Varie, 6 marzo 2002
RODOTÀ Maria Laura
RODOTÀ Maria Laura Roma 25 settembre 1961. Giornalista. Ex di “Espresso” e “Stampa”, direttrice di “Amica”. Figlia di Stefano, è stata sposata con il collega Massimo Gramellini. «[...] firma di punta del giornalismo di costume, esperta nella difficile arte di leggere nelle trame della società (e non solo di quella italiana) fenomeni nascenti, tendenze, stili e comportamenti, e di puntualizzarli poi con stile acuto e, se necessario, pungente [...]» (Donatella Bogo, “Sette” n. 39/2002). «[...] già firma frivola de “l’Espresso” [...] promossa a più pensose mansioni di commento della realtà su “La Stampa” [...] alta, sottilissima, taglio di capelli magistrale, occhi verdi, movimenti nervosi. [...] “Io avevo 15 anni nel ’77: mi sono affacciata alle scuole superiori nel corso di una grande crisi isterica collettiva, c’erano le P38, tutti gridavano, sono diventata grande negli anni Ottanta, anni di straordinaria imbecillità... [...] facvo la IV ginnasio quando le femmine lanciarono la campagna dal titolo ‘prendiamoci la notte’. Bene: non volevo mai che nessuno mi accompagnasse a casa, salivo sul mio Ciao e me ne andavo da sola. [...] meglio essere dei Ciccio Graziani che dei Pippo Inzaghi [...]» (Lidia Ravera, “Sette” n. 29/1999). «La più temuta e dunque la più brava. Un miscuglio straordinario di professione, quasi una Camilla Cederna e una Gianna Preda ritrovate nel miracolo della militanza polemica in una sola persona. Incarna infatti il didascalismo degli ottimi rompicoglioni e usa smalto trasparente» (Pietrangelo Buttafuoco, “Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini” 31/10/1998). Ha iniziato con uno stage a “Panorama”, raccomandata dal padre: «Certo, in quei sei mesi ho imparato il mestiere. Ma quello che ho fatto in seguito me lo sono conquistato, sono andata in America, non ho fatto la signorina della buona borghesia intellettuale di sinistra. Ho fatto tutte le porcherie che si fanno nei settimanali, le inchieste sulle mutande, boxer o slip? E le inchieste alternate, una settimana il ritorno dell’eros e quella dopo la caduta del desiderio. I famosi articoli di “Panorama” tra politica, cultura e costume. Smutandate pazzesche. Un culo bestiale. La sezione cazzeggio [...] Il cazzeggio di “Panorama”, quello buono, il cazzeggio di una volta, ha fatto di noi dei veri uomini e delle vere donne. Era un’arte. Era un lavoro preciso, meticoloso, corretto. Quelli che lo hanno praticato bene sono diventati grandi giornalisti [...] Stavo a Washington con un ‘indigeno’ e vivevo con gli americani, non come i giornalisti italiani che vivevano fra loro a Manhattan [...] l’“Unità” [...] mi aveva offerto un piccolo contratto, mille dollari al mese [...] Smarchettavo anche per Italia Radio. “Da Washington, Maria Laura Rodotà…”. Altro mezzo milione al mese. All’alba, ancora in mutande [...] I postumi del crollo di Wall Street dell’Ottantasette, la campagna elettorale di Bush. Poi Claudio Rinaldi mi assunse a “Panorama”, a Roma [...] Enrico Deaglio, oggi direttore del “Diario”. Ero una pischella. Lui era pieno di difetti ma era un uomo di grande fascino, intelligenza e umorismo. Il primo marito giornalista è stato Massimo Gramellini, inviato della “Stampa”. Stesse caratteristiche di Enrico, ma, tutto sommato è l’uomo più di destra con il quale sono stata. Supermontanelliano spinto. Liberal liberista. Poi c’è Maurizio Valentini, il padre di mia figlia Zoe, inviato di economia all’“Espresso”, ex giocatore di rugby. È stato la mia musa. Le mie migliori cazzate all’“Espresso” mi venivano chiacchierando con lui [...] Gianni Riotta e Marcello Sorgi mi hanno permesso di dimostrare che non sapevo far bene solo le fotostorie con le didascalie da ridere [...] Sono sempre stata diciamo dubbiosa, diciamo spiazzata, diciamo a volte infuriata con il Pci, con il Pds, con i Ds. Ma li ho sempre votati. Sono un’imbecille di sinistra. [...] Io non ho mai cambiato idea nemmeno quando ministri e leaderini di sinistra mi detestavano perché li prendevo in giro [...] D’Alema. Era il più rappresentativo dell’arroganza da miracolati, dell’incapacità di comunicare [...] Rutelli credo che mi ami meno ancora di D’Alema. Veltroni invece ha un merito. Ho avuto scontri terribili con lui, perché oltretutto è vendicativo. Ma ha creato un sistema di valori, i film, le figurine, i romanzi… [...] A me il veltronismo non piaceva, era finto, ma ha funzionato. Ha tentato a sinistra quello che Berlusconi ha fatto a destra [...]» (Claudio Sabelli Fioretti, “Sette” 16/1/2003).