Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

PROTTI Igor

PROTTI Igor. Nato a Rimini il 24 settembre 1967. Calciatore. Del Livorno. Capocannoniere del campionato 1995/96. «Riminese di nascita ma livornese di adozione (’Il mio ambiente ideale, sono tornato qui dopo averci trascorso tre stagioni all’inizio della carriera”), è un tracagnotto col vizio del gol. [...] Sei anni fa in serie A finì alla pari con Beppe Signori nella classifica dei cannonieri, ritagliandosi un momento di gloria. ”Giocavo nel Bari al fianco di Kennet Andersson. Lui prima punta e io seconda, il mio ruolo ideale. Mi è sempre piaciuto girare al largo per proiettarmi in area al momento opportuno. Segnammo 36 gol in due, un bottino che non bastò a evitare la retrocessione. Una amarezza che guastò un po’ la soddisfazione per il primato tra i bomber. La squadra era brava a metterci nelle migliori condizioni per sviluppare un micidiale gioco offensivo. Il resto lo fece la testa. Tutto mi riusciva facile, battevo i portieri avversari da qualsiasi posizione, segnare era diventata una piacevole consuetudine”. Quasi vent’anni di pallone, ma soltanto cinque stagioni in serie A, due col Bari, altrettante con la Lazio e una col Napoli. ”Chissà, forse avrei meritato qualcosa di più. Ma a me non piace guardare indietro. Quando cominciai a giocare nel Rimini, coronando una passione che avevo contratto sin da bambino, mi sembrava addirittura impossibile poter arrivare sino alla serie A. Invece, ce l’ho fatta, sia pure per poco. Se devo fare un bilancio della mia carriera, posso ritenermi appagato da tutto quello che ho ricevuto dal calcio”. Nessun rimpianto? ”Soltanto uno. Credo di essere stato l’unico capocannoniere nella storia del calcio italiano a non essere mai convocato per un raduno azzurro. Ci ho sperato spesso, però sempre invano. Nel ’96 arrivai soltanto a sfiorare la nazionale olimpica. Il commissario tecnico era Cesare Maldini, che doveva scegliere tra Marco Branca e me per i Giochi di Atlanta. Preferì Branca e io ci rimasi malissimo”. Se nel passato di Protti la stagione del primato tra i cannonieri è quella da incorniciare, ce n’è stata una che lui non vorrebbe aver mai attraversato. ”Napoli, campionato 1997-98, il peggiore nella storia della squadra partenopea. Una situazione invivibile. La società non offriva nessun punto di riferimento, gli allenatori venivano e andavano, i giocatori pure. Come se non bastasse, mi infortunai e dovetti essere operato alla caviglia destra”. Della stagione precedente, trascorsa alla Lazio, Protti ricorda invece il cambio tra Zeman e Zoff (’Uno degli allenatori che ho apprezzato di più, assieme a Fascetti e Materazzi”) e una singolare sfida con Signori sulle rispettive stature da piccoletti. ”Lui sosteneva di essere più alto di me. Un giorno ci misurammo accuratamente davanti a tutti i compagni. Vinsi io per un centimetro. Fisicamente io e Beppe siamo forse un po’ fuori moda. Oggi se un attaccante non è alto almeno 180 centimetri non viene neppure preso in considerazione”» (Mario Gherarducci, ”Corriere della Sera” 13/2/2002).