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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

Puskas Ferenc

• Budapest (Ungheria) 2 aprile 1927, Budapest (Ungheria) 17 novembre 2006. Calciatore. Vicecampione del mondo con l’Ungheria nel 1954. Vinse le Olimpiadi del 1952 e, con la maglia del Real Madrid, tre coppe dei Campioni (1958/59, 1959/60, 1965/66). Secondo nella classifica del Pallone d’Oro 1960 (dietro Luis Suarez, davanti a Uwe Seeler) • «[...] Giocò nella più bella squadra di tutti i tempi, la Honved di Budapest, poi in quella appena un po’ sotto, il Real Madrid. Vinse un’Olimpiade (1952) e una Coppa dei Campioni (1960) segnando quattro gol in finale, andò 84 volte in nazionale segnando 85 reti, si fece sfilare sotto il naso una Coppa Rimet dalla Germania (1954), regalò bellezza e genio allo stato puro per poi invecchiare e ammalarsi, essere costretto a cure costosissime, finire in miseria, chiedere aiuto ed essere preso in giro. [...] La sua grandezza non si pesa, non ha prezzo perché forse ha troppo valore. Puskas visse un avvenimento che segnò il Novecento, l’invasione ungherese, in seguito alla quale la grande Honved venne sciolta. Allora il campione si trasferì a Madrid, naturalizzandosi spagnolo. Nel Real, che un giorno gli avrebbe rubato i soldi sotto il materasso, arrivò già trentunenne ma riuscì ugualmente a vincere cinque campionati dal’61 al ’65, più la Coppa dei Campioni delle quattro reti: 7-3 all’Eintracht Francoforte, ed era il quinto trofeo consecutivo dei merengues. [...]» (Maurizio Crosetti, “la Repubblica” 14/10/2005) • «Uno dei migliori attaccanti del ventesimo secolo: gli 83 gol segnati segnati con la maglia della nazionale ungherese costituiscono un record mondiale […] Tecnica, rapidità d’esecuzione, fantasia e senso tattico erano, insieme con la straordinaria potenza delle sue conclusioni di sinistro (che in Spagna gli valsero l’appellativo di Canoncito Pum), le qualità di questo campione dalla vita estremamente avventurosa» (S.L.P. Enciclopedia dello Sport, Treccani 2002) • «Dubitarono di lui gli spagnoli. Tozzetto, ventre di spicco, il ciuffo definitivamente ammansito da severe pomate, Ferenc Puskas mostrava nel ’57 tutti i suoi trent’anni. Fu sufficiente osservarlo una volta sola mentre torniva la sfera di sinistro e spingardava a rete di collo al volo o di controbalzo frustando la palla tangenzialmente, per restituirgli rispetto. Il transfuga ungherese rinacque a Madrid, rivinse e solo a vederlo entrare in campo al fianco di Kopa, Di Stefano e Gento, in tanti della squadra avversa pensarono di girare i tacchi e tornarsene a casa. [...] Mai avrebbero potuto avere di queste debolezze gli inglesi il 25 novembre 1953. [...] Wembley. Ci sono da celebrare i novant’anni della Football Association [...] Un minuto, magiari a segno con Hidegkuti [...] Sewell, pareggio. Hidegkuti di nuovo. Ed è subito Puskas. Minuto 24, parole di Leone Boccali: “[...] Czibor, l’ala sinistra, ricevette il passaggio in avanti dal suo collega di destra Budai, appunto in posizione d’ala destra, di dove cenrava verso Puskas, spostatosi anche lui, il quale con una specie di ‘carambola’ ingannava il difensore e quindi saettava di sinistro imparabilmente”. La carambola? Sì, su se stesso. Puskas riceve spalle alla porta e controlla di piatto, Eckersley, il terzino, compie la sovrana sciocchezza di dargli un metro. All’istante, con l’interno sinistro Puskas si accompagna la palla sotto il baricentro danzando in semi-giravolta, una sorta di slittamento laterale che lo prospetta di faccia al portiere Merrick. Eckersley ha tentato d’intervenire sull’arresto dell’ungherese, ha messo gamba raspando aria, povera anima da kick’n run, è rimasto allocco davanti alla malía sconosciuta: “Il pallone era lì, lo giuro...”» (Andrea Aloi, Do di piede, Editori riuniti 2001) • «Accadde nel 1961. Il Real Madrid affrontava sul suo campo l’Atletico Madrid. Appena iniziata la partita, Ferenc Puskas [...] batté una punizione dal limite dell’area ed il pallone si infilò in rete. Ma l’arbitro si avvicinò a Puskas che festeggiava con le braccia al cielo: “Mi dispiace”, si scusò, “ma non avevo fischiato”. E Puskas tirò di nuovo. Sparò di sinistro, come prima, e la palla fece esattamente lo stesso percorso: passò come palla di cannone sulle stesse teste degli stessi giocatori della barriera e andò a depositarsi, come il gol annullato, nell’angolo sinistro della porta di Madinabeytia, che si tuffò esattamente come prima e non riuscì, come prima, neppure a toccarla» (Eduardo Galeano, Splendori e miserie del gioco del calcio, Sperling&Kupfer 1997).