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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

Rau Johannes

• . Nato a Wuppertal-Barmen (Germania) il 16 gennaio 1931, morto il 27 gennaio 2006. Politico. Presidente tedesco dal 1999 al 2004. «[...] Per 20 anni Rau aveva rappresentato un importante punto di riferimento per i socialdemocratici, e prima di essere designato alla presidenza federale era stato governatore della Renania settentrionale-Vestfalia, il più popoloso stato dellaGermania. Nel 1986 aveva tentato, senza successo, di scalzare il cristiano-democratico Helmut Kohl dalla cancelleria» (’il manifesto” 28/1/2006). «[...] Il padre era un predicatore luterano, contrario al regime nazista. Nel 1948 Johannes si diplomò e lasciò gli studi per dedicarsi all’editoria. Entrò nella casa editrice della gioventù protestante che aveva la sede a Wuppertal. Si impegnò nella Bekennete Kirche, la chiesa confessante, un celebre movimento del protestantesimo tedesco che raggruppava rappresentanti di diverse denominazioni protestanti che avevano più saldamente resistito alla dittatura hitleriana. Nel 1952 si iscrisse al Pgv, il nuovo partito popolare pantedesco, con posizioni pacifiste, contrarie al riarmo della Germania e favorevole a una riunificazione con la Ddr, la repubblica democratica tedesca. Quando nel 1957 il Pgv non raggiunse il 5 per cento necessario per entrare al Bundestag, ne favorì lo scioglimento. Si iscrisse all’Spd, il partito socialista democratico, che conduceva una forte opposizione al governo di Konrad Adenauer, capo della Cdu, l’Unione cristiano-democratica. Fu eletto subito segretario della Gioventù socialista di Wuppertal. Per la prima volta fu eletto al Parlamento del Nord Reno-Westfalia. Avrebbe conservato il suo seggio per quarantun anni a venire. Nel 1965 fu nominato membro secolare del Sinodo della chiesa evangelica renana, e direttore della casa editrice della gioventù evangelica. Della Conferenza delle chiese evangeliche tedesche divenne presidente l’anno seguente. Arrivò poi al comitato esecutivo del Spd, presieduto da Willy Brandt. Nel 1969, quando Brandt diventò cancelliere, Johannes Rau fu eletto sindaco di Wuppertal. Lasciò la carica per diventare ministro della Scienza e della ricerca del suo land, che è lo stato più popoloso e industrializzato della Germania. Atlantista senza compromessi e avverso a ogni compromesso con i verdi, si conquistò, per la saldezza delle sue convinzioni religiose, il nomignolo di fratel Johannes. Non lasciò il suo seggio nel Parlamento del suo land che per assumere, secondo socialdemocratico della storia, la carica di presidente della Repubblica federale. Il mondo si accorse di lui nel febbraio del 2000 quando, ospite del Parlamento israeliano, chiese pubblicamente scusa per i crimini commessi dai tedeschi contro gli ebrei. [...]» (’Il Foglio” 28/1/2006). «[...] uno degli ultimi ”vecchi” socialdemocratici, che sapevano che senza uguaglianza non c’è democrazia. E che non si sono stancati di fare i conti col nazismo. stato il primo presidente tedesco invitato a parlare nel 2000 davanti alla Knesset, nel febbraio del 2000: ”Di fronte al popolo d’Israele, mi inchino umilmente davanti agli assassinati, che non hanno sepolture dove io possa chiedere perdono. Chiedo perdono per quel che hanno fatto i tedeschi, per me e per la mia generazione”. Rau è stato anche il primo politico tedesco a andare a Marzabotto, nell’aprile 2002: ”Non è facile trovare in questo luogo, davanti a voi, parole adeguate per un orrore quasi indicibile. Quando penso ai bambini e alle madri, alle donne e alle famiglie intere vittime dello sterminio di quella fredda e cupa giornata del settembre 1944, mi pervade un profondo senso di dolore e di vergogna. Mi inchino davanti ai morti”. Non fu un discorso banale, quello di Rau a Marzabotto, visto che la Germania di Schröder, come quella di Merkel, rifiutava e rifiuta di fare giustizia: gli assassini di Sant’Anna di Stazzema, condannati in Italia in contumacia perché protetti dall’estradizione (nonostante le chiacchiere sul mandato di cattura europeo), si godono in pace le loro pensioni. [...] Johannes Rau era nato nel 1931 a Wupperthal, nella Ruhr. Suo padre era un predicatore evangelico. Da ragazzo Johannes simpatizzava con la Bekennende Kirche, l’ala antinazista del protestantesimo. La sua guida politica nel dopoguerra fu Gustav Heinemann. All’inizio democristiano, Heinemann ruppe nel 1950 con Adenanuer, perché non ne condivideva la scelta del riarmo e l’aggressivo anticomunismo. Heinemann fondò nel 1952 la Gesamtdeutsche Volkspartei (Gvp). Il giovane Rau fu subito tra i suoi più attivi collaboratori. Quel partito voleva una Rft disarmata e neutrale, che non sacrificasse sull’altare della Nato una prospettiva di riunificazione con la Rdt. La Gvp non ebbe seguito. Si sciolse nel 1957, e Heinemann e Rau entrarono nella Spd. Ma questa piccola formazione, dal forte rigore politico e morale, ha pure sempre dato alla Rft due presidenti della repubblica: Gustav Heinemann fu eletto presidente della repubblica nel 1969 con i voti dei socialdemocratici e dei liberali. Rappresentò all’estero nel modo migliore la Germania dell’Ostpolitik e delle riforme di Willy Brandt. La carriera politica di Joahnnes Rau è tutta legata al Land Nordreno-Vestfalia. Di quella regione con 18 milioni di abitanti fu popolarissimo ministro-presidente dal 1978 al 1998. Nel 1985 la sua Spd ebbe il 52,1 per cento. Finiti i tempi delle maggioranze assolute per i socialdemocratici, Rau guidò dal 1995 al 1998 una coalizione regionale con i verdi. Nel 1987 aveva perso la sfida con Kohl per la cancelleria. Rau si era battutto senza fortuna con lo slogan: ”Riconciliare invece di dividere”. Lui lo intendeva in senso sociale: non dividere la società in ricchi e poveri. Lo slogan si attagliava perfettamente alla sua personalità e al suo modo di fare, bonario e accattivante, in ultima analisi conciliante. Ma non accomodante. Quando aveva qualcosa da dire, Rau sapeva dirla con chiarezza. E mentre il suo compagno di partito Schröder metteva mano al piccone contro lo stato sociale, provò a tenere dritta la barra. Inutilmente. Ancora in uno dei suoi ultimi discorsi, nel maggio 2005, aveva polemizzato con gli apologeti della flessibilità: ” un errore credere che le persone lavorino più e meglio, se devono sempre temere di poter perdere il loro posto di lavoro”» (Guido Ambrosino, ”il manifesto” 28/1/2006).