6 marzo 2002
RAULE Sonia
RAULE Sonia. «Padovana, ex valletta di Pippo Baudo, con alle spalle un talk show su Cinquestelle, è stata propulsa sul proscenio catodico di Raitre da una striscia d’informazione sul mondo dell’arte voluta da Gianni Minoli e suggerita dall’artista della Transavanguardia Enzo Cucchi. Ha conquistato l’attenzione dei paparazzi da quando è la compagna dell’amministratore delegato dell’Enel, Franco Tatò. Insieme i due alimentano i sogni di gloria del demi-monde ulivista frequentando le mostre roman inaugurate dall’ex ministro Veltroni o i lidi capalbiesi dell’Ultima spiaggia. A Capalbio vanno sempre mano nella mano, incuranti di imbattersi nella famigliola dell’ex marito di lei» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini” 31/10/1998). «Nel suo passato di modella, ha lavorato con Richard Avedon e altri grandi della fotografia, ma in fondo stare davanti all’obiettivo l’annoiava abbastanza, e ha preferito smettere e sposarsi. Non per fare la moglie tranquilla tutta casa, marito e bambino, ma per seguire altri interessi e sentirsi più realizzata. Così fonda un’associazione culturale per salvaguardare il patrimonio ambientale e storico delle Fonti del Clitunno, proprietà di famiglia del marito Bernardino Campello, un Agnelli da parte di madre. Poi, organizza rassegne di poesia per il Festival di Spoleto, cura mostre d’arte insieme al critico Achille Bonito Oliva e, per caso, arriva in televisione. Prima, un talk show su Cinquestelle, dal titolo Esercito: forza armata, e poi Ecologia domestica su Raidue. Infine Art’è, in prima serata su Raitre ogni sabato [...] ”Ho fatto tante cose, perché sono curiosa di tutto, attiva, dinamica, piena di interessi e di energia. E anche se magari così mi disperdo, non potrei mai occuparmi di una cosa sola e basta, Mi sentirei prigioniera, e infelice. Già da ragazza, quando ancora frequentavo il liceo linguistico sa Padova, ogni pomeriggio andavo a lavorare nel laboratorio di Donato Sartori, che faceva maschere per il teatro. Volevo essere indipendente, ed era come mettere le ali e volare” [...]» (Lucia Castagna, ”Sette” n. 47/1998).