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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

PUTZER Karen

PUTZER Karen. Nata a Nova Levante (Bolzano) il 28 settembre 1978. Sciatrice. Nella stagione ’97-’98 arriva il primo podio nel superG di Cortina. Due successi in superG a St. Moritz nel 2000 e nel 2001. Argento in gigante e bronzo in combinata ai Mondiali 2001, bronzo in superG all’Olimpiade 2002. «Papà Adolf e mamma Helga non hanno mai nascosto il loro amore smisurato per lo sci tanto da chiamare il primo figlio Marc (come Girardelli) e il secondo Pirmin (come Zurbriggen). Forse mai avrebbero pensato che invece i loro sogni li avrebbe realizzati Karen, la figlia di mezzo, quella destinata allo studio, che ha conquistato la maturità classica con il massimo dei voti. Nata con quei piedi capaci di sentire il terreno, vinceva dappertutto e in tutte le categorie, soprattutto in gigante, tanto che si è affacciata sulla scena della coppa del Mondo con già in carniere 4 titoli mondiali juniores. Un curriculum da predestinata, ma la parte più bella della favola Karen la deve ancora scrivere. Lei è nata nella terra delle favole, a Nova Levante, fra quei boschi del lago di Carezza che la leggenda racconta popolati dalle fate. [...] Nella sua vita non c’è più un momento libero, fra allenamenti di discesa, superG, gigante, slalom e la preparazione fisica. Ma il grande sogno l’ha presa completamente, le nuove fatiche l’hanno già fatta entrare in una nuova dimensione umana. ”Sì, penso alla coppa del Mondo, ma so che la strada per arrivarci è ancora lunga”» (Pierangelo Molinaro, ”La Gazzetta dello Sport” 26/10/2002). «La poliziotta che ama le leggende del lago Carezza, la ragazza acqua e sapone che sogna di conoscere Tom Cruise» (Flavio Vanetti, ”Corriere della Sera” 23/12/2001). «’La mia prima tuta da sci era azzurro turchese. Tinta unita. Semplice, ma bellissima per il mio cuore. Avevo otto anni quando l’ho indossata per vincere la prima gara internazionale importante della mia vita: il gigante al trofeo Pinocchio sugli sci, all’Abetone. Credo fosse il 1986”. Avere lo sci nel sangue è normale per una bambina che nasce a Nova Levante, un paese che si trova sulla strada che da Bolzano porta al lago di Carezza e poi scollina in Val di Fassa. E lei non poteva certo fare eccezione, anche perché in famiglia il padre Adolf, maestro di sci, ha sgrezzato il suo talento naturale e l’ha accompagnata nella sua formazione. ”Quel giorno all’Abetone c’era un gran sole. Mi è solo dispiaciuto quando le mie avversarie mi hanno fatto notare che parlavo male l’italiano. Ma era normale, avevo cominciato da poco a impararlo a scuola”. Ha sempre avuto una sensibilità particolare sugli sci. Da bambina era una carta assorbente, guardava, studiava, imparava. E soprattutto si poneva dei traguardi: prima vincere le gare dello sci club, poi un posto nella squadra del comitato, quindi la nazionale. Non ha mai cercato di fare il passo più lungo della gamba. Anno dopo anno ha vinto tutti i titoli italiani giovanili, quindi il Trofeo Topolino e nel 1994 è entrata nel giro della nazionale. E lì ha cominciato a dimostrare il suo carattere, la sua decisione. I responsabili tecnici la volevano impiegare solo in slalom e gigante, mentre lei era sicura di potersi esprimere bene anche nelle prove veloci, soprattutto in superG. ”Ho vinto il mondiale juniores di gigante nel 1996, ma ho dovuto aspettare un anno per potere partecipare, e vincere, anche nel superG che ho abbinato al secondo oro nel gigante e a quello della gran combinata. Solo dopo quella vittoria mi hanno autorizzata a provare la gara veloce in Coppa, dove all’esordio a Mammouth Mountain sono arrivata nona e nella gara successiva undicesima, entrando nel gruppo delle prime trenta”. Questi risultati convinsero il direttore agonistico, Giorgio D’Urbano, a inserirla nella squadra di discesa e superG. La scelta però non le piacque. ”Ero disorientata, non avevo le idee chiare. Mi sentivo più a mio agio nelle prove tecniche e non mi andava di abbandonarle del tutto. Avrei preferito mantenere un equilibrio diverso. Mi sono adeguata, ma senza entusiasmo. Alla fine dell’anno, era il 1998, si sono resi conto che l’esperimento era fallito, anche se ero riuscita a salire sul primo podio di Coppa in superG a Cortina e sono tornata con la squadra delle slalomiste”. Dopo un’altra stagione opaca, un improvviso raggio di sole, in una mattinata grigia, l’ha aiutata a vincere nel superG di St. Moritz. Non è stata solo una coincidenza fortunata, ma il primo passo verso la maturazione tecnica. Poi nel 2001 ha indossato le prime medaglie mondiali: una collana d’argento in gigante e una di bronzo in combinata a St. Anton in Austria. Nel 2001 il cielo si è aperto ancora per renderle omaggio nel superG di St. Moritz e lei ha offerto il bis. Il suo sorriso luminoso ha ispirato anche la Ceccarelli che, nella sua scia, è uscita per la prima volta dall’anonimato. Si è presentata all’Olimpiade di Salt Lake City con ambizioni precise. Ha acchiappato il bronzo nel superG, nella giornata di gloria della Ceccarelli, compagna di stanza. ”La cerimonia di premiazione mi ha fatto venire la pelle d’oca”. [...] Ma per capirla meglio è necessario leggere un capitolo molto particolare della sua vita: quello della scuola. Di solito per uno sciatore diventa impossibile conciliare l’attività agonistica di alto livello con lo studio, ma non per lei. Ha scelto anche il liceo classico per complicarsi un tantino di più la vita. ”Ma hanno fatto così anche i miei fratelli”. Ha frequentato il Liceo classico Walther Von der Vogelweide di Bolzano. Di solito gli studenti nutrono un odio cordiale per il greco e il latino. ”Erano le materie che preferivo. Potevo fare le traduzioni anche se ero in giro con la squadra, mi bastava solo il vocabolario. Mi trovavo più in difficoltà con matematica e fisica, perché è fondamentale frequentare”. ”Il preside e i professori hanno capito le mie esigenze, mi sono venuti incontro, anche se non mi hanno fatto favori. Avevamo questo accordo: quando tornavo dalle gare dovevo recuperare tutti i compiti in classe e le interrogazioni. Così in un giorno potevo anche fare due o tre compiti in classe. Come? Mi mettevano in un’aula libera, da sola e.... Mi andava benissimo così. Ho fatto la maturità nel 1998, l’anno dell’Olimpiade di Nagano. Sono stata sorteggiata per ultima e così la mattina ho fatto l’orale di greco, il mio preferito, e alle due di pomeriggio sono partita per raggiungere la squadra in allenamento. Adesso andrei in vacanza...”. E’ iscritta a Giurisprudenza a Ferrara. Ha sposato cultura e sport. Per questo è pronta psicologicamente a recitare il ruolo di protagonista» (’La Gazzetta dello Sport” 14/12/2002).