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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

PORETTI

PORETTI Giacomo Villa Cortese (Milano) 26 aprile 1956. Attore. Comico. Appartenente al trio Aldo, Giovanni e Giacomo con Aldo Baglio e Giovanni Storti • «[...] Sia travestito da circense bulgaro, da martellante Tafazzi o da avvoltoio, ”Giacomino” con gli altri del trio ha proposto una comicità semplice e pulita che ha sbancato spesso l’auditel in tv e il botteghino a teatro e al cinema. [...] ”[...] l’oratorio per me è stato fondamentale. Sono nato da una famiglia di operai a Villa Cortese, vicino a Legnano, e come tutti i ragazzini frequentavo l’oratorio. Era bellissimo, tra una lezione di catechismo con qualche sbadiglio, qualche scappellotto e ore passate a giocare a calcio. Lì è nata la passione per il teatro. Don Giancarlo aveva creato una filodrammatica. Tra gli 8 e gli 11 anni ho cominciato così a recitare, era un gioco bellissimo, veniva tutto il paese. Tanto che da ragazzo volevo entrare nei Legnanesi, ma non mi presero [...] Poi ci fu la rottura con tutto, coi genitori, con la Chiesa. Facevo la terza media, e mi misi in contrapposizione, dolorosa ma necessaria, con tutto. Mollai la scuola per geometri per andare a lavorare in fabbrica come metalmeccanico. Un grande errore, perché poi ho capito che avrei voluto laurearmi o in medicina o in lettere ma è stato impossibile. A 18 anni entrai in ospedale come infermiere. Nel frattempo mi davo al cabaret e alla contestazione politica [...] Erano i primi anni – 70 e venni tirato dentro dai gruppi della sinistra più contestatrice. Idealità molto forti, ma anche rigidità e intolleranza. Il marxismo portava a considerare nemici quelli che non la pensavano come te. Ricordo un episodio che mi fece riflettere: alla scuola per infermieri insegnava un professore di Cl con cui avevamo idee divergenti. Era il primo maggio del 1979: ci fu una zuffa in piazza Duomo tra noi e i ciellini e mi ritrovai faccia a faccia col professore, tutti e due pronti a colpirci con l’ombrello. Ci guardammo negli occhi, ci fu un attimo di imbarazzo e abbassammo le ”armi’. [...] Io ho fatto l’infermiere per 11 anni, di cui 5 in oncologia. stata un’esperienza umana molto forte. Ho visto morire centinaia di persone. Di 3 o 4 di loro ho un ricordo indelebile. Ma dovevo stare attento a non affezionarmi. Quando morì il mio primo paziente per due giorni non andai in ospedale, volevo mollare tutto [...]”» (Angela Calvini, ”Avvenire” 25/1/2009) • Lucio Martignoni, amico d’infanzia e collaboratore del Trio: «A 14 anni andava a scuola all’istituto Bernocchi, a Legnano, e il pomeriggio faceva l’operaio in un’azienda metalmeccanica a Villa Cortese. A un certo punto entrò all’ospedale di Legnano come infermiere nel reparto ortopedia; frequentò dei corsi e divenne caposala a neurologia. Aveva una grande passione per il calcio e, col tempo, per la lettura. Non lo sentii mai dire: ”Mi piacerebbe fare il comico”» (Paolo Ziliani, ”Panorama” 7/1/1999).