Varie, 6 marzo 2002
RUTELLI
Francesco Roma 14 giugno 1954. Politico. Senatore. Nel 2009 ha lasciato il Pd e fondato l’Alleanza per l’Italia. In politica fin da giovanissimo, a 25 anni divenne segretario regionale del Lazio per il Partito radicale. Segretario e parlamentare per il partito di Pannella dall’83 al ”90, fondò poi i Verdi Arcobaleno e nel ”92 fu eletto capogruppo alla Camera. Eletto sindaco di Roma nel ”93 e nel ”97, ricoprì la carica fino al 2001, anno in cui fu candidato premier e anno di fondazione della Margherita di cui fu leader fino allo scioglimento nel 2007. Ministro per i Beni e le Attività culturali e vicepremier nel Prodi II (2006-2008). Cofondatore e copresidente con François Bayrou del Partito democratico europeo • «Straordinario è l’itinerario politico dell’uomo, che ha attraversato e conosciuto ogni tipo d’esperienza. Figlio di padre conservatore, cominciò tuttavia facendo la contestazione (capelli lunghi ecc.) all’Istituto Massimo (gesuiti). Passò quindi ai radicali. Si spostò successivamente sui Verdi. Badò nel frattempo a tenere ottimi rapporti sia col Psi anticomunista che col Pci antisocialista: e ci riuscì! Gli fu facile quindi essere il punto di riferimento di tutti quanti alle elezioni per il sindaco di Roma del 1993. Solo che non aveva ancora vissuto l’esperienza cattolica. Eccolo perciò convertirsi: lo si vede andare a Messa, poi risposa la moglie in chiesa e tende [...] apertamente la mano al Ppi [...] impossibile appiccicargli etichette perché ha una parola buona per tutti: ”Con il vecchio Pci, burocratico e non di rado settario, ho avuto molti momenti di scontro, ma i militanti comunisti non li ho mai considerati avversari. Ho imparato dagli scritti di Ernesto Rossi a riconoscere il valore e la passione ideale del ”popolo della sinistra’”. ”Ciampi è un uomo che può dare ancora molto all’Italia”. ”La formazione culturale e umana della nuova leva di dirigenti del Pds è straordinariamente ricca e diversificata” [...] ”Il formidabile Papa Giovanni Paolo II”. ”Non si può avere antipatia per Antonio Di Pietro”. [...] ”Massimo D’Alema, cui mi unisce un sentimento di autentica stima” [...]» (Giorgio Dell’Arti, ”Sette” n. 39/1996). «[…] fra Marco Pannella e uno dei suoi più brillanti allievi, Rutelli appunto, è da un pezzo che non corre buon sangue. Forse perché così simili, per esempio nella cocciutaggine con cui perseguono una linea, abbracciano una scelta, applicano una decisione; o nella capacità di muoversi fra i partiti e le loro macerie come un surfista accattivante e spericolato, senza mai perdere un colpo e gabellando le sconfitte, che pure non sono mancate, in vittorie. O forse si detestano - politicamente, s’intende - perché si conoscono troppo bene, e da troppo tempo: da quando, nel 1975, Francesco, folgorato dall’incontro con Marco, entra giovanissimo nel Partito radicale. Nel 1981 Rutelli è già segretario del partito, naturalmente su proposta e sotto l’egida protettrice di Pannella, che due anni dopo lo fa eleggere capogruppo in Parlamento e infine, nell’89, lo ”manda in missione” fra i Verdi, di cui ben presto, pur a prezzo di una scissione che darà vita ai ”Verdi Arcobaleno”, diventa il leader. Il passaggio di Rutelli dal Pr ai Verdi è teorizzato da Pannella, insieme ad altri analoghi passaggi di altri dirigenti, come strategia del ”transpartito”: una sorta di ”semina” radicale fra i partiti, per ampliare la sfera di influenza dei radicali o, più semplicemente, per garantirne la sopravvivenza nei momenti difficili. Ma se l’ingresso di Giovanni Negri nel Psdi, per dire, non lascia grande traccia, proprio dai Verdi nasce l’emancipazione di Rutelli dal ”padre” Pannella. Da allora, e poi attraverso il crollo della Prima repubblica e la successiva nascita del bipolarismo italiano, i due non si sono mai davvero ritrovati. Nel ”91 Occhetto offre a Rutelli la vicesegreteria del nascendo Pds: lui non accetta ma mantiene buoni rapporti a sinistra, così che proprio il Pds, due anni dopo, lo candiderà come sindaco di Roma. Ed è proprio l’esperienza in Campidoglio, intessuta di rapporti fitti e proficui con il mondo cattolico e con il Vaticano, a trasformare definitivamente Rutelli - fino alla scelta di risposarsi in chiesa, rendendo così pubblica una sorta di conversione religiosa. […]» (Fabrizio Rondolino, ”La Stampa” 24/2/2005).