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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

RAUTI

RAUTI Pino (Giuseppe Umberto) Cardinale (Catanzaro) 19 novembre 1926. Politico. Laureato in legge, giornalista, è stato volontario di guerra nella Repubblica sociale italiana. Nel 1950, dopo aver preso parte alla nascita del Movimento sociale italiano, viene arrestato con l’accusa di attività clandestina. Assolto con formula piena dopo 13 mesi di carcere. Nel 1956 lascia il Msi, guidato da Arturo Michelini (rientrerà nel 1969). Nel 1954 aveva fondato il centro studi Ordine nuovo. Nel 1979 è eletto vicesegratario dell’Msi, nel 1987 segretario con quasi il 50 per cento dei voti. Nel gennaio 1995, quando Fini fonda Alleanza nazionale, non aderisce al nuovo progetto. Ha fondato il movimento Ms-Fiamma tricolore. «Nel 1996 determinammo la sconfitta di Berlusconi. Non nascondo di sentirmela ancora addosso quella responsabilità. [...] Rifiutando la desistenza con il Polo, consegnammo indirettamente il Paese nelle mani della sinistra» (’Corriere della Sera” 11/4/2001). «Il Male Assoluto d’un tempo, ormai, se la passa maluccio [...] Non sono più i giorni, epici nella loro cupezza, delle trame nere e delle accuse stragiste, piombo rovente e memoria di Salò. Sono giorni grigi e burocratici, questi [...] Per via della nipote del Duce, lui, il fondatore di Ordine Nuovo che tutta una vita ha civettato col soprannome perlomeno generoso di ’Gramsci nero’, il presidente ’per acclamazione’ del partito che s’era preso la briga, a metà anni Novanta, della ’rifondazione fascista’, è stato cacciato dal suo stesso delfino (e mica un camerata venuto dalle trincee, macché: un geografo): sì, Luca Romagnoli, il giovane ricercatore della Sapienza che proprio l’ideologo nero aveva fatto ascendere alla segreteria nel congresso. [...] Insomma: uno s’arruola a sedici anni nella Repubblica sociale, passa la vita a crescersi giovanotti poi condannati per piazza Fontana (’ho avuto qualche frequentazione imprudente”), si sbatte in Grecia dai colonnelli e in Spagna dai falangisti, tiene su un unico altare Junio Valerio Borghese e il maresciallo Graziani, Evola ed Ezra Pound, si tira appresso l’ombra di ’Caccola’ Delle Chaie e un fascicolo mai chiuso per la strage di Brescia (’sono ancora imputato, non riesco a farmi interrogare”), scrive tomi e tomi sulla storia del fascismo (3600 pagine in sei volumi) e, alla fine, arriva una biondina quarantenne con l’accento della Loren e quel po’ po’ di carta d’identità, e chi s’è visto s’è visto. Non sembra solo una faccenda politica, ammettiamolo. Rauti sospira: ” vero che la storia poi diventa farsa. Però penso che il Duce mi darebbe ragione”. Nostalgia di quel giorno del 1945 al Lirico di Milano, quando ’Lui’ gli apparve come un ’miracolo’, anche se tutto gli scricchiolava attorno? ”Macché. Accetto molte accuse ma non quella di nostalgismo. La forma-fascismo è irripetibile. Ammiro pure la romanità, ma non è che giro sopra una biga”. Una figlia – Isabella – sposata con il ministro di An Alemanno (’con Gianni ci parliamo poco, ma è solo perché lui sta sempre attaccato al telefonino...”), un nipote – Momo – che va a trovarlo portandosi nello zaino ”le merendine americane” e gli strilla ”viva McDonald’s, nonno!”, che a casa sua è una specie di bestemmia, Pino Rauti combatte in famiglia a colpi di farro (’il cibo dei legionari romani”) e italianissime friselle. [...] Fini (’un grande cinico” ) lo bollò con una battuta sprezzante: ”Mi ricorda quel personaggio di Aristofane che aveva uno sguardo così acuto da bucare le nuvole, senza accorgersi che stava mettendo i piedi in una pozzanghera”. E lui, per il congresso bisestile, ha pronto uno slogan di conseguenza: ”La via più breve tra due punti è quella che passa per le stelle”. Sogna ancora, nonno Pino. [...] ”Sono stato l’unico della destra a cui la rivista degli scrittori sovietici, ”Literaturnaja Gazeta’, abbia dedicato un saggio”. Ah, dove si sono cacciati i nemici d’un tempo» (Goffredo Buccini, ”Corriere della Sera” 2/2/2004).