Varie, 6 marzo 2002
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Sacks Oliver
• Londra (Gran Bretagna) 9 luglio 1933. Neurologo-scrittore. Suo libro più famoso Risvegli, dal quale è stato tratto anche un film • «Insieme all’inconscio ha manipolato il cervello umano e lo ha raccontato non solo da grande romanziere ma anche da poeta: con tutta la sopresa, la passione, l’umiltà, l’emozione, di un grande poeta […] Sorriso rassicurante (per lui professionale), voce sommessa, palese timidezza, calvo, barba bianca più corta di quella divulgata dalle fotografie […] Il suo sorriso diventa un po’ meno professionale se gli si chiede cosa fa quando non visita i pazienti e non scrive. Un po’ sorpreso dalla domanda dice che si alza la mattina alle cinque perché soffre di insonnia e si mette a nuotare per farsi passare il mal di schiena che gli viene stando seduto tutto il giorno» (Fernanda Pivano, ”Corriere della Sera” 25/4/2002). «Londra, 1933. Nella grande casa al 37 di Mapesbury Road vivono i Sacks: famiglia ebraica di biologi, medici, chimici e inventori. Nasce un bambino e tutti si aspettano che diventerà, anche lui, scienziato. Ma l’erede di questa famiglia eccentrica e geniale, andrà ben oltre i sogni dei suoi genitori. [...] barba incolta e sguardo penetrante, Oliver Sacks è il più famoso neuropsichiatra del mondo. Vive a New York, insegna presso l’Albert Einstein College of Medicine. [...] un grandissimo narratore, capace di raccontare scienza e medicina senza tracce di arido nozionismo [...] La sua attenzione è subito diretta verso la molteplicità di fenomeni naturali per i quali manterrà stupore e meraviglia per tutta la vita. La famiglia allargata a zii e a un’infinità di cugini, è una sorta di tribù del sapere scientifico. Da ognuno il piccolo Oliver impara qualcosa: il padre medico lo invita ai piaceri della lettura; la zia Len lo introduce alla bellezza dei numeri; lo zio Abe gli insegna i fondamenti della fisica e gli regala uno spettroscopio. Ma è allo zio Dave, ”Lo zio Tungsteno” che deve la sua prima passione: la chimica. Dave è un chimico industriale, che produce lampadine con filamenti di tungsteno. ”La fabbrica di mio zio era per me una scuola, un laboratorio e un museo”, scrive Sacks. Dave che lo introduce a nomi e caratteristiche dei metalli, che popoleranno, come personaggi, la fantasia di Oliver: ”Sapevo che quello stranissimo metallo liquido, il mercurio, era incredibilmente denso e pesante. Anche il piombo ci galleggia, mi dimostrava mio zio immergendovi un proiettile di piombo. Ma non appena mi appassionavo al mercurio, ecco lo zio estrarre dalla tasca un stecca di un metallo grigio, che immediatamente andava a fondo: era tungsteno, il suo metallo ideale”. Sacks ha sei anni quando la Seconda guerra mondiale e i bombardamenti su Londra, costringono la famiglia a trasferirsi in periferia. Oliver e il fratello finiscono in un collegio gestito da un preside crudele come un personaggio di Dickens: una volta, dopo aver spezzato un bastone da passeggio sulla schiena di Oliver, scrisse ai genitori esigendo un rimborso. L’esperienza del collegio è traumatica e quando, a dieci anni, il bambino torna in famiglia, perduta la confidenza negli uomini va a cercare certezze nel mondo perfetto della chimica. Lo zio Tungsteno lo assiste e incoraggia. Il bambino allestisce un piccolo laboratorio chimico. Costruisce vulcani, produce sale e divide le sostanze in base al loro odore. In fondo alla sua classifica c’era il seleniuro di idrogeno ”dal peggior puzzo al mondo, più intenso del cavolo marcio”. Adora i colori della chimica: il rosa ottenuto combinando cobalto e manganese e il verde dei sali di rame. Sacks ci racconta di una visita al Museo delle Scienze di South Kensington dove è folgorato dal sistema periodico degli elementi: ”Era bellissimo, la cosa più bella che avessi mai visto. Non sono mai riuscito a capire esattamente cosa intendessi per bellezza. La semplicità? La coerenza? Il ritmo? O forse era la simmetria, la completezza. Ogni elemento era piazzato fermamente al suo posto, senza eccezioni, ogni cosa implicava tutto il resto”. Il giovane Sacks è un lettore vorace, la sua immaginazione si nutre delle biografie dei grandi chimici, descritti come fossero suoi amici. Su tutti spicca lo scienziato-poeta Humphry Davy, pioniere dell’elettrochimica, verso cui Sacks ha una sorta di infatuazione. All’età di 15 anni [...] la passione di Sacks per la chimica comincia a sbiadire, sostituita dall’interesse per la medicina. L’avvento della meccanica quantistica, stava trasformando la chimica in una scienza teoretica e Sacks non amava la teoria slegata dalla pratica. [...]» (Alessandro Cassin. ”L’Espresso” 4/4/2002).