Varie, 6 marzo 2002
RAVANELLI
RAVANELLI Fabrizio Perugia 11 dicembre 1968. Ex calciatore. Ottenne i maggiori successi con la Juventus di Marcello Lippi: scudetto 1994/95, Champions League 1995/1996 (segnò anche un gol nella finale di Roma contro l’Ajax), Coppa Italia 1994/95, Supercoppa Italiana 1994/95. Con Giovanni Trapattoni allenatore vinse la Coppa Uefa 1992/93. Con la Lazio vinse lo scudetto 1999/2000. Giocò anche in Inghilterra con Middlesbrough e Derby County, in Francia con il Marsiglia, in Scozia col Dundee, concluse la carriera nel Perugia. Con la nazionale partecipò alla sfortunata fase finale degli Europei 1996 (riserva di Casiraghi, in panchina Sacchi) • «Detto Penna Bianca, Silver Fox, Plume blanche. Originale ”calciatore operaio” prima che arrivasse Gattuso, Ravanelli non ha mai apprezzato particolarmente l’appellativo. E nemmeno gli operai veri, a dire il vero, l’hanno apprezzato. Nel 1994, quando era alla Juve, fu riconosciuto in macchina da un corteo di lavoratori Fiat a Torino che gli fecero passare un brutto quarto d’ora al grido di ”voi giocatori siete multimiliardari e noi siamo in cassa integrazione”. Bastò invece uno striscione alla stadio Olimpico (Ravanelli era stato appena acquistato alla Lazio), scritto dagli operai di uno stabilimento di Sezze chiuso da Cragnotti. Diceva così: ”Prima i pomodori, poi i Ravanelli”. [...] Interprete di un calcio fisico e passionale più di una sceneggiata napoletana, spesso in campo si commuove fino alle lacrime. [...] attaccante brutto e sgraziato al quale capitò di far coppia con Baggio o Vialli. Con quel che ne consegue. In carriera Ravanelli è diventato il bersaglio di una mezza dozzina di tifoserie: Salernitana (giovanissimo, rifiutò di andarci a giocare); Reggiana (giocò una stagione così così essendo già della Juve); Ternana (rivalità preistoriche coi perugini, ma anche un gol messo a segno in un derby che negò ai rossoverdi la serie b); Torino (aggredito al benzinaio). Poi, venduto al Middlesborough dal ”nuovo corso” bianconero nel 1996, esordì segnando una tripletta record al Liverpool ma finì per farsi odiare da tutta l’Inghilterra quando si lamentò pubblicamente della scadente qualità professionali degli allenatori e dei calciatori britannici. Andò in Francia, all’Om Marsiglia, e dopo un rigore ”rubato” al Psg fu trascinato in una memorabile polemica condotta da ”Le monde” sui cascatori italiani e sulla necessità della moviola in campo. Alla Lazio resistette meno di una stagione. Al Dundee è incappato nel rovinoso fallimento della squadra irretita dalla promesse del neopresidente Giovanni Di Stefano, un ricco avvocato di origine italiana che vantava esplosive amicizie con Saddam, Milosevic e Bin Laden. Giocatore nemmeno troppo fortunato, nonostante tutto, Ravanelli sembra provenire da una perduta (e forse felice) preistoria calcistica, come testimoniano i precocissimi capelli bianchi che almeno in termini di immagine hanno fatto la sua fortuna. A soli diciotto anni, dimostrandone qualcuno in più, era testimonial pubblicitario per una banca. La cosa dovette ispirargli il famoso rito della maglietta rovesciata sulla testa dopo ogni gol, dal momento che gli sponsor fecero a gara per scrivere il loro nome sulla canottiera. Imitato a Mai dire gol, sbeffeggiato in programmi tipo Scherzi a parte, Ravanelli conserva un po’ del suo cuore d’oro per le buone azioni: è stato impegnato in parecchi progetti di beneficenza e presiede il Centro contro le leucemie Andrea Fortunato, intitolato al suo amico e compagno di squadra scomparso, al quale continua a dedicare i suoi gol e le sue lacrime» (Alberto Piccinini, ”il manifesto” 5/5/2004).