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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

POZZETTO

POZZETTO Renato Milano 14 luglio 1940. Attore. Comico. Famoso dapprima in coppia con Cochi Ponzoni (Cochi&Renato) e poi come solista • «[…] era il 1968 e la tv aveva solo due canali. Se c’era qualcuno illuminato, che scorgeva il nuovo e magari il geniale e ti portava in tv, ti vedevano quasi tutti. E se piacevi, era fatta. Andò così […] ”Eravamo surreali, ma alla fine si capiva quasi tutto: il numero che ci identificava di più era quello con il poeta e il contadino, io ero ovviamente il contadino che faceva ammattire con la praticità Cochi, poeta etereo e insopportabile nella sua petulanza”. L’estate successiva c’è un disco a suo modo storico […] quelle cose assurde e bellissime che si chiamavano La canzone intelligente o La gallina. Quel disco va in classifica e piace a tutti. La tv adesso li cerca e firmano contratti più lunghi: alle spalle il giro milanese storico, Jannacci e Beppe Viola soprattutto, che presidiano il Bar Gattullo di Porta Lodovica dove nasce tutto e prosegue tutto. In tv li cercano, il cabaret prosegue a livelli importanti, le caratterizzazioni sono precise. Capire come due tipi così diversi possano coesistere non è del tutto semplice. Dice Renato: ”Eravamo perfettamente complementari, praticamente lo siamo ancora”. […] L’apoteosi e il massimo del successo risale a sei anni dopo, nel senso che a quel punto i due sono parte integrante del sabato sera in tv, Canzonissima. Significa spettatori a palate, cifre che oggi farebbero gridare al miracolo, anche venti milioni ed era in fondo una cosa normale. Ma quel sabato sera è anche l’inizio della fine, nel senso della coppia. Perché Cochi scende a Roma per le prove, registra, lavora ed è impeccabile. Lo è anche Renato, s’intende, si presenta puntuale, prova, registra impeccabile, ma arriva sempre un po’ di corsa, in quanto durante la settimana prende un aereo e va in Spagna sul set di un film: lo sta girando Flavio Mogherini e si chiama Per amare Ofelia. Renato ci tiene, tanto. Al punto che lo hanno ingaggiato per una cifra simbolica e i soldi per i viaggi li mette a lui. Alla fine va in perdita, ha speso molto di più di quanto ha guadagnato, ma lì, succede tutto. Per amare Ofelia è un successo clamoroso, la gente fa la coda, il film incassa uno sproposito e lì, per forza di cose, cambia tutto. […] Renato fa incassi al cinema. Quindi bisogna tornare su quel momento della separazione, anche perché a frugare nella memoria tornano righe scritte da Beppe Viola. Diceva che alla proiezione del primo film, l’intero bar Gattullo si presentò compatto e ne uscì a pezzi, chiedendosi come fosse possibile, chiedendosi se davvero Renato dovesse infilarsi in una strada così. Dice Renato: ”Ma no, Beppe scrisse quelle cose per prendermi un po’ in giro”. Però: ”Jannacci ci rimase male, lui sì. Mi fece un lungo discorso, rimasi molto stordito. Non sapevo che fare. Ma poi feci quello che mi sentivo: andai a Roma fuori dal cinema dove proiettavano il film, c’era sempre la coda degli spettatori e decisi che pazienza, doveva andare così. Enzo aveva le sue ragioni, ma io in pratica me n’ero già andato”. Strade diverse, per venticinque anni, non uno scherzo. I primi tempi, però, qualche fugace compattamento per qualche film (Sturmtruppen). […] Renato infila un successone comico dietro l’altro al cinema. Per curiosità, dopo Per amare Ofelia, quanto aumentò l’ingaggio per il secondo film? Dice Renato: ”Se ricordo bene, venti volte tanto”. Strade che non si incrociano per un sacco di tempo. Mentre Renato inizia serie miliardarie come I pompieri insieme a Paolo Villaggio [.,..] Il ricongiungimento è del Duemila. che intanto era successo altro. Spiega Renato: ”A un certo punto la deriva dei film che mi chiedevano di fare era diventata un po’ forte”. Significa, spiega, che sì, i film più ambiziosi girati, come Da grande sono stati quelli che hanno incassato di meno, e allora d’accordo, bisogna fare la commedia, ma a un certo punto uno diventa quasi anziano, e i registi delle commediacce chiedono sempre di più: ”Quando si arriva a dover girare scene con il pannolone frignando e fingendo arrapamenti, allora è ora di chiudere”. […] La strada, alla fine, torna una per entrambi, come un ricompattamento naturale dopo le tortuosità della vita. Nel 2000 arriva una fiction tv che, in teoria, è un evento: Nebbia in Val padana. Parte forte - la curiosità è tanta - poi l’audience cala via via. Dice Renato: ”Una storia impossibile. Firmiamo il contratto e dopo, solo dopo, scopriamo che il regista è un altro e non è quello scelto da noi, che tre attori sono piombati da chissà dove, anzi lo sapevamo benissimo da dove. andata così”. Tanto è vero che tornano in teatro. Debutto ad Ascoli, nel 2001. Fanno i vecchi numeri, li riadattano, ne scrivono nuovi. Girano abbastanza, finiscono il tour si fermano ancora. Ne parlano. Finché arrivano Gino e Michele. […]» (Antonio Dipollina, ”la Repubblica” 6/3/2005).