrò finita. Il sorpasso di Pieter Van den Hoogenband parve bruciante, definitivo. Invece Popov è ritornato. […] In Russia Popov è rispettato come uno zar, da quando ha rinunciato ad assumere la cittadinanza australiana per restare fedele al suo paese. Quando lasciò la vecchia Europa per l’Australia, rifiutò le proposte di Boris Eltsin, suo concittadino e amico, per seguire il suo allenatore Gennadi Touretski. Prima dell’arrivo di Popov gli australiani non davano importanza al movimento di gambe: hanno studiato Popov e hanno avuto Thorpe, Klim, Hackett. ”Bisogna conoscere la tecnica dei piedi per avere il salto di qualità. Non conta avere piedi grandi, devono essere anche molto flessibili. Thorpe ha piedi grandi e estremamente flessibili. E’ l’ideale”, ha spiegato Popov. Popov ha ”solo” il 48 di piede contro il 52 di Thorpe, ma lo ha lasciato alle spalle. La sua nuotata è da manuale. Il suo record del mondo sui 50 è di 21’’64: con i soli piedi segna 27’’0. L’allenatore di Rosolino, Pope, hadichiarato: ”Abbiamo imparato più da Popov, un nuotatore solo, che da dieci anni di ricerche”. Nel corso di una lunga carriera Popov ha messo assieme un medagliere più vistoso di quelli dei grandi generali dello zar: 46 medaglie olimpiche, mondiali e europee. Perché continua? ”Per i soldi. Perché sono un professionista. Perché Atene è alle porte”, risponde. Le quattro medaglie di Barcellona non saranno le ultime per Alexander Popov» (Greg, ”La Gazzetta dello Sport” 29/7/2003). «Il 24 agosto del 1996 ha rischiato di morire dalle parti dell’Arbat, per una vicenda di angurie e di ragazze non ancora completamente chiarita. A quei tempi era lo zar del nuoto, aveva appena vinto, unico a riuscirci, per la seconda volta l’oro nei 50 e nei 100 stile libero all’Olimpiade di Atlanta, annegando gli americani a casa loro in una riedizione fuori tempo massimo della guerra fredda. Gary Hall junior, con il nonno in galera per frode fiscale, sperava di scrivere una bella storia di sport e umanità. Venne battuto e si dovette accontentare di inventare l’ennesimo soprannome per il ragazzo di Sverdlosk che aveva imparato a nuotare, dopo aver rifiutato l’acqua per paura fino a otto anni, nel santo padre Volga, davanti alle rive dove l’Urss aveva salvato se stessa e il mondo dalle armate naziste. Con il soprannome ”Big dog”, grande cane, Popov si fece le sue vacanze a Mosca e andò a una festa di compleanno. Mentre passeggiava, non si sa ancora se per alcune offese di questo ambulante di angurie alla ragazza di Sasha, a un’altra del gruppo o per una questione di prezzi delle angurie o per il caldo dell’agosto moscovita, sta di fatto che si ritrovò con un coltello piantato tra stomaco e rene, sfiorati i polmoni. Finì sotto i ferri per tre ore e, per sua fortuna, solo una lunga cicatrice ricorda il tragico episodio» (Roberto Perrone, ”Corriere della Sera” 3/4/2002).