Varie, 6 marzo 2002
RENIS
RENIS Tony (Elio Cesari) Milano 13 maggio 1938. Cantante e musicista • «’Cicciooo, lo sai che ti voglio bene”. Si tratti di Gregory Peck o del boss Joe Adonis, di Bettino Craxi o di Silvio Berlusconi, la reazione è sempre la stessa: quando Tony Renis incrocia una star, non ce la fa, non si trattiene. Deve per forza diventargli amico. Non che li chiami tutti ”Ciccio”: il Tony ha il senso delle proporzioni.E, infatti, la direzione dell’Istituto di cultura di Los Angeles non gli sembrava, ecco, la sua tazza di tè: ”Non so se sono all’altezza”. Comunque, lui chiama ”Ciccio” gli amici semplici. I potenti autentici li chiama per nome e basta: Julio (Iglesias), Bettino, Silvio e poi, certo, Frank, Celìne, Luciano, Joe... A Charlton Heston preparò le tagliatelle fatte a mano, e quello voleva regalargli l’Oscar del film Ben Hur. A Silvio Berlusconi porta Bocelli mentre c’è a cena Vladimir Putin: il Cavaliere, grato, gli regala Sanremo. [...] L’elenco degli amici di Tony Renis è lungo un chilometro e mezzo, include i boss dei boss, da Adonis a Gambino [...]. Esperto di chitarra e fettuccine, di buoni affari e di belle canzoni, a Los Angeles Renis ha trovato l’America. Laggiù c’è gente che gli è affezionata, e pure nella Los Angeles de noantri, a viale Mazzini, hanno scoperto di volergli bene. [...] La fissazione di Tony Renis, si diceva, è l’amicizia delle star, dei veri potenti. Quando si imbatte negli amici dei suoi amici, pertanto, la proprietà transitiva s’impadronisce di lui. Ci ha provato anche con Umberto Bossi, ma a quello piace Van der Sfroos, mica la melodia genere ”Dimmi quando tu verrai”. Racconta un sodale del senatùr che un paio d’anni fa i due si incontrarono, nella saletta Vip di Linate. Individuato il capo dei lumbard, Tony Renis marciò dritto alla meta: ”Sono il Tony, quello delle canzonette”. Silenzio. Pensate che Renis abbia fatto dietro front? Ci vuol altro per uno che a Hollywood cominciò a farsi un nome in senso autenticamente letterale: convincendo la centralinista del Beverly Hills hotel a chiamarlo ogni cinque minuti con l’altoparlante proprio mentre, a bordo piscina, i Mogul del cinema arrostivano le pellacce. Tornando alla saletta Vip di Linate: più l’Umberto lo guardava impassibile, più Tony Renis gli scaricava socializzanti sorrisi americani: ”Son Tony Renis, quello di Quando, quando, quando”. ”Aaah, quello delle cansunètt”, si arrese infine il senatùr. Il Tony è fatto così. Non molla mai. Consapevole di essere ”uno che ha venduto cento milioni di dischi”, incline, nonostante l’apparente bonomìa, a non dimenticare gli sgarbi. ”Cercano di distruggermi? E chi se ne frega”. Lui è global, tratta con le major, la dimensione local non lo preoccupa, tantomeno le telefonate di vent’anni fa con il boss della mafia Joe Adonis (avrebbe gradito una piccola parte nel Padrino, sai che invidia passare sugli schermi del mondo, da New York a Cassago Volta, provincia di Como). Ha, come si diceva, due fissazioni: la canzone e il culto dell’amicizia. Culti esibiti: ”Craxi mi manca, anche fisicamente” ha rivelato il 22 gennaio 2002, partecipando a una commemorazione della Fondazione voluta da Stefania Craxi. Quel giorno, si presentava anche il libro fotografico di Umberto Cicconi, cognato di Bobo, il quale, a sua volta ha celebrato il matrimonio di Renis con l’ex etoile della Scala, signora Elettra. Per dirvi delle intrecciate relazioni: Cicconi è pure socio in affari con Tony Renis, per piccole cose, si capisce. Alla commemorazione, quel 22 gennaio, era presente l’intera galassia socialista, e quel ”Craxi mi manca, anche fisicamente” al Tony sfuggì proprio mentre si avvicinava Nicola Mansi, lo storico autista di casa Craxi. Nicola non si commosse, neanche un po’. ”Che razza di opportunista”, sibilò. [...] Di discografici ne conosce un sacco, come produttore di Celine Dion o Julio Iglesias tratta con loro da anni. [...] Amici discografici ne ha pure in Italia, Tony Renis. Caterina Caselli, per esempio: si conoscono dai tempi delle chitarrate con Bettino» (Maria Latella, ”Corriere della Sera” 16/10/2003) • «Sono un figlio d´arte. Mio padre è un grande pittore, oggi ha 90 anni ed è l´ultimo impressionista lombardo vivente. Si chiama Orfelio, in arte Orfelius, un allievo di Tallone. anche un grande restauratore e un autore di canzoni […] Sono stato un bambino prodigio. Mi esibivo a 5 anni nell’aia del paese, Cassago Volta, dove eravamo sfollati durante la guerra. Abitavamo nell’abbaino della villa di Alessandro Volta, eravamo molto poveri […] Dopo una lunga gavetta. Ero il divo a scuola, il divo all’oratorio, mi esibivo nella filodrammatica. Lavoravo per beneficenza tra orfanotrofi, istituti per curare i tumori. Studiavo chitarra classica. Poi vinsi la ”Sei giorni della canzone” nel ”59 con il brano Tenerezza che poi Morandi usò per rilanciarsi […] Poi arrivò il Festival di Sanremo nel ”61, grazie all’intervento di una mia cara amica che considero una sorella, Mina, che barattò la mia partecipazione con la sua. Fui sorteggiato per cantare per primo e fui anche subito eliminato. Mi ripresentai nel ”62 e grazie a un altro amico fraterno, Mogol, cantai la canzone Quando quando quando che fu un successo straordinario. Tutto cominciò da lì fino al trionfo di Grande grande grande che scrissi per Mina e che nella versione inglese fu cantata dalla Bassey […] Vinsi Sanremo nel 1963 con una canzone che si intitolava Una per tutte. Poi mi scoprì il vecchio Angelo Rizzoli. Ero uno dei suoi due pupilli insieme a Walter Chiari. Feci il primo film con Mina, Appuntamento in Riviera, poi arrivò il successo anche in campo internazionale. Nel 1963 partii per gli Stati Uniti […] Sono rimasto in America trent’anni. I primi anni facevo la spola con l’Italia, nell’ultimo periodo mi sono fermato a lungo, anche un anno. Due anni fa vinsi il Golden Globe ed ebbi una nomination all’Oscar con la canzone più bella per colonna sonora. La scrissi con il più grande produttore americano, David Foster, quello di Barbra Streisand. La canzone si intitola The prayer ed è stata interpretata da Andrea Bocelli e Celine Dion […] Eravamo i favoriti ma purtroppo, a causa dei ”politics”, non ce l’abbiamo fatta. Penso che prima o poi lo vincerò, non è impossibile […] Per scelta non canto più da molti anni. Forse è stata una decisione prematura e non saprei neppure come giustificarla. Oggi sono musicista, compositore e produttore discografico» (Alain Elkann, ”La Stampa” 24/3/2002).