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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

Rivera Geraldo

• . Nato a New York (Stati Uniti) il 4 luglio 1943. Giornalista tv. "In una diretta da Kabul si è vantato di girare per l’Afghanistan ”con in tasca una pistola sempre pronta” che sogna di utilizzare contro Osama Bin Laden. ”Un tipo che mi piacerebbe tanto incontrare - spiega - non per intervistarlo ma per svuotargli in corpo l’intero caricatore del mio revolver”. In altri reportage dal fronte, il sanguigno mezzobusto non lesina insulti ai musulmani ”diabolici e traditori” e al leader di Al Qaeda che definisce ”un sacco di spazzatura”. Se nel panorama politicamente corretto dei tg americani pre-11 settembre questi viscerali commenti sarebbero costati il posto a qualsiasi giornalista. [...] da quando è diventato inviato di guerra della Fox News dall’Afghanistan, il tg conservatore del network di proprietà di Rupert Murdoch ha avuto un aumento del 43% negli indici di ascolto. Superando, in certi giorni, persino la Cnn , lo ”storico” canale di notizie che raggiunge 9 milioni di abbonati più della Fox . Nell’America in cui il 90% della popolazione appoggia sia lo sforzo bellico che le controverse misure del ministro della Giustizia John Ashcroft, Rivera viene definito ”il volto e l’anima dei nuovi tempi”. In nome degli ideali di patria e bandiera, si è licenziato dalla Cnbc , l’altro canale ”tutto notizie”, dove riceveva uno stipendio annuo di 5 milioni di dollari, oltre 10 miliardi di lire. ”La mia nuova musa si chiama patriottismo”, spiega l’ex playboy newyorchese, sposato alla figlia di Kurt Vonnegut ma che nella sua autobiografia Exposing myself si vanta di essere andato a letto, tra le altre, con Bette Midler, Liza Minelli, Judy Collins, Chris Evert e Margaret Trudeau. ”Ha ragione il presidente Bush - prosegue lisciandosi i baffi alla Stalin - quando dice che nella lotta al terrorismo o siete con noi o contro di noi”. Ma la sua ”conversione” agli ideali della destra di cui la Fox tv è l’orgogliosa portavoce non convince tutti. ”Adesso che è diventato il corrispondente dall’Asia Centrale, Osama Bin Laden può vedere solo il buio alla fine del suo tunnel”, ironizza un columnist. La destra, che lo considera un ”comunista mancato”, non gli ha mai perdonato di essere stato uno dei più tenaci difensori di Bill Clinton durante la crociata repubblicana dell’impeachment. E la sinistra ”colta” lo snobba da sempre come il padre della tv spazzatura, il primo - quando era ancora uno show man alla Abc - a improvvisare le famose risse tv con lancio di sedie, imitate più tardi da gente come Jerry Springer. Proprio questo pedigree gli avrebbe impedito di essere preso sul serio dalle forze armate Usa di stanza in Afghanistan. ”Non riesce a farsi ricevere da colonnelli e generali - spiega una fonte dell’esercito - lo evitano come la peste”. Persino l’intercessione del collega Oliver North, il controverso colonnello-marine dello scandalo Iran-contra, oggi corrispondente come lui alla Fox , non sarebbe servita. Ma anche senza entrature, Rivera è riuscito a mettere k.o. gli altri corrispondenti dall’Afghanistan: il 70enne veterano della Cbs Dan Rather, Christiane Amanpour della Cnn e Ashleigh Banfield, lanciatissima neostar della Cnbc . Mentre i rivali di networks e grandi quotidiani si interrogano con grande tormento spirituale sul ruolo della stampa dopo l’11 settembre - chiedendosi se è giusto indossare la spilla a stelle e strisce o essere neutrali nel riportare la guerra - Geraldo arringa il suo pubblico al grido di ”morte al nemico” e ”abbasso chi critica il governo”. Nei suoi interventi il punto di vista musulmano non viene mai spiegato e le perdite tra i civili afghani sono praticamente ignorate. ”Al nostro pubblico non importano un fico secco”, si giustifica un dirigente della Fox , che accusa i concorrenti di ”pregiudizi liberal”. Il distacco e l’oggettività? Valori fuori moda. ”Come sono lontani i tempi del Watergate e del Vietnam - osserva con rimpianto il ”New York Times” - quando mettere in dubbio le autorità era un diritto, oltreché un dovere della stampa”" (Alessandra Farkas, ”Corriere della Sera” 6/12/2001).