Varie, 6 marzo 2002
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Russell Ken
• Southampton (Gran Bretagna) 3 luglio 1927. Londra (Gran Bretagna) 27 novembre 2011. Regista. Tra i suoi film I diavoli, Donne in amoreI, Tommy • «[...] era stato un nome di punta, specialmente negli anni 70, periodo durante il quale ebbe enorme notorietà con film che coinvolsero - e scandalizzarono - non un pubblico di nicchia o di tendenza ma platee molto vaste. Con un titolo, in modo particolare: I diavoli. Ma quello di Ken Russell è un percorso molto singolare che, malgrado la percezione di allora potesse collocarlo nell’ambito della grande corrente di innovazione e ribellione ai canoni classici diffusa ovunque nel mondo, si distinse da tutto e da tutti. Poco o nulla a che fare, per intendersi, con la gloriosa corrente britannica del Free Cinema di cui pure era coetaneo ma di cui non condivise per niente la fondamentale ispirazione formata dall’abbinamento tra sensibilità giovanile e interesse per le classi lavoratrici. Se si deve fare un sintetico inventario dei motivi cari a Ken Russell vanno ricordate la sua attrazione per le figure e le biografie dei più complessi e contraddittori geni di ogni arte e la loro trasfigurazione sul grande schermo all’inseguimento delle più estreme suggestioni oniriche, delle evocazioni più deliranti e visionarie. L’eccentricità e la provocazione erano la cifra del suo stile. Non approda prestissimo al cinema narrativo e solo dopo i quarant’anni giunge al grande successo. Già appassionato di coreografia (che rimarrà un punto fermo nella sua concezione della messa in scena cinematografica) e di fotografia, prende a realizzare negli anni 50 e per la Bbc un gran numero di documentari biografici su artisti, musicisti ma non solo: tra i quali Debussy e Isadora Duncan, Dante Gabriel Rossetti e Richard Strauss. Entra a metà anni 60 nel cinema di intrattenimento senza clamore, ma dopo aver diretto la spy story Il cervello da un miliardo di dollari (terza avventura cinematografica con protagonista il detective Harry Palmer interpretato con piglio anti-Bond da Michael Caine, dopo Ipcress e Funerale a Berlino) entra con prepotenza nell’immaginario anticonvenzionale di fine anni 60 con Donne in amore dal romanzo di D. H. Lawrence. Dove accanto e intorno a una magnifica Glenda Jackson destò un brivido da rappresentazione del proibito la sottile corrente di ambiguità tra i due personaggi maschili interpretati dagli altrettanto memorabili Alan Bates e Oliver Reed. Il ciclo dei grandi consensi prosegue nel ’70 con L´altra faccia dell’amore che riprendendo la passione per le biografie di artisti (che poi proseguirà con un film su Mahler e uno su Liszt, ma anche uno su Rodolfo Valentino) materializza, con impennate surrealiste, un Ciaikovskij (Richard Chamberlain, accanto a lui di nuovo Glenda Jackson) tormentato e omosessuale. E lo stesso ciclo giunge all’apice di una trilogia immaginaria, tale solo nel segnare le tappe di una scalata vertiginosa alla notorietà largamente cavalcata e sfruttata dalla macchina pubblicitaria (slogan di lancio per L’altra faccia dell’amore: “La storia di un omosessuale che sposò una ninfomane”), con I diavoli nel ’71. La cui fama si avvantaggia clamorosamente delle minacciate e invocate sforbiciate censorie. Il film procede sulla falsariga dell’opera di Aldous Huxley “I diavoli di Loudun”. Nella Francia del diciassettesimo secolo il parroco di una cittadina, la cui condotta diremmo oggi anticonformista, si oppone agli ordini del cardinale Richelieu. Ciò che lo rende oggetto della devozione invasata di una suora che pratica nel suo convento riti orgiastici e isterismo collettivo. Le autorità mettono tutto insieme e processano l’uno e l’altra per possessione demoniaca. Il film fece grandissimo colpo, esaltò l’idea di un Ken Russell portabandiera di istanze libertarie, e rilanciò ulteriormente due assi della scena inglese, Vanessa Redgrave e, di nuovo, Oliver Reed. La stella di Russell da qui inizia lentamente a declinare. Anche se continuano a non mancare episodi di valore o di larga presa sul pubblico. Come nel caso del musical Tommy nel ’75, trasferimento sullo schermo della rock-opera degli Who. O quello di Stati di allucinazione (1980) da un romanzo del commediografo e sceneggiatore Paddy Chayefsky che però disapprovò il risultato poco fedele alla sua ispirazione morale. Russell adatta a sé e mostrifica in sintonia con la propria inclinazione la storia di uno scienziato che fa uso di droghe e forza i confini della natura per cercare il segreto dell’origine della vita. Uno Zeffirelli psichedelico e anarchico, si potrebbe dire, o anche un anticipatore dei deliri mistici alla David Lynch ma con il pedale più spinto sulla sensualità esplorata in ogni sua forma. Comunque Ken Russell è stato un elemento di rottura valido al di là del favore della moda o del clima del tempo di cui non si ha più memoria» (Paolo D’Agostini, “la Repubblica” 29/11/2011) • Rivelò al “Sunday Telegraph” di aver trovato la quarta moglie (otto figli dalle tre precedenti) su internet: «Si sentiva solo e depresso e così scrisse su una rubrica online di cuori solitari un messaggio nel quale diceva di cercare una compagna amante del cinema, della musica e dello champagne. Decine di aspiranti fidanzate gli hanno risposto, ma lui, fra le tante, ha scelto Lisa Tribble, un’attrice americana cinquantenne. I due hanno cominciato a scambiarsi messaggi e dopo un po’ lei ha lasciato il suo fidanzato a New York e si è trasferita nel cottage del regista, nella New Forest (sud dell’Inghilterra). La convivenza ha funzionato, così si sono sposati nel corso di una discreta cerimonia con rito civile» (“Corriere della Sera”, 8/10/2001).