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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

POWER

POWER Romina Los Angeles (Stati Uniti) 2 ottobre 1951. Figlia del grande attore di Hollywood Tyrone, cantante, è stata a lungo sposata con Al Bano: «’Ci saràaa...anche un modo più umano per dirsi ti amo di più”, cantavano e vincevano Sanremo i Carrisi nel 1984. E già erano sposati da 14 anni: esattamente dal 26 luglio 1970, malgrado Linda Christian, mamma di Romina che per l’allora giovanissima e promettente attrice, figlia di tanto padre (il bellissimo Tyron Power), avrebbe voluto qualcosa di più che un ragazzo di campagna cantante di successo. Ma i piccioncini si amavano e amavano la loro vita a Cellino tra le vigne e in giro per il mondo a cantare. Nel ’94 la tragedia della scomparsa di Ylenia, la primogenita, svanita nel nulla a New Orleans, ha cambiato tutto. Anni di angosce, dove ognuno ha preso strade diverse. Senza un perché, forse tanti. E nel ’99 la decisione di separarsi. Ed era tutto» (Paola Pollo, ”Corriere della Sera” 8/11/2001). «Il romanzo di formazione di Romina ha una star come Linda Christian, una mamma che ha ballato con tutti i vizi e vezzi di Hollywood e Cinecittà messi insieme: i suoi appetiti sessuali e la sua capacità di rimbalzare da un letto a un panfilo, da un jet a un grand hotel, da una guardia del corpo a Maurizio Arena. Sullo sfondo di una trama da romanzaccio, ecco farsi sotto una adolescente Romina. stata una lolita atipica. Ha interpretato soprattutto film bruttissimi, eppure le copertine dei rotocalchi si riempivano di lei, nuda come un gamberone con il treccione. Prima di cadere, arriva inaspettato il salvagente Albano. Il mito di Cenerentola. Ma in versione maschile: il cafone del sud che sposa la figlia di un divo di Hollywood. Per ben 32 anni, hanno incarnato il modello della vita coniugale che il nostro tempo ha quasi estinto. Poi la separazione. Dal mito alla mitomania. Ecco Romina che prende in mano il pennello e si autoproclama pittrice: vernice e gran can can di quadretti imbarazzanti a Venezia. Fallito il primo hobby da single, si affianca a Fabrizio Frizzi per condurre su Rai Uno Per tutta la vita. Uno show talmente esaltante che Romina confessa: ”Lo faccio solo per pagare l’Irpef”. Grazie all’affettuosa amicizia intrecciata con Alain Elkann, batte quindi a macchina un romanzo che precipita nel vuoto delle magnifiche rese. Il post divismo non si digerisce con un Alka-Seltzer e la signora si innervosisce: viene puntata dai paparazzi all’Hotel Hilton e scoppia la sua collera inondando di insulti chi non ha garantito la sua privacy. Gran finale con Romina che strappa la tessera di socia in faccia al direttore. La signora, però, a volte si rilassa: nella tenuta di Laura Biagiotti a Guidonia scopre che il golf, indossando un chachemire, è un modo piacevole per tappare le buche della vita. Poi Romina s’inventa attrice di teatro. A proposito del suo ruolo in Monologhi della vagina, dice: ”Devo interpretare il ruolo di una donna che non trova la clitoride. Avrei preferito i pezzi sul parto: ne ho fatti quattro”» (Roberto D’Agostino, ”L’Espresso” 22/11/2001). «[...] Nell’estate del 1967 mia madre era stata invitata dal re Hussein di Giordania, che era un suo grande ammiratore, a passare le vacanze ad Aqaba, sul Mar Rosso. Mia madre era un po’ pazzerella, era la replica perfetta della mamma strega testa rossa di Samantha (quella della serie televisiva americana Bewitched, Mia moglie è una strega nella versione italiana) e si divertiva a combinarne di tutti i colori. Un giorno, dopo cena, non so cosa le sia venuto in mente, ha infilato di nascosto delle gocce di Lsd nel tè del Re (in quel periodo psichedelico mamma viaggiava portandonsene sembre dietro una boccetta piena nel beauty case) [...] Per me l’Lsd non è mai stato negativo, io lo prendevo regolarmente, c’era un periodo in cui lo prendevo praticamente tutti i