Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

Runyan Marla

• . Mezzofondista, ha corso i 1500 alle olimpiadi di Sidney 2000 e i 5000 ai mondiali del 2001. Ha il morbo di Stargardt, una degenerazione della retina che la rende ’legalmente cieca’: ”Aveva 9 anni, stava a scuola, quando ha cominciato a non vedere più le parole sulla lavagna. Giocava a pallone, ma non vedeva più la palla. Saltava in alto, sul materasso che le aveva sistemato suo padre, dietro casa, ma non vedeva più l’asticella. Saltava gli ostacoli, ma non vedeva più le barriere. Faceva ginnastica, ma non vedeva più la trave. Correva, ma andava a sbattere con tutti. Piano piano davanti le è scomparso tutto: amiche, giochi, confini. ’Mi chiedono che razza di atleta potrei essere con la vista, non m’interessa, è una domanda idiota, io sto nella realtà, non maledico niente’. Dall’hepthatlon con cui aveva iniziato è passata al mezzofondo. Sue madre Valerie dice che ogni volta che usciva dalla stanza di Marla si metteva le mani nei capelli. Non per quello che pensate voi, ma per le idee che la figlia aveva in testa: ’Voglio guidare, sciare, fare immersioni’. Marla che vive a Eugene nell’Oregon ha preso la patente, va a sciare, e naturalmente fa immersioni. ’Se accettate un consiglio, non fissatevi con quello che non potete fare, ma con quello che potete’. Ha il diploma per insegnare ai bambini handicappati, ha un sito Internet dove le scrive tutta la gioventù, vittima dei pregiudizi delle famiglie. Rahn Sheffield, che è stato il suo primo allenatore, dice che lo volevano convincere a non seguire quella ragazzina. ’Lascia perdere, le darai un sacco di delusioni, finirai per farle del male. Ma io vedevo che Marla prendeva lo sport come una possibilità, non come ulteriore svantaggio’. Siccome la vita non è un film Marla è spesso caduta, ha spesso pianto, è stata spesso male. ’Sono stata ferma due stagioni, ma il ’97 è stato il mio anno peggiore, tra operazioni al ginocchio, infortuni, depressione. Ero ingrassata venti chili, facevo l’insegnante di fitness all’Ymca per diecimila lire l’ora, una sera non sono nemmeno uscita dalla palestra e ho pianto per 45 minuti. Stavo andando a fondo’. Un anno dopo l’incontro con Matt Lonergan, che si occupa di maratona, e diventa il suo compagno di vita e di allenamento. Marla però s’infortuna di nuovo al ginocchio, per evitare uno scontro in bicicletta con un bambino. Allora chiede aiuto e si affida ad uno psicologo, con cui lavora sull’autostima: ’Pensavo che tutte erano meglio di me, che il mio posto non era nello sport, io non appartenevo all’atletica’. Così Marla arriva alla finale dei Giochi di Sydney e finisce ottava. Le piacciono gli stadi, la folla, i colori. Perché più la macchia è accesa e più lei vede qualcosa. ’Mi immagino tutto, già così il mondo è molto bello’. Su alcune cose ride: ’In gara non riconosco nessuno, la classifica la scopro sempre al traguardo quando me la dicono, in gara ascolto la voce dello speaker che mi dà la posizione, se sto dietro, molto vicina alle avversarie, riesco solo a vedere qualche nuca, qualche coda di cavallo bionda o marrone’” (Emanuela Audisio, ”la Repubblica” 5/8/2001).