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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

SaintLaurent Yves

• Orano (Algeria) 1 agosto 1936, Parigi (Francia) 1 giugno 2008. Stilista. «Figlio di una ricca famiglia di magistrati alsaziani, nato in Algeria, a 21 anni (mai couturier ha esordito così giovane), fu chiamato (era il 1958) a sostituire un nome come quello di Christian Dior. Fu un trionfo: Parigi lo chiamò ”il salvatore”. Nel ”61, di ritorno dalla Legione d’onore e da una coltellata all’inguine infertagli una notte a Marrakesch da uno sconosciuto, insieme a Bergé aprì il suo atelier. E tagliò abiti come nessuno aveva mai fatto (la forma a trapezio). Vestì le donne come nessuno aveva mai vestito (in smoking, o in pantaloni). Amò l’arte e la raffigurò nei suoi abiti come nessuno aveva mai osato fare (la collezione Mondrian, per esempio. O la ”pop art”). E poi portò in passerella la prima modella di colore. E andò fiero di vestire anche donne non stupende. E altro ancora. Un uomo, bellissimo, che non ha mai negato di non poter amare le donne e di cercare nell’alcol e nella cocaina rifugio nei lunghi periodi di depressione. Che Parigi gli ha sempre perdonato, per la sua moda, per la sua dolcezza» (Paola Pollo, ”Corriere della Sera” 5/1/2002). «Bellissimo da giovane, ancora molto bello nel ”71, all’apice della sua fama, quando volle farsi scandalosamente fotografare nudo da Jeanloup Sieff, con occhiali e capelli lunghi, per lanciare il suo primo profumo maschile, a poco a poco era ingrassato, ondeggiando tra crisi depressive e disintossicazioni, isolamento nelle sue tante sontuose case e l’obbligo di tornare a lavorare, esausto, disperato, ferito, contro se stesso. Il suo fu anche il tempo in cui non era di moda la diversità: a Laurence Benam che ha scritto una sua biografia nel 1993, aveva confidato: ”Il giorno in cui mi conferirono la Legion d’Onore mio padre era sconvolto. Io avevo il mio bel nastro rosso, non so come mi ritrovai solo con lui e scoppiai a piangere. Papà, gli dissi, tu sai come sono. Forse tu avresti voluto che io fossi un vero uomo, che portassi avanti il tuo nome. Lui mi rispose, ”mio caro, non ha nessuna importanza”. Oggi le coppie di stilisti (e di cantanti, e di attori, per ora mancano i politici) concedono interviste e si fan fotografare sul loro letto matrimoniale. Si vive più contenti e fare la moda così come il mercato richiede oggi non è poi così dura: basta sbirciare l’archivio Saint Laurent di un anno qualsiasi, e la collezione è fatta» (Natalia Aspesi, ”la Repubblica” 5/1/2001). «L’uomo più tormentato e schivo del mondo leggero della moda […] ”Vivevo nella paura, nell’ansia, una paura terribile che per tanto tempo non mi ha abbandonato. Essere omosessuale a Orano, equivaleva ad essere un assassino” […] La sua vita di uomo dolente è stata, è ancora creativa, una specie di opera letteraria, proustiana, intellettuale, dove ogni amico è una persona di talento, dove ogni donna rappresenta l’eleganza parigina col suo solo esistere, dove le case sono principesche, dove ogni suo gesto è un riferimento culturale. ”La bellezza mi è indispensabile, non quella dei vestiti, ma quella delle modelle dentro i vestiti. La bellezza mi trascina verso la purezza: credo che un couturier debba rispettare il corpo che veste, perché tutte le donne, anche le meno belle, in qualche modo lo diventino: la bellezza è l’eleganza, il gesto, la voce, il modo di camminare. C’è sempre in me quest’amore per le donne, e questa impossibilità di amarle”» (Natalia Aspesi, ”la Repubblica” 24/3/2001). Vedi anche: Giusi Ferré, ”Sette” n. 31-32-33/1999).