6 marzo 2002
Tags : Ruth Reichl
Reichl Ruth
• . ”Una bella donna: naso lungo e occhi lunghi, capelli neri raccolti come le modelle dei preraffaelliti. Ma soprattutto è magra: il che può lasciare stupiti chi conosce i suoi colleghi italiani, i critici dei ristoranti, che, oltre ad appartenere per lo più al genere maschile, hanno in comune una corporatura a dir poco massiccia. Lei, che adesso dirige il Gourmet Magazine , la critica dei ristoranti l’ha esercitata per molti anni sul New York Times e sul Los Angeles Times , ed è diventata così famosa che il suo mestiere ha dovuto anche assumere un lato teatrale: travestimenti, parrucche, trucchi sono diventati armi necessarie per far finta di essere una cliente qualunque. L’attenzione ai cibi e la bravura nel far da mangiare, sono nate in lei fin da quando era una bambina, ’sicuramente perché mia madre era disastrosa in cucina, al punto da avvelenare i suoi ospiti. Mio padre ed io eravamo mitridatizzati dai suoi cibi a cui spesso aveva appena grattato via uno strato di muffa verdastra... (...) 1978, alla mia prima giovinezza. Fino allora le donne avevano il compito di riunire la famiglia intorno a un tavolo e di nutrirla. Poi con il lavoro femminile questo rito del mangiare insieme si è perduto. rimasto il brunch domenicale, in cui viene peraltro esaltata la nuova cultura alimentare, una forma di globalizzazione dovuta all’immigrazione: anch’io preparo, per esempio, lasagne e sushi, che sono i piatti preferiti da mio figlio. E, magari, al posto della tipica bistecca americana, oggi a New York si mangia una fiorentina vera, da quando un ristoratore toscano ha importato la razza chianina. In Texas” (’Corriere della Sera”, 29/1/2002).