giorni appena mi alzavo [...] Non ho mai capito quei reportage di gente che usciva fuori di testa, che reagiva male. Nessuno se ne accorgeva quando io lo prendevo. Avevo molti amici che lo facevano naturalmente, nei vari salotti si parlava molto di questa esperienza, c’era molta curiosità» (da Underground italiana. Interviste ai beautiful loosers, Matteo Guarnaccia, Malatempora, pubblicato su ”Sette” n. 16-17/2000). «[...] la sua vita è caratterizzata dalla tragedia, che tutti conoscono, della scomparsa di sua figlia Ylenia e dalla rottura, inaspettata, del matrimonio con Al Bano. [...] ragazzina a Roma, figlia di Tyrone Power e Linda Christian, attori famosi a Hollywood e nel mondo [...] si innamora di Al Bano, un cantante della provincia italiana e lo segue di slancio e senza diffidenza a Cellino San Marco, nel profondo sud degli anni sessanta. Ma com’è stato possibile? [...] ”Mio padre morì quando avevo sette anni. Dagli Stati Uniti io finii a vivere con una nonna in Messico, poi nei collegi con le suore, poi con la mamma, quando ero in quinta elementare, più o meno a nove anni, mi ritrovai a Roma, in una scuola italiana. Pensi solo ai cambiamenti di lingua, per valutare le difficoltà: in due anni, per studiare, passai dall’inglese allo spagnolo all’italiano. [...] L’Italia piaceva a mia madre e al suo compagno, Edmund Purdom, un uomo molto amante della musica classica. Un uomo positivo, con valori precisi: il lavoro prima di tutto. E di cultura e passioni anglosassoni. Così, dopo due anni, mi ritrovai in un altro collegio, in Inghilterra, nel Kent [...] Dell’Inghilterra ho bei ricordi. In collegio si facevano tante cose, oltre a studiare: decorazione, judò, atletica leggera... E nacquero amicizie, che si sono consolidate e hanno resistito fino ad oggi: gli inglesi non sono volubili come i latini, sono stabili e costanti negli affetti [...] Mio padre è fondamentale per la mia vita. Mi sento simile a lui e alle sue radici, irlandesi e francesi [...] Non ricordo niente, assolutamente niente, di lui. E forse questo spiega la mia lunga, minuziosa ricerca: per tutta la vita ho cercato di ricostruire tutto ciò che lo riguardasse. Intervistando (e invidiando) quelli che lo conoscevano [...] Forse è stata una rimozione. Mi dicono che ho rimosso i ricordi per non soffrire. E mi dicono che potrei recuperarli con l’ipnosi. Ma ho paura di affrontarla. Mi bastano i sogni: ho ricostruito la figura di mio padre attraverso i sogni [...] Morire a 44 anni... Mi sembrava un’ingiustizia. Oggi, a volte, mi sorprendo a pensare di aver oltrepassato l’età in cui lui se ne andò, è una strana sensazione pensare di aver vissuto più di lui” [...] un’altra esperienza precoce, il debutto nel cinema, in un film con Tognazzi. ”Molti insinuarono che l’ingaggio dipendesse dal mio cognome famoso. Invece feci un provino casuale per De Laurentis: nessuno sapeva chi fossi. Pensavo a una cosa passeggera e invece, come sappiamo, non è andata così [...] Sfumature di malinconia sono abituali, per il segno della Bilancia. Sono nata il 2 ottobre, lo stesso giorno di Gandhi [...] avevo avuto una lunga storia con Stash, il figlio di Balthus, il famoso pittore. All’epoca avevo 15 anni e lui 24. Ci innamorammo subito, la prima sera. [...] Abbiamo vissuto due anni insieme. Stasc non assomiglia al padre. quieto, affettuoso, originale. Fa film non commerciali. Ha talento, senza ambizioni: disegna e costruisce un’auto, ma per realizzarne una sola. anche un alchimista. Un idealista, un sognatore [...] fui io a lasciarlo. Un uomo aperto, attento, sempre presente nella mia vita [...] Certo mi dispiace essere identificata e ricordata come il ballo del qua qua. Sono frustrazioni tipiche del mondo dello spettacolo. Ho fatto un album, nel ’73, di cui sono orgogliosa, Ascolta, ti racconto di un amore. Un album rimasto inosservato, non era commerciale. Succede sempre così. [...]” [...]» (Cesare Lanza, ”Sette” n. 24/2000).