Varie, 6 marzo 2002
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Rattle Simon
• Liverpool (Gran Bretagna) 19 gennaio 1955. Direttore d’orchestra. Per tre anni, a partire dal 1971, ha studiato percussioni alla Royal Academy of Music di Londra. Il suo debutto internazionale risale al 1975, con la Glyndebourne Touring Opera. Dal 1980, per quasi vent’anni è stato direttore della City of Birmingham Symphony Orchestra. In quegli anni ha diretto le più importanti orchestre del mondo, dai Berliner ai Wiener. Dal 1992 è primo direttore ospite dell’Orchestra The Age of Enlightenment. Nel 1999 i 112 della Filarmonica di Berlino lo designano successore di Claudio Abbado, di cui ha preso il posto nel 2002. Suona il pianoforte, ama il jazz, il cinema, la letteratura inglese e americana, i viaggi. «Faccia maliziosa da eterno Peter Pan […] nonostante sia maestro di ironia e di understatement, alla mano, antidivo, è il direttore d’orchestra del momento, il più conteso, il più acclamato. […] Anche quando affronta il compositore che più rappresenta la tradizione, la sua spontaneità, lo sguardo intelligente, la nuvola di ricci sale e pepe, il fisico da adolescente e le movenze da folletto, riesce ad essere comunicativo, simpatico e trascinante. E gli esiti sono sempre gli stessi: successo folle, tifo da stadio per il maestro che, sovente, al frac preferisce le camicie indiane e i gilet ricamati. […] […] “Se si considera ciascun musicista, individualmente si può dire che non esiste un’orchestra in grado di competere con i Berliner. Hanno un livello altissimo, che mette perfino soggezione. E col tempo sono diventati anche più flessibili. Io li avevo già diretti verso la fine dell’era Karajan. A quel punto il grado di disciplina era tale da farli diventare una macchina perfetta. Ora, l’orchestra è ringiovanita, e l’importante è stabilire la disciplina sulla base del consenso […] Per me suonare è soprattutto comunicare. Tutto cambia: stili di vita, composizione etnica delle città, e Berlino si muove ancor più velocemente. Dobbiamo diventare evangelisti, perché altrimenti l’arte rischia di scomparire. Ecco allora che fra le idee c’è anche quella di chiedere al pubblico di finanziare nuove composizioni coinvolgendolo nelle prove. Un esperimento che, quando ero a Birmingham, venne lanciato da un violoncellista. Funzionò benissimo, e credo che funzionerà anche a Berlino […] Il cross-over è un’invenzione discografica. Io però non credo nella distinzione tra classico e popolare. Schubert a suo tempo era accusato di utilizzare troppa musica popolare nelle sue composizioni. E penso che ci stiamo avviando verso un’epoca in cui i compositori tenderanno nuovamente a interagire con forme di musica popolare […] La mia casa era vicina a Penny Lane, e sono cresciuto negli anni in cui a Liverpool succedeva di tutto: musica, teatro, poesia. Questo, Beatles inclusi, mi ha fatto crescere nella convinzione che non esistano gerarchie tra arte colta e popolare ma solo tra arte buona e cattiva”» (Paola Zonca, “la Repubblica” 17/3/2003).