Varie, 6 marzo 2002
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Ricci Elena
• Sofia Firenze 29 marzo 1962. Attrice. «Alain Delon non è la sola star che ho baciato nella mia carriera, ho baciato Kevin Costner per esempio, in un provino per un film che non ho fatto. Il bacio di Costner era all’altezza della sua immagine di star, ma mi è andato di traverso per i metodi tutt’altro che gentili di Tony Scott, uno dei registi più brutali che abbia mai conosciuto» (il film probabilmente è Revenge, la parte di cui parla la Ricci potrebbe essere quella di Madeleine Stowe, ndr); «Fin da ragazzina avevo in mente il ”per sempre”. Forse perché non ho avuto una famiglia regolare, il mio sogno è sempre stato quello di costruirne una. Mi sono impegnata, ma non ci sono riuscita. Ma insisto. Se incontro qualcuno che mi piace, nella mia testa l’incontro è finalizzato alla scena finale: lui e io con il pancione che andiamo insieme a scegliere i mobili della cucina»; «Mi sento in credito con il cinema, il film della mia vita devo ancora farlo» (’la Repubblica”, 14 maggio 2001). «[...] Da ragazza ero rigida, dura, piena di spigoli. Ho lavorato molto per smussare quegli spigoli, per ammorbidirmi, per lasciare che la parte femminile venisse fuori, sostituendo la parte androgina, un tempo prevalente. [...] Adoro recitare in costume, lo faccio da sempre, da quando ho iniziato in teatro con le opere di Goldoni, Shakespeare, Molière. Interpretare un ruolo, avvolta in morbide trine, stretti busti, leggiadri cappellini, vuol dire recitare in un altro modo: i movimenti devono essere soffici, eleganti, la voce deve essere come ispirata. Mi ha aiutato molto l’aver studiato per 18 anni danza classica [...] Ero bambina, quando i miei genitori si sono separati. Sono stata affidata a mia madre. Mio padre non l’ho visto, praticamente non l’ho conosciuto per lungo tempo. Finché un giorno [...] ho deciso di ricucire uno strappo interiore, di tirar fuori gli scheletri dall’armadio e ho voluto rivedere mio padre, conoscere mio fratello e le mie due sorelle. Nel puzzle della mia vita, infatti, mancavano proprio questi tasselli. Solo incontrandoli, confrontarmi con loro mi avrebbe potuto dare quell’equilibrio che cercavo da sempre. La mia vita è completamente cambiata [...] Quando li ho incontrati mi è esploso il cuore, mi sono subito resa conto di quante cose avevamo in comune, pur non essendo cresciuti insieme. Mi sono trovata come riflessa in uno specchio: gli stessi tratti somatici, il modo di ridere, di muovere le mani, perfino gli stessi gusti. Ho riconosciuto mio fratello, in un gruppo di cinque ragazzi e, quando ho visto Paola, una delle mie sorelle, eravamo vestite uguali, addirittura con la medesima scelta di gioielli. La genetica non scherza [...] Sono sempre stata laica, agnostica, maa un certo punto ho sentito una spinta, una apertura verso Dio. Non posso definirmi una donna di fede, ma sto aspettando che mi giunga un segno. Ho fiducia in quello che l’essere umano può fare, seguendo il Vangelo. Una cosa è certa: Gesù è stato un grande uomo”» (Emilia Costantini, ”Corriere della Sera” 16/4/2005).