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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

RANIERI

RANIERI Massimo Napoli 3 maggio 1951. Cantante, attore, conduttore tv • «[...] nel 1967 il primo successo, Pietà per chi ti ama, bissato due anni dopo con la storica Rose rosse; nel 1970 e nel 1973, i trionfi a Canzonissima, rispettivamente con Vent’anni e con Erba di casa mia. E come non ricordare, fra tante, la hit Perdere l’amore? Quindi il teatro, Patroni Griffi, Scaparro, Strehler. Il cinema con Bolognini e Lelouch. Il musical, la televisione, l’opera. Golosità di scena, di vita, di esibizione? ”Tutto insieme, forse. Io ho cominciato a fare l’artista da molto piccolo, tutto mi è arrivato quasi naturalmente, una cosa dopo l’altra, a prezzo di tanto lavoro, ma anche con le scansioni giuste. Ho incontrato gente che mi ha valorizzato, Peppino Patroni Griffi, ad esempio [...] Lui mi avviò a Viviani, a quei mondi duri, privi di oleografia, gli stessi che canto oggi nel mio spettacolo. questa la mia Napoli, una città di ombre, non certo la città da cartolina e pizza da smerciare nelle agenzie turistiche”. [...]» (Rita Sala, ”Il Messaggero” 20/12/2005). «Aveva 18 anni quando, nel ’70, iniziò a girare Metello; il regista lo aveva conosciuto a Catania due anni prima, lui faceva il Cantagiro, Bolognini era sul set di Un bellissimo novembre con Gina Lollobrigida. ”Mi rivide in televisione e mi fece cercare per tutt’Italia: aveva deciso che la mia faccia era quella di Metello. Gli volevano imporre Belmondo, l’intellighenzia di allora era contraria ad un giovincello, per di più cantante, ma Bolognini mi rassicurava: "tanto il film lo fai tu". Rifiutai Rosse rosse, mi avrebbero dato 20 milioni contro i due e mezzo che presi per il film da Pratolini. [...] All’inizio pensavo che Metello fosse un antico romano. Ero troppo giovane per capire l’importanza di quello che mi stava accadendo, ma il mio destino di interprete è cominciato grazie a Bolognini. Poi abbiamo fatto Bubù e Imputazione d’omicidio per uno studente, film che lui non amava e che fu costretto a girare per esigenze di produzione. Fu l’unica volta in cui si arrabbiò anche con me. Era inquieto, insoddisfatto”» (Alessandra Rota, ”la Repubblica” 15/5/2001).