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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

RIPA DI MEANA Carlo Marina di Pietrasanta (Lucca) 15 agosto 1929. Politico • «Un figlio del Novecento [

RIPA DI MEANA Carlo Marina di Pietrasanta (Lucca) 15 agosto 1929. Politico • «Un figlio del Novecento [...] uno che le febbri del nostro tempo le ha avute tutte, che ha incontrato Ho Chi Minh e Carlo d’Inghilterra, che è stato comunista e poi socialista e poi verde. Uno che le belle donne mai ha smesso di guatarle, mentre traghettava da un incarico politico all’altro: da cui il nomignolo di ”Orgasmo da Rotterdam” affibbiatogli da Cesare Garboli, un nomignolo che gli invidianti non hanno mai smesso di mulinargli contro [...] Secondo di una nidiata di sette tra fratelli e sorelle. Quella di Ripa di Meana era la generazione di chi ebbe vent’anni nel secondo dopoguerra e pensò che tutto fosse possibile purché ci si schierasse dalla parte del Partito comunista. C’era anche lui in quella mitica redazione dell’’Unità” dei primissimi anni Cinquanta al numero 149 di via Quattro Novembre, il quotidiano che dirigeva Pietro Ingrao e dove primeggiavano Alfredo Reichlin, Luigi Pintor, Maurizio Ferrara, [...] Un giorno gli si presentò Ingrao a offrirgli un incarico politico oltre frontiera: andare a Praga, nel cuore dell’impero dominato dall’Urss, a dirigere il mensile in otto lingue degli studenti comunisti. Ripa di Meana accetta e parte [...] La Praga del tempo è un crocevia di tutte le sinistre europee. Un giorno arriva uno studente milanese alto e allampanato, uno che ha già fatto della politica il suo mestiere, un certo Bettino Craxi. Ripa gli sta subito simpatico e perciò Craxi glielo chiede diritto diritto: ma che diavolo è questo comunsimo reale? E Ripa gli risponde che è una roba cupa che sa di miseria. Comincia allora un’amicizia umana e politica che si romperà soltanto nell’estate del 1992, quando Ripa si dissocia pubblicamente dai corsivi intimidatori nei confronti dei magistrati milanesi che Craxi stava pubblicando sull’’Avanti!” [...] Nel novembre del 1956, il rombo dei carri armati sovietici sul selciato di Budapest sta straziando l’intellettualità comunista italiana. Lui è di quelli che se ne vanno dal Pci [...] sarebbe senza lavoro e senza paga se non fosse che Giangiacomo Feltrinelli lo chiama a dirigere la libreria Feltrinelli di Pisa. [...] Dall’amicizia tra Craxi e Ripa nascono gli incarichi politici più importanti nella biografia di quest’ultimo: la presidenza della Biennale a metà degli anni Settanta e l’incarico di commissario europeo nel 1984. [...] L’esperienza di commissario europeo a Bruxelles Ripa lo chiude nel 1992. In Europa si è fatto un nome come difensore e paladino dell’ambiente. una fama che gli calza a pennello quando, nel giugno 1992, indossa i panni di ministro dell’Ambiente nel governo presieduto da Giuliano Amato, l’ultimo (e glorioso) governo della Prima repubblica. Più che un socialista adesso Ripa è un verde e di quel partito, consumata la rottura con Craxi, sarà più tardi il portavoce [...]» (Giampiero Mughini, ”Panorama” 20/1/2000). «[...] In Italia l’omertà è ancora forte. Un amico deve tacere anche quando vede il proprio amico, male accompagnato, preparare la sua e l’altrui rovina. Io invece ho messo sull’avviso Bettino più di una volta, con lettere continue. Gli scrissi dell’evidente deriva affaristica del partito socialista nel Veneto, dove regnava il potente Gianni De Michelis. Gli scrissi quando il tesoriere della federazione socialista di Firenze mi chiese una tangente sul contributo che la provincia di Firenze aveva stanziato per il convegno di solidarietà con la resistenza afgana. Lettere senza risposta”. Ripa di Meana non si limitò alle lettere. Quando partirono le intimidazioni del vertice socialista nei confronti del pool di Milano, mandò all’Ansa una nota di solidarietà per Antonio Di Pietro. ”Quando Giuliano Amato fece quello che gli veniva chiesto da Bettino, il decreto ”colpo di spugna’, io presi apertamente le distanze da un’operazione autolesionista, l’intimidazione del potere giudiziario. Questo non vuol dire essere voltagabbana. Vuol dire invece segnalare per tempo lo stringersi del cappio della corruzione e della concussione. Se avessi avuto più ascolto le cose anche per Bettino avrebbero avuto un altro corso. Non sarebbe finito in Tunisa. Io ho pagato il prezzo. Ero ministro e mi sono dimesso. [...] Non ho mai mancato di dire a Bettino le cose che non condividevo ma sempre confermando la fedeltà alla battaglia e la personale emozione per la persona. Anche le pietre sanno che io sono una persona per bene, uno spirito libero, vivo, senza silenzi e obbedienze [...]»(Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 46/2000). Vedi anche: Cesare Lanza, ”Sette” n. 4/2002;