Varie, 6 marzo 2002
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SACC Agostino Taurianova (Reggio Calabria) 7 febbraio 1944. Laureato in Scienze Politiche. Comincia come giornalista prima al ”Giornale di Calabria” e poi a ”Panorama”
SACC Agostino Taurianova (Reggio Calabria) 7 febbraio 1944. Laureato in Scienze Politiche. Comincia come giornalista prima al ”Giornale di Calabria” e poi a ”Panorama”. Nel 1976 arriva quindi alla Rai (al Giornale Radio) dove si occupa di cronaca. Nel 1979 approda al Tg3 (vi resterà fino al 1987). Inizia a fare carriera: caposervizio, viceredattore capo, redattore capo centrale. Fino a diventare vicedirettore di Raidue, dove si dedica alla riforma del palinsesto. Accantonato il lavoro sul prodotto, passa alla guida della Direzione Promozione e Immagine. Durante l’era Moratti è direttore della Comunicazione dell’azienda Nel ”98 torna in tv come vicedirettore vicario, poi come direttore di Raiuno. Nel giugno 2000 viene rimosso e passa al marketing strategico, un anno dopo torna a dirigere Raiuno. Dal febbraio 2002 al marzo 2003 è stato direttore generale della Rai. «Si definisce ”aziendalista di cultura morattiana” e non esita, poche ore prima della sua designazione, a dichiarare che lui e la sua famiglia votano per Forza Italia irritando l’Ulivo e persino il neo-presidente Antonio Baldassarre (’non l’ho capita”). Non si può dire che nasconda le sue idee. Né i suoi sfoghi. Nel giugno 2000, Roberto Zaccaria e Pierluigi Celli (presidente e direttore generale della Rai ulivista) lo silurarono dalla direzione di Raiuno comunicandogli la notizia all’uscita da una visita medica e lui reagì a suo modo: ”Cacciare me? Ma saranno loro ad andare a casa tra due mesi”. Le cose non andarono così, Zaccaria lo richiamò l’estate 2001. Nasce giornalista con radici socialiste (lombardiane), approda al Giornale radio Rai nel 1976, poi al Tg3 di Agnes, ne diventa caporedattore centrale e si guadagna la vicedirezione di Raidue. Imposta Indietro tutta con Arbore. Ma il lancio ai vertici coincide con l’arrivo della Moratti: ne diventa l’assistente, anzi l’ombra, ne costruisce l’immagine interna ed esterna. Uscita la Moratti e sconfitto il Polo, coglie il frutto delle sue tessiture politiche: bussola su Forza Italia e An ma eccellenti agganci con l’universo Ds, in particolare con Claudio Velardi, gran tessitore con lui di nomine Rai di ieri (e persino di oggi, dicono). Tanta trasversalità lo porta nel ”98, con Zaccaria, alla guida di Raiuno ”in quota” Polo. Ma è in quel periodo che D’Alema canticchia C’era un ragazzo da Morandi (Raiuno) e si sbilancia riconoscendone ”il profilo dello statista”. Per non dire del sodalizio, poi infranto, con Michele Santoro. L’abilità tattica gli consente di sfidare col solito sorriso (e l’eterno sigaro in bocca) gli strali del Vaticano che, con ”Avvenire” e ”L’Osservatore romano” se la prendono con la più contestata edizione di Domenica in in cui Anna Falchi si spoglia, rimane in baby doll e canticchia ”Fammelo vede’...” con quel che segue a Tullio Solenghi il quale le pizzica il sedere. Se la cava gettando acqua sul fuoco cattolico, ”monitorando” e adottando l’invincibile tattica del rinvio. Con tanti saluti alla Santa Sede e ai suoi corsivisti. Niente male per un uomo che nel tempo libero legge spesso Sant’Agostino e spesso dibatte di ”qualità televisiva”. In qualche modo, insomma, l’uomo incarna l’eterna impermeabilità Rai alla critica. Ha reagito sorridendo quando dal Quirinale (Franca Ciampi) hanno dato del ”deficiente” alla sua personale scommessa del sabato sera, Panariello. Non si è infuriato nemmeno quando, sotto nomina, ”Libero” di Vittorio Feltri ha mitragliato un’inchiesta in più puntate sul bilancio di Raiuno con particolare attenzione per Bibi Ballandi, vero uomo forte della Rai di oggi, ”padrone” dei diritti televisivi di Morandi, Celentano, Zero, e che da solo rappresenta un quarto del bilancio della rete. Né si è adombrato quando l’Ulivo lo ha accusato di scarsa combattività nei confronti di Mediaset e di aver partorito palinsesti di Raiuno troppo amichevoli verso Canale 5. Questo è l’uomo: il duello con Baldassarre è una storia già scritta» (Paolo Conti, ”Corriere della Sera” 15/3/2002).