Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

Recoba Alvaro

• Montevideo (Uruguay) 17 marzo 1976. Calciatore. Con l’Inter dal 1997 al 2007, ha vinto due scudetti (quelli a tavolino del 2006 e quello del 2007) e una coppa Uefa (1998). Ha passato la miglior stagione in prestito al Venezia (1999), ha giocato anche nel Torino. Nel 2000 ottenne la nomination al ”Pallone d’Oro” (ma non prese nemmeno un voto). Dal 2008 in Grecia col Panionios • «[...] quando ne confeziona una, e in passato è successo più volte, non c’è verso di fargliene mettere altre due o tre in fila, avviando quel noiosissimo (per i talenti) processo chiamato continuità. Ma quando stai per abbandonarlo al suo destino, stanco di vedere regolarmente delusa la tua predilezione per il calcio caldo e passionale, ecco che il sinistro di Recoba disegna una soluzione impensabile a un problema apparentemente irrisolvibile. E in quell’incendio di colori e suoni tu ci ricaschi. E come Massimo Moratti dici okay, stavolta è partito per non fermarsi più, sarà il suo anno finalmente, perché non dovrebbe esserlo? La legge dei grandi numeri vuol dire anche un’altra cosa, vuol dire che prima o poi i campioni – se davvero sono campioni – sbocciano e aiutano le loro squadre a vincere. [...]» (Paolo Condò, ”La Gazzetta dello Sport” 4/1/2004). «I più devoti tra i suoi ammiratori sono convinti che egli non sia solo un discreto giocatore, anche se dotato di alcuni colpi straordinari in un contesto comunque troppo disomogeneo e discontinuo, ma una sorta di straordinario fuoriclasse quasi del tutto incompreso. In effetti del fuoriclasse detiene gli straordinari emolumenti (nove miliardi netti l’anno), un’attenzione mediatica superiore alle imprese finora compiute, molte pretese peraltro ben dissimulate dietro uno sguardo da bambino tondo, vecchio e triste come ci appaiono tanti suoi connazionali: muove a tenerezza e comprensione, non ha la baldanza spaccona di Vieri, sa come cattivarsi l’attenzione dell’interlocutore. […] Addirittura rimbrottato a suon di fischi da una parte consistente del tifo interista, si sta allontanando da chi ne vagheggia il numero da funambolo o la giocata da virtuoso. Forse perfino Moratti amava l’originale e non questa copia sbiadita e a rischio di omologazione. Eppure ci sembra che non ci siano alternative: o Recoba diventa un giocatore completo, arricchendo il proprio bagaglio tecnico anche di conoscenze tattiche e resistenza fisica, oppure resterà per sempre uno splendido mezzo giocatore che si esalta in qualche gloriosa squadra di provincia, in forza dei suoi celebrati calci di punizione. Sempre smisuratamente amato da una parte dei tifosi, sempre sottoconsiderato da allenatori che un giorno penseranno quanto di più avrebbe potuto fare» (Giancarlo Padovan, ”Corriere della Sera” 26/2/2002). Sul prestito a Venezia (1998/1999): «Sono in troppi, in quell’Inter, Alvaro è giovane, è un cavallino scalpitante. Lo mandano a Venezia, in Laguna. Lì trova Walter Novellino, allenatore eccellente, che lo lancia e lo fa correre. ”Vai, fai quello che vuoi, fai quello che ti senti” gli dice. E Alvaro corre che è una meraviglia. Diverte e si diverte. Il suo piede sinistro diventa il simbolo di quella squadra spumeggiante. Moratti si frega le mani. Poi i procuratori di Alvaro fregano Moratti. Ma questa è un’altra storia. Recoba sale e cresce come l’acqua alta, la marea. I ragazzi, quelli che diventano matti per i colpi di fantasia, diventano recobiani. Venezia gli porta bene, il ritorno all’Inter è, naturalmente, scontato. Un posto da titolare, pure» (Germano Bovolenta, ”La Gazzetta dello Sport” 6/11/2003).