Varie, 6 marzo 2002
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Roberts Julia
• Smyrna (Stati Uniti) 28 ottobre 1967. Attrice. Lanciata da Pretty Woman, ha vinto l’Oscar 2000 miglior attrice protagonista per il film Erin Brockovich. Dopo il matrimonio durato due anni con l’attore e cantante Lyle Lovett e la rottura, nel 1991, del fidanzamento con Kiefer Sutherland alla vigilia del matrimonio, più il fidanzamento con l’attore Benjamin Bratt, nel 2002 si è sposata con il cameraman Daniel Moder. «Diva balzata alla celebrità nel 1990 con il film Pretty Woman nel quale interpretava una eccentrica prostituta accanto a Richard Gere nel ruolo di un miliardario che viene conquistato dalla bella ”Cenerentola” da marciapiede. Una pellicola da record quella firmata da Garry Marshall che rilanciò anche Gere, rimasto nell’ombra per qualche anno. Forti incassi al botteghino e ascolti strabilianti ad ogni passaggio televisivo. […] Oggi guadagna a film l’equivalente di 40 miliardi di nostre vecchie lire. […] Da bambina voleva fare la veterinaria o la giornalista. Secondogenita di tre fratelli, Lisa e Eric, una passione per il clarinetto, orfana di padre dall’età di 10 anni, ha saputo catturare il consenso del pubblico dopo un inizio di carriera molto incerto. Un metro e 75 di statura (’Troppo alta per essere una bella ragazza”, aveva detto di se stessa in una intervista), chioma folta e selvaggia, sorriso largo e accattivante, personalità carismatica. Bellezza atipica e carattere fatto di fascino e vulnerabilità Julia ha cominciato a farsi largo nel mondo del cinema nel 1989 con Mystic Pizza il film che la consacra ”fidanzatina d’America”. Ma è solo dopo Pretty Woman che prende il volo. Da quel momento colleziona successi uno dopo l’altro. A letto con il nemico, Rapporto Pelican, Inviati molto speciali, Tutti dicono I love you, Il matrimonio del mio migliore amico, Notting Hill sono soltanto alcuni dei titoli di film di successo che l’hanno vista protagonista. Tra gli ultimissimi anche Ocean’s Eleven e quel Se scappi ti sposo nel quale il regista Marshall ha ricomposto sullo schermo la coppia Roberts-Gere, senza per altro riuscire ad incantare il pubblico come aveva fatto dieci anni fa» (cla. car., ”La Stampa” 5/7/2002). «Forse è quel suo sorriso radioso e contagioso. Forse è il suo modo di fare, che sembra voler suggerire che è una come noi, anche se non tanti tra noi prendono 20 milioni di dollari a film e vivono una vita come la sua. Fatto sta che non è più semplicemente una delle tante dive di Hollywood, ma la sua superdiva, in grado ormai di competere in fatto di guadagni con Tom Hanks e con Tom Cruise. […] Molti nuovi attori fanno un film di successo e diventano delle super-celebrità. Per me è stata una cosa progressiva e questo mi ha dato più tempo per prepararmi. Io mi sento come tutti gli altri, spesso vengo avvicinata da sconosciuti e mi fa piacere. Mi salutano, mi chiedono dove ho comprato le mie scarpe» (Lorenzo Soria, ”La Stampa” 20/2/2001). «Recitare per me non è mai stato un lavoro, certamente non un business, e anzi oggi sono più felice all’idea di andare a lavorare oggi perché mi sento più preparata. Prima ero eccitata ma andavo avanti alla cieca, sperando ogni giorno di cavarmela; ora ho più fiducia in me stessa, quindi mi sento più euforica […] I miei rapporti con la stampa? Trovo bizzarro che persone che non mi conoscono mi chiedano cose strettamente personali. Una volta pensavo di dover rispondere a tutte le domande che mi facevano, oggi ho capito che puoi essere gentile e mantenere la tua privacy. Non sono affatto costretta a dividere la mia vita con il resto del mondo» (Silvia Bizio, ”la Repubblica” 6/3/2001). «Nel 1993 Julia Roberts era l´attrice più pagata di Hollywood: oltre otto milioni di dollari a film. Nel 1999 superava i 20 milioni. Un potere che le permette di scegliere con il contagocce i ruoli. [...] Quando si è giovani, nessuno apprezza i propri genitori. Invece, mia madre è stata molto generosa con me e mia sorella; ha gestito da sola la nostra famiglia e la lezione più affettuosamente utile che ci ha impartito è stata l´averci avviate fin da piccole all´indipendenza. [...] Chi sa dipingere ha tutta la mia stima, amo l´arte ma purtroppo mi manca il talento. [...] Io ho fondato la mia carriera sulla rappresentazione di donne forti sullo schermo. [...] Se lavorassi meno mi fermerei completamente. Ho voglia di girare un film ogni tanto, ma dipende dai progetti che arrivano. Ma apprezzo anche i momenti di sosta che mi consentono una vita normale. [...] La parola potere è relativa, spesso ne rido, anche perché penso che la percezione del potere sia diversa fra uomini e donne. Per me il potere è che sono ancora qui: felice e tutta intera dopo tanti anni”» (Silvia Bizio, ”la Repubblica” 11/12/2003).