Varie, 6 marzo 2002
SACCHI
SACCHI Arrigo Fusignano (Ravenna) 1 aprile 1946. Allenatore di calcio. La carriera tra i professionisti cominciò nel 1977, nel settore giovanile del Cesena, dove restò fino al 1982, con un anno di stop per frequentare il Supercorso di Coverciano (1978-1979). Nel 1982 guidò il Rimini in C1: quarto posto. Nell’83, chiamato da Allodi, andò ad allenare la Primavera della Fiorentina. Tornò a Rimini nell’84, ancora quarto posto in C1. Nell’85 andò a Parma (C1) e ottenne la promozione in B. L’anno dopo fu settimo in B e fu chiamato dal Milan, che aveva eliminato in coppa Italia. Vinse subito lo scudetto (1987/88), poi due coppe dei Campioni (1988/89, 1990) e due coppe Intercontinentali (1989, 1990). Lasciò nel maggio 1991, nell’ottobre dello stesso diventò allenatore della nazionale e conquistò il secondo posto ai mondiali del 1994 (sconfitta in finale ai rigori contro il Brasile). Lasciò la nazionale l’1 dicembre 1996 e tornò al Milan concludendo il campionato all’undicesimo posto. Si fermò un anno, poi andò in Spagna all’Atletico Madrid ma nel febbraio 1999 si dimise dicendo: «Non allenerò più». Il 9 gennaio 2001 accettò invece di allenare il Parma, ma dopo solo tre partite (una vittoria e due pareggi) si dimise dicendo che non ce la faceva più a sopportare lo stress della panchina. Una parentesi da dirigente del Real Madrid, dall’agosto 2010 è coordinatore delle squadre nazionali giovanili • «[...] Berlusconi si invaghì della sua paranoia e del suo lessico. Smarcarsi? Licenziato in tronco e sostituito da “attaccare gli spazi”. Contropiede? Trasferito in Siberia; al suo posto, “ripartenze”. Sembravano due gocce, fu il diluvio universale. Il Milan, quel Milan, cambiò la mentalità del nostro calcio. Ci dividemmo: contro o per. Impossibile restare neutrali. I suoi seguaci - che Giuseppe Pistilli aveva ribattezzato “fusignanisti”: da Fusignano, la Betlemme del profeta - lo innalzarono a totem assoluto, determinando reazioni non sempre pacifiche (ma spesso motivate). “O io o Van Basten” fece il giro del mondo, e la smentita contribuì a perpetuarne la fascinosa arroganza. Nel caso del Real, entra in ballo la sindrome di Stoccolma, l’attrazione della “vittima” per il suo “carnefice”. Coppa dei Campioni 1988-89: semifinali, 1-1 al Bernabeu, 5-0 a San Siro. Una roba mai vista: lo disse anche Emilio Butragueño, “el buitre”, l’avvoltoio [...]» (Roberto Beccantini, “La Stampa” 21/12/2004).