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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

PRINCE

(Roger Nelson) Minneapolis (Stati Uniti) 7 giugno 1958. Cantante. Artista poliedrico, ha saputo alternare pop, funk, folk e rock. Il disco che ne ha fatto una superstar è Purple Rain (1984): oltre 10 milioni di copie vendute negli Usa e per 24 settimane al numero uno • «Un musicista straordinario, colto, vitale e, soprattutto libero. Ha scelto, prima fra le star, di avere con il suo pubblico un rapporto non mediato dalle case discografiche. Ha aperto un sito (npgmusicclub.com, 100 dollari all’anno di diritti di ammissione) grazie al quale comunica con i fan e vende i suoi dischi» (Laura Putti, ”la Repubblica” 31/10/2002). «L’artista internazionale che vanta il contenzioso più massiccio della storia del rock. […] Decise di liberarsi in una notte della sua casa discografica, la Warner, consegnando all’alba i quattro album che ancora doveva per contratto. Firmò con Emi, ma i tribunali gli dettero torto e gli fu impedito, a colpi di citazioni e sequestri, di pubblicare album col nome Prince. Lui allora pubblicò canzoni, vendute soprattutto via Internet, col nome di Tafkap, acronimo che sta per ”The artist formerly known as Prince” (l’artista in precedenza conosciuto come Prince). Solo nel 2001 è tornato a ”firmarsi” Prince» (Mario Luzzato Fegiz, ”Corriere della Sera” 6/10/2002). «Una clamorosa lite con la Wea portò il Genietto di Minneapolis a scriversi ”schiavo” sulla guancia e a non utilizzare a lungo il proprio nome; pubblicò alcuni dischi appoggiandosi ad altre majors, e in seguito si trincerò dentro Internet. Nessuno come Prince potrebbe parlarvi con conoscenza di causa di luci ed ombre connesse all’utilizzo dell’industria discografica; sta di fatto che egli non è più ”The Artist” soltanto dal 2000. Il suo nome è tornato a circolare con nuovi album come Rainbow Children, il live One Nite Alone, lo strumentale N.E.W.S. che però si riuscivano a trovare nella distribuzione tradizionale solo a fatica [...] intanto il suo nome scompariva da giornali e riviste musicali, e non se ne parlava che di rado in tv, cosa non lieta per chi deve far conoscere la propria opera al mondo. La latitanza discografica di Prince è stata peraltro alleggerita dalle numerose esibizioni nel mondo, e in Italia da un superbo concerto che la star tenne a Milano il 2 novembre del 2002, in un Palatrussardi (o come diavolo si chiamava all’epoca) strapieno di novemila fans che non avevano dimenticato quanto fossero trascinanti e originali le sue serate, sempre al di sopra delle attese» (Marinella Venegoni, ”La Stampa” 16/4/2004). «La malizia, quella non gli è mai mancata. E anche se oggi è diventato un testimone di Geova, e certi eccessi sessuali li ha lasciati al passato, Prince sembra affacciarsi dalla copertina del nuovo disco come da una finestra, il viso da cerbiatto, sempre vagamente infantile, gli occhi neri che guardano di sbieco e sembrano dire: ”Sì, sono tornato”. E con un titolo imponente: Musicology. La musica secondo Prince. O, di più, la musica come dovrebbe essere. Ma dov´era finito? In realtà non era mai scomparso del tutto e i fan più agguerriti lo sanno bene (’Non ho mai smesso di suonare e fare dischi” risponde seccato a chi gli parla di ritorno), ma sicuramente aveva eluso, o quantomeno spiazzato, il circo mediatico, almeno da quando nel 1995 si era presentato alla cerimonia dei Brit Awards con dipinta sulla faccia la scritta ”slave” in chiaro riferimento all´industria discografica. Da lì una guerra senza quartiere. Tra i tanti sassolini da togliersi c´era la vecchia storia del Black album un disco che Prince avrebbe voluto pubblicare in assoluto anonimato, una copertina nera, senza scritte, e con proibizione assoluta di far uscire il suo nome. Ma dalla Warner erano trapelate voci e il gioco saltò. Non solo, Prince ce l´aveva soprattutto coi contratti che legavano gli artisti alle case discografiche, vincoli eccessivi, espropriazioni, poca libertà di manovra. Da quel momento Prince ha fatto album mediocri per adempiere sbrigativamente al vecchio contratto, ha perfino dissolto il suo nome, imponendo prima il simbolo dell´amore come firma esclusiva, e poi la dicitura The artist formerly known as Prince, di solito abbreviata in Tafkas, poi ha scelto Internet come dominio privato per far conoscere la sua musica direttamente ai fan, saltando a pie´ pari i passaggi canonici. Ma per il mondo Prince era scomparso, e con lui l´amara sensazione di aver perso nel nulla uno dei più straordinari inventori e performer della musica degli ultimi vent´anni, simbolo oltretutto di un totale e definitivo crossover tra i generi. Come Jimi Hendrix, Prince è nero, e della musica nera aveva per intero la memoria, ma attraversava con disinvoltura il rock, inventava veri e propri musical che lasciavano storditi ed estasiati. Possibile che lo stesso personaggio che aveva incantato il mondo della musica con Purple rain e Sign of the times, solo per citare i più famosi, si fosse rassegnato a un ruolo oscuro e di retroguardia? Ad aggravare la situazione erano arrivate notizie poco felici sul suo privato. Dal suo primo matrimonio era nato un figlio gravemente malato e morto poco dopo la nascita. Poi il divorzio e da lì un ulteriore lungo silenzio. Poi, piano piano, la rinascita. Un disco, Rainbow children, finalmente di nuovo bello, anche se circolato per via quasi clandestina, poi la notizia di un nuovo matrimonio con una ragazza dal nome italiano, in realtà canadese, Manuela Testolini, di quasi vent´anni più giovane di lui [...] e finalmente [...] un clamoroso rientro. A febbraio 2004 ha duettato con Beyoncé alla cerimonia dei Grammy, ricordando al pubblico di che devastante intensità possono essere le sue esibizioni e ha continuato a infiammare il pubblico che lo aspettava da molti anni, prima accettando l´investitura alla Rock´n´roll Hall of fame, dove ha sbalordito la platea con un meraviglioso assolo di chitarra sul pezzo beatlesiano (anzi di George Harrison) While my guitar gently weeps, e facendosi introdurre da Outkast e Alicia Keyes che ha letto parole accorate (’Ci sono tanti re, Enrico VIII, re Salomone, re Tut, re Giacomo, Kink Kong, ma c´è un solo Prince”) poi ha ricominciato a fare concerti [...]» (Gino Castaldo, ”la Repubblica” 18/4/2004).